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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

“Il messaggero veneto”, 18 dicembre 2004

 

Dopo il caso Mattiello – il collaboratore del vice presidente del Senato, Domenico Fisichella – licenziato dopo essere stato "accusato" di avere preso parte a una festa al Gay Village, in Friuli-Venezia Giulia scoppia un caso analogo. A sollevarlo è il consigliere regionale di An, Sergio Dressi, che ha presentato un'interrogazione cui ha già fatto seguito l'indignata replica del consigliere dei Verdi, Alessandro Metz: «Dressi è un razzista, uno xenofobo e un fascista».

I fatti.

Nel mirino dell'interrogazione di Dressi – presentata ieri mattina e destinata a sollevare un polverone politico – l'affidamento di un incarico a un consulente esterno, "reo" di essersi fatto ritrarre su un sito gay. «Consulenti esterni – si legge nell'interrogazione – che, immagino, debbano avere, oltre a specifici requisiti professionali, anche doti di serietà e professionalità». Nel dettaglio, Dressi interroga il presidente Illy per sapere se tra i requisiti «necessari per essere assunti come consulenti della Giunta ci sia anche quello di essere immortalati in pose ammiccanti su siti Internet, come ha fatto il citato consulente, che ha voluto evidenziare anche doti nascoste sul sito».

Immediata la replica del consigliere regionale dei Verdi, Alessandro Metz, che giudica «allucinante» l'interpellanza del collega di Alleanza Nazionale. «Mi pare di capire – precisa Metz – che nell'interpellanza non siano messe in discussione le competenze specifiche richieste per questa consulenza, ma soltanto la presunta moralità». Secondo Metz, l'interessato non ha alcun bisogno di replicare a Dressi, «né tanto meno di giustificare la sua vita pubblica e privata. Dressi dovrebbe avere il coraggio di contestare l'incarico soltanto da un punto di vista professionale. Tutto il resto è soltanto speculazione politica».

Insomma, per l'esponente dei Verdi, «che si faccia del moralismo su una persona assunta come consulente è un'operazione di bassa leva. Dressi dimostra di essere xenofobo, razzista. Anzi, fascista. Io mi ritengo indignato per questa sua presa di posizione. Personalmente di questo sito vero o presunto, di questa persona non me ne frega nulla; a me interessa soltanto che il suo incarico sia portato a termine in maniera professionale».

«Non ho ancora deciso cosa fare – commenta l'interessato, un udinese di 29 anni, laureato e con alle spalle altre attività di consulenza tra cui una alla Camera di commercio di Pordenone –, ma preciso che non mi sento discriminato, non ho nessun motivo per esserlo anche perché sono di larghe vedute. Resta il fatto che l'interrogazione nasce dal fatto che l'argomento è discriminante». L'uomo non ha ancora deciso se ricorrere al garante della privacy o tutelarsi in altra maniera.

«È chiaro – insiste – che questa interrogazione mi danneggia, ma voglio capire cosa è successo. Per quanto mi riguarda, posso soltanto affermare che si tratta sicuramente di uno scherzo, di uno scherzo nato per caso».

L'interessato ricorda che quelle foto gli sono state scattate la scorsa estate da un amico e da un'amica, ma che poi non ne ha saputo più nulla. «È probabile – insiste – che poi siano finite nelle mani di qualche comune amico. Io stesso ne ho inviate alcune copie, ma da lì a rivedermi sul sito ce ne passa. E poi in quelle foto non c'era alcuna volgarità, sono state scattate in una sera d'estate; non credo che divertirsi possa costituire uno scandalo. Per questo ritengo che l'aggettivo "ammiccante" sia esagerato, fuori luogo. Lo ripeto, sono stato l'ultimo a scoprire questo sito, le cui foto sono corredare da un testo la cui paternità mi è assolutamente ignota».

L'ipotesi che qualcuno abbia voluto fare uno scherzo goliardico al consulente della Regione sarebbe accreditata dal fatto che nel sito in questione si legge tra l'altro che l'interessato non ha fornito tutti i dati per la registrazione completa. Ma questi sono dettagli, perché la vicenda rimane comunque squisitamente politica, oltre che, ovviamente, di principio o di mera opportunità.

E su quello che pare destinato a diventare un caso, sempre ieri è intervenuto anche l'assessore ai trasporti, Lodovico Sonego. «Non sono a conoscenza dei fatti ai quali si riferirebbe l'interpellanza del consigliere Dressi. Da parte nostra – dichiara – esamineremo questa interpellanza e le circostanze citate, dopodiché – se del caso – ci pronunceremo».

 

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