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Aggiornato
Venerdì 26-Gen-2007
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2003
Nel 2003 è uscito un bel librone di quasi 900 pagine intitolato “LEXICON” a cura del Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia Cardinale Alfonso Lopez Trujillo. È una specie di dizionario che comprende 78 voci-chiave per illuminare le persone sui temi “della famiglia e della vita”. Eccone alcune frasi illuminanti: Pag. 216: «I pedofili, seguendo l'esempio degli omosessuali, cominciano segretamente e con fermezza a lottare per i propri diritti, nel tentativo di fare legalizzare le loro azioni attraverso l'abbassamento dell'età del consenso». Pag. 220: «La parte liberale tace in modo assoluto di fronte al fatto che l'abuso sessuale parta dall'educazione dei bambini nelle cosiddette famiglie composte da una coppia omosessuale. Un figlio adottato da una coppia omosessuale o una figlia adottata da una coppia di lesbiche diventa una facile vittima dei loro bisogni sessuali, diretti verso un partner dello stesso sesso». Pag. 689: «L'omosessualità è contraria al vincolo sociale ... (poiché) valorizzare una tendenza a scapito delle altre lascia intendere che si potrebbe vivere socialmente in balia delle pulsioni parziali (omosessualità, voyerismo, esibizionismo, sadomasochismo, travestitismo, transessualismo, pederastia, ecc.)». Pag. 696 (conclusioni della voce): «Socialmente, l'omosessualità, pone numerosi problemi quando la si vuole legittimare senza discernimento alcuno, ma riprendendo soltanto le affermazioni dei gruppi di pressione omosessuali. L'omosessualità non è soggetto di diritti poiché non ha alcun valore sociale… (essa) resta un intrico psichico che la società non può istituire socialmente». Pag. 693: «L'omofobia è un argomento di malafede e un prodotto dell'ansietà della psicologia omosessuale. In nome dell'omofobia, dei militanti vogliono soprattutto colpevolizzare gli eterosessuali». Paola dall'Orto, ritenendo le affermazioni contenute nel “LEXICON” estremamente lesive della propria dignità e delle persone rappresentate dall'AGEDO, chiese alla Giustizia che i responsabili dell'opera venissero perseguiti a norma di legge per via di questi passi che univano omosessualità a pedofilia, disordine, intrico psichico, perversioni varie, asocialità, ecc. Inoltre chiese il sequestro immediato del volume "LEXICON" su tutto il territorio nazionale e presso la casa editrice affinché esso non avesse a circolare e a portare ad ulteriori conseguenze il reato. Con una velocità incredibile (7 giorni esatti dalla presentazione della denuncia/querela), esattamente il 23 giugno 2003, il Dottor Persico, PM del tribunale di Bologna ne chiese l'archiviazione perché: «Nessun elemento di fatto consente di ritenere che il poderoso volume sia destinato (mirato) a contrastare espressamente l'attività dell'Associazione AGEDO, che ad un primo esame non sembra nemmeno nominata nel testo, né che l'intenzione del curatore e degli autori sia stata quella di "offendere" tale associazione ed i suoi aderenti, cosicché si esclude la sussistenza dell'animus diffamandi, ben altra essendo la finalità del volume». Il PM aggiunse anche che «Appare dunque immediatamente evidente che la compilazione del libro e la sua pubblicazione costituiscono un chiaro esempio di esercizio di quella libertà costituzionale che l'art. 21 Cost. garantisce a tutti. E' la stessa libertà che l'AGEDO esercita, con una fitta serie di iniziative e di pubblicazioni e che la querelante parimenti esercita». Quest'ultima motivazione fu ripetuta a raffica dai siti delle associazioni gay, che si "dimenticarono" però di dire la vera motivazione della richiesta, quella cioè che l'AGEDO non era parte in causa così come si dimenticarono di diffondere la possibilità di querela o di presentare esse stesse querela in quanto "vere" parti in causa. Contro la decisione fu presentata una "memoria per la parte offesa Paola Dall'Orto" il 10 luglio 2003, nella quale si condivideva sì l'enfasi al diritto d'opinione, ma si ricordava che il diritto di opinione non prevede il diritto di offesa per un'idea di superiorità di un gruppo su un altro. «In buona sostanza» si legge «un intero gruppo di milioni di cittadini viene individuato come immeritevole di una completa tutela giuridica, stigmatizzato come perverso o pervertito, additato alla riprovazione pubblica. Tanto più grave è questo incitamento (contrariamente a quanto assume la Procura) proprio perché proviene da una fonte che vorrebbe accreditarsi come altamente qualificata e in grado di indicare linee pedagogiche, o addirittura filosofiche». Questo promemoria non cambiò la decisione e la richiesta di archiviazione fu disposta dal GIP in quanto l'AGEDO