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Aggiornato
Venerdì 26-Gen-2007
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Arrestati
i quattro componenti di una banda che adescava e derubava uomini nella zona
dello stadio San Nicola.
E le vittime imploravano: «Vi prego, non fatemi del male...».
Di Luca Natile – “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 11 Luglio 2005
Li picchiavano a sangue per prendere i loro soldi ma anche per appagare il piacere sadico di «punirli» a causa della loro diversità. I quattro rapinatori (due appena sedicenni) adescavano clienti omosessuali in quella specie di «corte dei miracoli» che continua a riunirsi ogni notte ai piedi dello stadio San Nicola. La banda è stata individuata e smantellata da una indagine della squadra mobile cominciata nel marzo del 2003, culminata lo scorso 18 febbraio con l'arresto di uno dei rapinatori maggiorenni, Attilio Gargaro, di 23 anni. Durante l'irruzione nel suo appartamento era stato trovato in compagnia di una ragazza di cui i genitori avevano denunciato la scomparsa. L'altro, Carlo Loiodice, 32 anni, è stato tratto in arresto venerdì scorso (la notizia è stata diffusa ieri mattina), dopo diversi mesi di latitanza, dai carabinieri del Reparto operativo provinciale (agli ordini del maggiore Vincenzo Trimarco) che sono riusciti a scovarlo - con la collaborazione dei militari della compagnia San Paolo - in casa della sorella. L'uomo era stato arrestato una prima volta nel 2004 dopo che la polizia gli aveva trovato in casa una pistola (probabilmente utilizzata nelle rapine agli omosessuali). Uscito di galera era stato sottoposto a misura di sicurezza detentiva in una casa di lavoro a Sulmona. Dopo aver usufruito di un permesso di buona uscita nel dicembre del 2004 non vi aveva fatto più fatto ritorno. I carabinieri erano sulle sue tracce da tempo, lo hanno bloccato prima che svanisse ancora una volta. Per quello che riguarda infine i due minorenni - sedicenni all'epoca dei fatti ma che oggi hanno raggiunto la maggiore età - la loro posizione è all'esame del tribunale per i minori. Secondo le indagini avrebbero partecipato attivamente alle rapine e alle sevizie facendo spesso da «lucciole» e ottenendo in questo ruolo grande successo in considerazione della giovane età. Pose provocanti, pantaloni attillati, i giovani adescatori fingevano di battere il marciapiede. Perverse «lolite», ogni loro ammiccamento era una promessa capace di suscitare il desiderio sessuale anche di uomini maturi, gente della Bari bene in cerca di una compagnia occasionale, di una notte di sesso a pagamento. Li adescavano, li accarezzavano, li spingevano a fermarsi con la macchina lontano da occhi indiscreti e poi gettavano la maschera. Le mani sulla faccia, gli urlavano sputando e con un coltello li ferivano alle gambe, alle braccia per paralizzarli nel dolore e impedire che potessero reagire, prendere coraggio, fuggire. Il tempo di lanciare un segnale convenuto (un urlo, un colpo di clacson, una telefonata) e gli altri componenti del branco, in agguato, si materializzavano dal nulla avventandosi famelici sulla vittima. Questo era solo l'inizio dell'incubo. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori della squadra mobile che hanno condotto l'indagine, i quattro giovani componenti della banda del «San Nicola» non si accontentavano di spogliare le vittime di denaro, orologi e telefonini ma li seviziavano, provando un piacere perverso nel vederli soffrire, sapendo che nessuno di loro avrebbero mai detto la verità, che nessuno avrebbe corso il rischio di raccontare dettagli troppo personali, troppo intimi, di raccontare agli investigatori il come e il perché si erano avventurati a quell'ora della notte in una zona così infida. Secondo le ipotesi che vengono avanzate dalla polizia molte vittime non avrebbero trovato il coraggio di farsi avanti e denunciare le aggressioni patite. Quei pochi che hanno collaborato hanno dovuto farlo loro malgrado, solo dopo aver capito che il loro segreto era stato scoperto ma che sarebbe stato custodito con grande serietà dagli investigatori. La banda riusciva a compiere più aggressioni per notte ed infliggeva - secondo quanto accertato dagli investigatori - gravi lesioni alle vittime rapinate, minacciate costantemente con pistole e coltelli. Una delle vittime è finita in ospedale per quaranta giorni. La banda pare lo avesse picchiato a sangue per costringerlo a raggiungere il suo studio professionale e prelevare altro denaro. In un caso il gruppo si sarebbe appropriato anche di un'automobile. La crudeltà delle aggressioni è confermata da una serie di intercettazioni ambientali che confermerebbero il livore, l'ostilità della banda nei confronti delle vittime a causa del loro diverso orientamento sessuale. «Dacci tutto quello che hai, maledetto...», la risposta tra i singhiozzi e le lacrime, «Vi consegno tutto, ma vi prego non fatemi del male, vi prego... vi prego», «Stai zitto, stai zitto...». Conversazioni drammatiche che testimoniano con quale crudeltà queste aggressioni venivano perpetrate. |
Le
violenze nel piazzale del San Nicola. La polizia: «Agivano con odio».
Tra le vittime alcuni professionisti.
Presi quattro ragazzi: si fingevano omosessuali per adescare e derubare i clienti.
Di Angela Balenzano – “Corriere del Mezzogiorno”, 11 Luglio 2005
BARI
- Queste le parole di Luigi Liguori, capo della Squadra Mobile di Bari:
«C'era una forte componente omofoba nel loro modo di operare.
Agivano con una violenza inaudita». Quattro ragazzi baresi sono
caduti nella rete della polizia, accusati di aver adescato e picchiato,
a scopo di rapina, alcuni omosessuali. Tra le vittime, anche alcuni
professionisti baresi. Due gli arrestati, Attilio Gargaro di 22 anni
e Carlo Loiodice di 32. Due i denunciati, entrambi minorenni, la cui
posizione è al vaglio della Procura dei minori. Le rapine, con
tecnica tanto crudele quanto raffinata nella sua esecuzione, avvenivano
nei paraggi dello stadio. Uno dei quattro fermati adescava il «cliente»,
fingendosi gay. S'infilava nella sua macchina, indicando un luogo dove
appartarsi. A distanza, però, l'auto della vittima veniva seguita
e poi raggiunta da una Fiat Uno a bordo della quale viaggiavano i tre
complici del finto omosessuale. A motori spenti, i quattro sfregiavano
il viso della vittima, gli puntavano una pistola alla tempia e, dopo
avergli tolto portafoglio e cellulare, lo insultavano accusandolo di
essere gay. |
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