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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Esposto in Procura degli inquilini di Via Cialdini 11

Di Ludovico Poletto – “La Stampa”, 24 Settembre 2002

 

Torino - Desirée-Rosario occupa da circa 18 mesi l’alloggio al primo piano. Nella loro denuncia, i firmatari chiedono provvedimenti immediati: «Quell’uomo dà uno spettacolo indecoroso, bisogna intervenire». «Desy-Derio» c’è scritto sulla porta dell’alloggio al primo piano del

palazzo. Sembra un cognome ma, per chi va lì per un massaggio è una promessa oppure un languore. La luce rossa dell’abat jour posata sulla ribaltina stile veneziano, illumina la stretta entrata, i ninnoli sulle mensole, ma lascia nella penombra la cucina piccina ed essenziale al fondo del corridoio. «Desirée...». Una voce profonda arriva dall’ultima stanza, «Avanti, avanti...» e si affaccia sulla porta. Ecco qui Desirée, nome d’arte di un cinquantenne travestito che da un anno e mezzo vive in questo piccolo appartamento al numero 11 di via Cialdini, a due passi dal palazzo di giustizia. Stazza da culturista, parrucca rossa con capelli lunghi sulle spalle, rossetto che disegna inesistenti labbra grandi e carnose, sopracciglia che sono una sottilissima striscia scura. Desirée, che al secolo si chiama Rosario, in questo palazzo non lo vogliono più. Eppure non ha sfratto e paga regolarmente l’affitto. Ma alcuni abitanti di questo elegante palazzo di sei piani, non ne sopportano la presenza. E hanno firmato un esposto contro di lui. Chiedono che venga allontanato per il «buon vivere» dello stabile. E poi perchè c’è un andirivieni di gente estranea che sale da lui. E infine perché quel suo modo di vestire crea qualche imbarazzo, in quanto ci sono anche bambini: «Qui abitano famiglie con figli minori ai quali, ad ogni costo, dobbiamo porre un occhio di riguardo». Due pagine di sdegno e di irritazione che fanno subito sussultare Desirée e la sua parrucca rossa. Che lo fanno sbraitare, gridare allo scandalo, alla vergogna, all’intolleranza: «E domani vado anche all’Arcigay e staremo a vedere come finisce tutta questa storia». Un’irritazione che non conosce moderazione quando scopre che l’esposto è finito anche negli uffici della Procura, firmato da una schiera di coinquilini di cui è lui stesso a fare nomi e cognomi. «Li conosco tutti, so tutto di loro. Mi odiano, mi diffamano, mi fanno qualunque dispetto...». Avvolto nel suo kimono rosa, con ciabattine da mare ai piedi, Desirée-Rosario si muove nella stanza come un animale in gabbia. «Mi hanno fatto telefonate anonime, io le ho registrate tutte. Mi hanno detto anche in faccia quello che pensano di me. Ma io ho il diritto di essere gay, e non mi nasconderò di certo per colpa loro». In un angolo della minuscola cucina, una sua amica avvolta in una lunga vestaglia di colore blu, ascolta ed annuisce. Lui, invece, con uno scatto di rabbia si strappa la parrucca. «Ecco, adesso sono di nuovo uomo. Che cos’ha da protestare quella gente lì. Quando esco, di giorno, sono così, ma senza rossetto. Con i miei capelli corti e sono maschio. La parrucca me la metto quando ricevo in casa. E la sera, quando esco per andare a trovare le mie amiche. E metto anche la minigonna e tutto il resto. Non possono accusarmi di cose non vere, di turbare i bambini e di dare scandalo nel palazzo. Io non ho mai fatto niente di male». Le tazze con l’acqua e limone calda che pochi istanti prima i due sorseggiavano seduti accanto al tavolo, si freddano poco a poco. E intanto sbollisce anche l’ira di quest’omone, un tempo operaio alla Fiat, passato a fare spettacoli e poi diventato travestito. Mostra fogli di denunce, e controdenunce. Fa ascoltare telefonate registrate. Dice che questa è soltanto intolleranza verso i diversi: «Una vera e propria campagna di discriminazione che non intendo subire passivamente». La sua bionda e attempata amica getta acqua sul fuoco delle ultime polemiche: «Ignorali, io non me li filo di pezza quelli lì...». Desirée finalmente è tornato traquillo. «Io sto in casa tutto il pomeriggio, faccio il massaggiatore. Ricevo qui i miei clienti. Mi incontrano vestito così, perché è così che mi desiderano».

 

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