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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

L’omicida è Alfredo Piras, 57 anni: è originario di Sassari, ma viveva da due anni a Trevignano. Sparito il portafogli della vittima
L’assassino del pianista di Campo de’ Fiori confessa, ancora non è chiaro il movente

Di Marco De Risi – “Il Messaggero”, 4 Maggio 2005

 

L’impronta di una suola di scarpa nel sangue raggrumato in cui era immerso il cadavere nel monolocale in via del Pellegrino, a due passi da Campo dè Fiori. E’ stato questo il primo tassello per risolvere il giallo. A uccidere Paolo Grossi, il pianista di 45 anni - massacrato con 50 coltellate e con un Buddha di legno inferto più volte sul capo - è stato un suo amico, Alfredo Piras, di Sassari, 57 anni ma che da anni vive a Trevignano, sul lago vicino la capitale.
«Si sono stato io - ha confessato l’uomo lunedì mattina ai carabinieri -. Voleva da me un rapporto sessuale in cambio del quale mi avrebbe dato i soldi di cui avevo bisogno. A quel punto non ho capito più nulla e ho iniziato a colpire».
Una storia, quella della presunta omosessualità, dicono i carabinieri, che per ora non starebbe in piedi. Sembra reggere invece l’ipotesi di una brutale rapina. Dopo avere ucciso Paolo Grossi, Piras gli ha sfilato il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni. Tutto da verificare, invece, se prima di essere ucciso il povero pianista sia stato anche torturato.
Il cadavere del pianista, vestito e martoriato da tagli e ecchimosi, fu rinvenuto giovedì mattina. Il caso fu subito affidato ai carabinieri del nucleo operativo di via In Selci, comandati dal colonnello Giovanni Arcangioli, che ascoltarono subito i vicini di casa e soprattutto fecero un sopralluogo minuzioso nel monolocale. Le piste imboccate furono tre. Il pianista frequentava uno studio che amministra condomini: poco prima di morire aveva riscosso una discreta somma di denaro. Poi, faceva il volontario in un centro per alcolisti in centro. Da ultimo frequentava un gruppo con la passione dell’esoterico e del paranormale. I carabinieri hanno accertato che l’omicidio s’era verificato sabato, di mattina presto, 6 giorni prima dalla scoperta del corpo. Qualcuno ha sentito la colluttazione fra la vittima e il suo carnefice e addirittura avrebbe visto subito dopo le grida un uomo che frettolosamente lasciava il palazzo di via dei Pellegrini 58/a. I militari hanno accertato che Alfredo Piras (frequentatore del centro per uscire dall’alcolismo e che subito dopo l’omicidio s’era recato in Sardegna e s’era tagliato i baffi) aveva un paio di scarpe da ginnastica compatibili con l’orma nel sangue lasciata dell’assassino. Fondamentale il lavoro dei carabinieri del ”Ris”, specialisti in indagini scientifiche. Sono loro che hanno fatto quadrare il cerchio analizzando un mozzicone di sigaro ed un bicchiere usati dal sardo. Il suo Dna è identico a quello riscontrato in una macchia di sangue dell’assassino di Paolo Grossi, trovata nel monolocale. Molto più di una confessione: la prova provata che ad uccidere è stato Piras. L’uomo campava con lavoretti di manutenzione. Gli servivano soldi per pagare l’affitto a Trevignano. Per questo si sarebbe recato da Paolo Grossi per il quale in passato aveva anche lavorato. Poi, è finita come è finita.

 

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