Home Page di ethanricci.cloud - Collegamento a sito esterno Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca Clicca per accedere alla sezione...
Contattaci!
Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Sulla vicenda del bar vietato ai gay, ecco un intervento dello scrittore Livio Romano.

Di Livio Romano – “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 19 Gennaio 2006

 

Verrebbe voglia di liquidare questa squallida vicenda prendendo in prestito le parole di Andy Warhol: "Paladino ha avuto i suoi cinque minuti di popolarità". Lasciarglieli godere, i suoi minuti, e poi staccargli la spina, non parlarne più. Stendere, come propone il sindaco, un velo pietoso. E tuttavia il cartello di Paladino è un altro dei tanti segni di questo nostro tempo di decadenza civile ed etica. Condivido completamente ciascuna parola ha scritto don Angelo Corvo. Questo è il raccolto della semina che abbiamo fatto in trent'anni di tenebre culturali. Ricordo una diecina di anni fa quando Diego De Razza, allora implacabile arbiter elegantie di tutto quanto fosse vivo in questa cittadina, affisse un grande manifesto nero che titolava a caratteri cubitali: "A Nardò la cultura è morta". Appunto. Viene da chiedersi quale sia il misterioso motivo per cui i neretini vengono alla ribalta quasi solo per fatti orrendi. Dall'omicidio di una giovane consigliera comunale, all'operaia schiava molestata dal padrone, dagli adesivi di Forza Nuova contro i cinesi al cartello di Paladino. E tuttavia, sempre prendendo in prestito le parole di Angelo Corvo, "l'altro merita rispetto per il solo fatto che esiste". Compreso il raffinato compilatore di questo osceno divieto medievale. Io non liquiderei come "ignorante" o "intollerante" questo personaggio che si affretta, come fanno tutti gli xenofobi, a buttare le mani avanti e ad avvertire che lui ha girato il mondo e che la sua è una battaglia di valori (da notare, fra l'altro, la ricercatezza semantica: ha scritto "gay", come insegna la tv, e non uno dei pure numerosissimi sinonimi). Si tratta della naturale reazione da parte di una moltitudine informe di persone, le quali, più che cittadini, più che membri di un popolo che trova nella Repubblica Italiana la sua composizione e la sua identità, si vive come "popolo consumatore" anzitutto, nonché come "popolo telespettatore". Altro che "idem sentire de republica". Altro che valori costituzionali che tengono insieme la nazione. L'Italia è tenuta insieme dalle pubblicità della Tim e dal miraggio del carrello stracolmo degli hardiscount. E' una moltitudine che viene attraversata ad ogni ora dal blob pestifero delle tv. Esclusa per scelta precisa del Potere dalle élite colte (lobbies omosessuali comprese) che disegnano attorno a sé spazi sempre più ampi di interdizione. E così questo brulichio di anonimi che si mettono in fila per dieci ore per un provino al Grande Fratello. Questo livido sciame privo di codici di interpretazione dei fenomeni "moderni" (in chiesa non ci vanno più, i partiti sono entità autoreferenziali che blaterano formule ancor più insensate delle réclame televisive, la scuola fa quel che può ma sappiamo tutti da che razza di controriforma sia essa stessa attraversata): se la cava come può e come sa. Forse può sembrare un'enormità se riferita al fatto neretino, ma ho l'impressione che quel pur immondo cartello sia un estremo, fallimentare, grottesco tentativo di provare a darsi un'identità anch'essa "altra" rispetto all'invasione mediatica che tutti attraversa come piccola indolore serie di scosse elettriche.

 

TORNA SU
HOME
Le immagini, se non diversamente segnalato, sono prevalentemente tratte da materiali fotografici e grafici preesistenti modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

Questo sito, testato principalmente con Firefox, Internet Explorer e Safari, è privo di contenuti dannosi per i computer. On-line dal 2003, nel 2015 diviene antologico, da allora non viene aggiornato. Gli odierni Browers non supportano più gran parte dei materiali multimediali prodotti prima di tale anno, le numerose pagine che sembrano vuote in realtà contengono tali contenuti ormai non più fruibili - ne siamo dispiaciuti. Risoluzione schermo consigliata: 1024x768.