non era parte in causa. L'AGEDO però non si arrese e nel suo sito invitò i gay e le loro associazioni a presentare essi stessi una denuncia. «Per questo chiediamo a tutti voi di volere proporre a vostra volta denuncia-querela per lo stesso libro». Alla richiesta aderirono trenta-quaranta persone ma pure le loro querele furono archiviate, questa volta perchè in Italia è tutelata la libertà di parola. «O di insulto», come dice Alessandro dell'AGEDO che aggiunge «A parte l'arcigay di Modena, nessun'altra associazione gay o lesbica nazionale, né di partito ci risulta abbia presentato alcuna denuncia. Non sappiamo perché.» continua «Bisognerebbe andare in Cassazione, ma il nostro avvocato, che ha fatto tutto gratis, ci ha rispiegato che costa parecchio e noi siamo una piccola associazione e tutti quei soldi non li abbiamo». |
Considerazioni sulla voce "Omosessualità e Omofobia" del Lexicon della Chiesa Cattolica, a firma di Tony Anatrella, definito "psicanalista e specialista in materia di psicologia clinica e sociale"
Di Paolo Rigliano
Il testo si basa su alcune assunzioni indiscusse, date per assodate: - l'omosessualità è una tendenza sessuale parziale, effetto di un conflitto psichico irrisolto, che risale al momento dello sviluppo psichico. Essa non è di origine genetica. E' invece una fissazione dovuta a molteplici ragioni, per cui il bambino si rifiuterebbe di identificarsi con il genitore dello stesso sesso: "egli rischia di predisporsi a cercare, in seguito, presso le persone di sesso uguale al suo, delle caratteristiche immaginarie di forza e di potenza che paventava nel genitore di sesso identico". - L'estensore dell'articolo chiama a comprovare queste affermazioni le sue stesse ricerche (non citate) e la sua pratica clinica. "La psicanalisi, secondo il pensiero di Freud, ha proposto una teoria generale dell'omosessualità che resta confermata dall'esperienza clinica. L'omosessualità è una fissazione acquisita dalla pulsione sessuale, che la mantiene nella sua economia originaria ed esprime un fallimento dell'esperienza edipica e una regressione a pulsioni e a fantasmi pregenitali". - Gli omosessuali sono "immaturi affettivamente, si adagiano su un fondo depressivo, che può essere compensato da rivendicazioni narcisistiche, da un bisogno di presentarsi come vittime degli altri... da un bisogno costante di riconoscimento". E' vero il legame evidenziato da Freud tra omosessualità e paranoia, come "contrattacco e rivincita contro la castrazione, legata al limite rappresentato dall'immagine del padre per il figlio e della madre per la figlia". "L'omosessualità è vissuta come una compensazione narcisistica a frustrazioni che il soggetto si è via via inflitto". Essa esprime "in forma inconscia una relazione femminile con il padre". Cui si accompagnerebbe un risentimento verso il padre, in relazione con un'impossibile identificazione paterna. - L'omosessualità femminile non è simmetrica a quella maschile. Nelle lesbiche si ha "una massiccia identificazione con l'immagine del padre paradossalmente accompagnata da un sincero disgusto per l'immagine maschile, che comportà altresì una diffidenza e un rifiuto sessuale degli uomini". - L'omosessualità è favorita da immagini parentali mal individualizzate sessualmente e da tutto ciò che nell'educazione o nella società sopprime la differenziazione sessuale: "è sempre nel fallimento dell'identificazione sessuale che si sviluppa l'omosessualità" . - L'omosessualità deve venir sublimata, "diventando la pulsione della sociabilità", altrimenti "l'individuo si trincera in una condotta difensiva rispetto all'altro sesso e a ciò che esso rappresenta". L'omosessualità è ansia, angoscia, narcisismo, impotenza ansiogena: è "un intrigo psichico che la società non può istituire socialmente". - Essa è contraria al legame sociale, che può essere fondato solo sull'identità maschile e femminile. Se l'omosessualità diviene soggetto di diritti, "si rovinano i fragili equilibri stabiliti dalla ragione nel corso dei secoli e si aprono le porte a un mondo incoerente". "Ora, l'omosessualità non rappresenta alcun valore sul piano sociale e non ha nessuna finalità; favorisce una deviazione dei segni di riferimento fondamentali". Totalmente negativa è la prospettiva di famiglie omosessuali, che possano allevare bambini: questi sarebbero intesi "come il duplicato del proprio io da rifare". - L'omofobia è l'arma di cui si serve la lobby omosessuale per propagandare e far approvare un difetto psichico contrario al legame sociale. Con questa accusa le organizzazioni omosessuali intendono colpevolizzare gli eterosessuali: "Ogni critica, ogni riflessione sull'omosessualità diventa quasi blasfema, assimilata a un delitto: il delitto di omofobia". RIFLESSIONI - Nessuna