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Venerdì 26-Gen-2007
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Sospetta censura per il poliziotto omo. Parla il vicequestore Rita De Angelis che "rivede" i copioni. Polizia, fiction da riscrivere
Di Leandro Palestini – “La Repubblica”, 11 Novembre 2001
ROMA - Un poliziotto non dev'essere gay, mai, neppure per fiction. Perciò gli otto milioni di fan di Distretto di polizia 2 si facciano una ragione delle dimissioni dell'agente Benvenuto (Simone Corrente), che nella fiction di Canale 5 ha dato scarsi segnali di eterosessualità. C'è stato un intervento censorio? «Macché. L'agente Benvenuto non ha comportamenti sfacciati, certo si intuisce che è gay. E noi, in maniera soft, lo abbiamo fatto notare alla produzione», spiega Roberto Sgalla, responsabile delle relazioni esterne della Polizia di Stato, mentre Marcello Fois, tra gli sceneggiatori della serie tv, ammette: «La polizia ha fatto qualche pressione, ma non del tipo "o così o niente". Noi diamo in lettura i copioni, loro intervengono per correggere eventuali imprecisioni. Sì, hanno espresso perplessità su Benvenuto: non fa outing, ma è chiaramente omosessuale. Ma le dimissioni non c'entrano con la sua sessualità. Lui è un personaggio problematico, e non è detto che alla fine non ritorni». Bizzarrie del Belpaese televisivo. Si scopre che dietro il successo di tante fiction poliziesche c'è la Polizia di Stato: filtra le storie, controlla l'attendibilità dei personaggi in divisa, corregge gli eventuali svarioni, presta perfino le divise. I copioni di Distretto di polizia come della Squadra (3,5 milioni di telespettatori su RaiTre), quelli della Uno bianca, del Sequestro Soffiantini o di Per amore, per vendetta (con Massimo Dapporto), sono passati tutti al vaglio dell'ufficio Relazioni esterne della polizia. E a dare l'imprimatur è la signora Rita De Angelis, affascinante vicequestore aggiunto, bionda, longilinea, determinatissima a far prevalere «una immagine positiva, giusta, della polizia italiana». Signora De Angelis, quanti copioni deve vagliare ogni settimana? «34 copioni a settimana. Li porto a casa, come le professoresse». Quali sono gli errori da matita blu più ricorrenti? «Tolgo le parolacce. Ho vissuto in Questura (quattro anni a Palermo), ho assistito a moti di rabbia, tante battute, ma il nostro linguaggio non è scurrile. A suo tempo l'ho fatto presente a quelli della Uno bianca: capirono. Ma in genere correggo piccole inesattezze». Gli sceneggiatori non si irritano per le sue correzioni? «No, i consigli a loro fanno piacere, le modifiche giovano alle storie. Ho fatto anche riscrivere una scena (non dirò di quale fiction) in cui mettevano troppo celermente un braccialetto elettronico a un malvivente arrestato: non è così, il braccialetto si mette dopo che il giudice ha dato gli arresti domiciliari. In passato il nostro ufficio ha offerto consigli di stile. Un esempio? La Squadra agli inizi eccedeva in sparatorie, il commissariato napoletano di Scampia sembrava quello del Bronx. Ora non è più americano, ed è perfetto». E non è censura quella operata sull'agente gay del Distretto 2? «Premesso che non ho esaminato io i copioni sull'agente gay, vorrei testimoniare la mia esperienza: sono da dieci anni in polizia e non mi sono mai accorta di colleghi omosessuali. Per carità, ognuno è libero di vivere la sessualità come vuole. Nessuna censura. Ma è come generalizzare sui poliziotti corrotti: i casi negativi ci sono ma sono così pochi che non si può infangare l'intero corpo di polizia». Nessun produttore le ha proposto di cambiar mestiere e diventare sceneggiatrice? «Qualcuno forse vorrebbe. Ma io non ci penso proprio: ho scelto di portare la divisa contro il parere della mia famiglia. Sono laureata in giurisprudenza, ma anziché fare l'avvocato preferisco stare in polizia. E la mia missione è farne rispettare l'immagine». |
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