delle tesi sovraesposte ha un minimo di fondamento scientifico: nessuna prova può essere addotta -e viene addotta- e mai l'Autore pone il suo discorso sotto la cautela del dubbio. Autentiche falsità vengono spacciate per vere. Solo due esempi: - Freud viene citato a sproposito, come se il suo pensiero fosse unitario e non evolutivo, e non si citano le sue ultime e definitive posizioni, che smentirebbero le asserzioni dell'autore. . Il processo che portò all'abolizione dell'omosessualità come patologia dal Manuale Diagnostico-Statistico è completamente falsificato: esso viene addebitato alla lobby gay, mentre furono gli omofobi a promuovere un referendum da cui uscirono sconfitti. - Il testo è scritto malissimo, con equiparazioni, salti logici e contraddizioni insopportabili. La terminologia è spesso inconprensibile: si accavallano affermazioni stentoree e oscure, nette nella loro vaghezza. E' un calderone vago e confusivo, che rivela solo la straordinaria tortuosità di chi l'ha concepito. Rivela, soprattutto, un'ignoranza sconcertante, contraria a tutte le acquisizioni degli ultimi decenni, non degli ultimi anni: per es., "l'identità è un dato di fatto". Un guazzabuglio di piani e di livelli, di termini e di peudoconcetti, affastellati senza ordine e discernimento. Tutto è fuorché un testo culturale scientificamente fondato: è una imposizione di fede manichea, intollerante, fondamentalista. - La ricostruzione dello sviluppo umano è quasi caricaturale e grottesca. Castrazione, identificazioni, pulsioni vengono affastellate alla rinfusa senza nessun ordine psicologico che possa anche solo essere pensato e verificato. Di fatto, il testo non è analizzabile e criticabile in termini scientifici, perché non ha nulla di argomentato, non ha riferimenti verificabili a ricerche e risultati, non ha rimandi testuali, non ha una teoria di riferimento, non ci sono dati da confermare o smentire. Solo affermazioni dogmatiche e assai vecchie. - Affermazioni oracolari si alteranno ad altre fantasiose ("Il bambino, come l'adolescente, passa anche per tappe di sovrainvestimento della propria persona, che viene qualificata di narcisista, di edipica, di identificazione, ma anche di bisessualità psichica, di accettazione della propria identità sessuale e di avvio verso l'eterosessualità. Precisiamo che la bisessualità psichica si verifica quando il soggetto interiorizza la differenza sessuale."). Costante è la confusione tra identità sessuale, identità di genere e orientamento affettivo e sessuale. - Certissima invece è la definizione dell'omosessualità come pura, estrema, inemendabile patologia: persino i tratti "positivi" degli omosessuali diventano controreazioni compensatorie della loro patologia costituzionale. A fondamento di questa confusione sta il concetto di identità sessuale: come se gli omosessuali non possedessero una identità completa e complessiva, dunque anche sessuale, e negassero l'identità maschile e femminile (senza specificare a quale livello avvenga siffatta negazione). - Quello che emerge è sempre l'ossessione cattolica per l'ordine naturale e divino in cui ogni piano dell'essere deve essere costretto: la logica è "o tutto o niente". Basta discostarsi da questo ordine per uscire fuori dalla natura, dal volere di Dio e dalla salute individuale e sociale. Allora si capisce che affinché questa operazione persecutoria riesca, l'omosessualità deve essere definita come tendenza e pulsione sessuale, messa sullo stesso piano delle altre deviazioni, secondo la millenaria tradizione di squalifica, cui si allude demagogicamente: la pedofilia, il sadomasochismo, il libertinaggio ecc. - E' evidente nel testo un ricatto basato sul terrore: "se si da ascolto alla lobby gay, vedrete cosa succederà..."; e un tono da crociata, che vuole veicolare l'idea di essere sottoposti ad una minaccia, cui bisogna reagire in tutti i modi. - Si fabbrica opportunamente un nemico: l'ideologia di gender, di cui non viene fornita nessuna specificazione. E gli si addebita ogni nefandezza delirante: "Non è ragionevole pensare che si possa istituire l'omosessualità come ciò che è al tempo stesso la fonte della coppia e della famiglia". - Ci si deve chiedere: quale argomento scientifico o sociale viene trattato in questi termini? Proprio questa ignoranza smaccata, questa volgarità diffusa in tutto il testo va interrogata: come mai la Chiesa cattolica si affida a un personaggio di questa levatura per trattare un argomento così delicato, ancora tutto da indagare e pensare? Quale operazione si vuole condurre? Si vuole certamente ribadire in termini che si presumono scientifici la più netta, totale e assoluta condanna. Si vuole confinare l'omosessualità nel novero delle malattie, anzi delle perversioni dello sviluppo: essa sarebbe pura deviazione sessuale, fissazione, regressione, immaturità, disordine sociale, antisocialità, infecondità. Nulla deve essere trascurato pur di negare, sempre e comunque, una possibilità di vita. E di amore: mai viene pronunciata la parola affettività, non è mai sfiorata l'idea che l'omosessualità possa essere produttiva di legame e di relazione. Fondamento di questa visione è, appunto, il pregiudizio che essa sia sinonimo di negazione del legame sociale. - Se da un punto di vista analitico, scientifico, psicologico, il valore del testo è meno di zero, esso è però importantissimo per quello che vuole introdurre: il concetto di omofobia come violenza perpetrata dagli omosessuali. Ecco che allora si chiarisce l'impianto del testo: allo stesso modo dell'antisemitismo perpetrato dagli ebrei, anche l'omofobia è "un argomento di malafede", un'invenzione offensiva e ideologica creata ad arte dai gay per attaccare tutti quelli che non la pensano come loro. In realtà, essa è frutto dell'eterofobia, la paura tutta omosessuale dell'altro sesso. Nulla viene detto delle persecuzioni che gli omosessuali hanno subito, anche a causa della chiesa. Della persecuzione antiebraica il testo segue la logica, la dinamica e i criteri. La descrizione delle organizzazioni gay fa pensare al complotto, alla sovversione, all'infiltrazione e alla degenerazione nel corpo sano della società, di cui pagheranno le conseguenze i figli. Il potere di persuasione, di condizionamento e di pressione di queste organizzazioni è illimitato, inquietante, subdolo, minaccioso. Tutti i normali devono guardarsene, tutti ne sono minacciati: l'omosessuale nega la differenza, la base dell'omosessualità essendo "la ricerca dello stesso e del simile". E' incredibile la somiglianza logica, metodologica, psicologica di questo testo con i più osceni scritti della persecuzione antiebraica: e con i documenti di ogni caccia alle streghe. Moltissima parte del documento è diretta a fomentare la paura e l'angoscia per la subdola operazione perpretrata dalla lobby militante contro il diritto, contro l'antropologia e la natura. Senza nessun limite, l'Autore usa autentiche mostruosità psicologiche (" L'omosessualità è vincolata al narcisismo e alle fasi priamnrie della sessualità infantile: amore per la propria immagine, identificazione col genitore dello stesso sesso, oppure controidentificazione, esitazione legata all'identità sessuale ecc.") per suffragare la sua tesi della sovversione omosessuale, che è "un invito a regredire e a instaurare ciò che di più primitivo vi è nella realtà sessuale umana, vale a dire la suficienza narcisistica e la chiusura sull'identico e sul simile che ispira il razzismo". Voilà, ecco raggiunto l'effetto desiderato: i gay come cospiratori e distruttori, corruttori e veri razzisti. Stabilito questo principio fondatore, si può ribadire che l'omosessualità non è fonte di diritti perché "l'orientamento sessuale di una persona non è una qualità paragonabile alla razza, all'origine etnica". E l'Autore cita -non casualmente: è l'unica citazione di tutto il testo- un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede per avvalorare la sua tesi. Tale documento afferma che "includere l'orientamento omosessuale tra le considerazioni in base alle quali è illegale discriminare può facilmente indurre a considerare l'omosessualità come una fonte positiva dei diritti umani.... questo è tanto più nocivo in quanto non vi è alcun diritto all'omosessualità, la quale non dovrebbe costituire dunque il fondamento di rivendicazioni giuridiche". E' questa la vera posta in gioco e l'autentico fine di questo testo: esemplare da un lato per nullità scientifica e falsità culturale, ma anche per la chiarezza dell'intento persecutorio: politico, culturale, istituzionale. Tutto mira a sancire l'impossibilità di considerare l'orientamento affettivo, sessuale e relazionale come diritto inalienabile dell'uomo, al fine di perpetuare una discriminazione che è tanto più plausibile in quanto si da l'illusione di fondarla sulle certezze della scienza. Illuminante questo testo: alla miseria scientifica e culturale della chiesa cattolica su questo tema corrisponde un disegno lucidissimo e lungimirante: si avverte la sfida del pluralismo, della diversità, il processo di liberazione dalla morale più oscurantista e retriva, ma si presume di rispondervi, imponendo alla sfera politico-legislativa di restaurare l'ordine antico, sano, naturale, assoluto. Il fine è impedire che si esprima anche in sede legislativa la democrazia affettiva che oggi rappresenta (questo documento lo testimonia con forza) il vero, nuovo fronte della liberazione gay e lesbica. Cioé: semplicemente umana. |
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