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Aggiornato
Venerdì 26-Gen-2007
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Anche in questo caso si ripropone l’ormai consolidato rito mediatico e collettivo che “rimuove” la vittima rendendo l’omosessualità (in quanto patologia) responsabile del crimine subito e/o commesso. L’omofobia, la lesbo e transfobia, non sono mai la causa di una violenza. È l’omosessualità ad esserlo perché pratica di vita socialmente e moralmente inaccettabile soprattutto se vissuta o, peggio, “ostentata”. L’omosessualità espone e/o predispone, secondo convenienza. Il resto non conta, non esiste.
Da "OMOFOBIA - Il pregiudizio anti omosessuale dalla bibbia ai giorni nostri" di Paolo Pedote e Giuseppe Lo Presti (Stampa Alternativa, 2003)
«SCALFARO NON PIANGE PER UN SARTO GAY» Da “Il Foglio”, 18 Luglio 1997 Perché Oscar Luigi Scalfaro non ha unito la sua voce a quella dei tanti italiani e stranieri che hanno espresso il loro dolore per la tragica fine di Gianni Versace? Versace era “solo” un sarto (…). Ma, soprattutto, Versace era gay e non si era vergognato di dichiararlo in modo sereno e pubblico, e un gay morto, seppure importante e stimato, non merita neppure un telegramma. Se queste tartufesche motivazioni fossero all'origine del comportamento di Scalfaro, non nuovo a episodi di intolleranza moralistica, il presidente si troverebbe in buona compagnia. Su tutti i giornali il presunto assassino di Versace viene definito gay, la sua vittima, che pure lo era esplicitamente, no. Si tratta di una specie di riflesso condizionato, che spinge ad associare la definizione di un atteggiamento sessuale minoritario a fenomeni criminali e devianti, a disgiungerla da figure meritevoli di apprezzamento. «LA MESSA IN DUOMO PER VERSACE SPACCA I CATTOLICI» Da “Il Corriere della sera”, 24 Luglio 1997 - Vittorio Messori È sembrata una parata per la consegna degli Oscar o una parata dell'orgoglio gay a New York. (…) Non voglio demonizzare Versace per la sua vita, ma non si può non evidenziare che quest’uomo, a parte il battesimo, non aveva grandi preoccupazioni religiose. La sua vita era costruita in modo tale da non esigere questo schieramento di preti. E di fronte a questa messa, i cattolici non possono che nutrire perplessità. |
Liberamente tratto dall’ottimo “Omocidi” di Andrea Pini (Stampa Alternativa, 2002)
Gianni Versace è stato ucciso con due colpi di pistola alla nuca, a Miami Beach (Florida, USA) il 15 luglio 1997, di fronte all'ingresso della sua villa. Aveva 50 anni. L'assassino secondo la polizia americana è un uomo di 27 anni, Andrew Cunanan, già ricercato in vari Stati Usa per quattro omicidi a danno di omosessuali. Cunanan era un giovane gigolò di lusso, si era fatto mantenere per alcuni anni da un miliardario sessantenne, gestendo in contemporanea relazioni con ragazzi della sua età (ad esempio Jeff Trails, la sua prima vittima). Faceva uso di droghe e psicofarmaci ed era lui stesso spacciatore, guadagnando molti soldi e spendendone ancor di più. Cunanan si è ucciso pochi giorni dopo l'omicidio di Versace per sfuggire alla polizia che aveva individuato il suo nascondiglio. Si è trattato di un omicidio di un serial killer, "specializzato" in delitti di gay e gay dichiarato lui stesso; inoltre non sembra che i due si conoscessero e quindi le motivazioni sembrano legate esclusivamente a deliri personali. Su alcuni giornali (compresa l'illustre rivista gay americana "The Advocate") sono comparsi dubbi a proposito di questo omicidio, sulle sue motivazioni, sul comportamento della polizia e sulla fine di Cunanan. A risollevare ancora dubbi ci ha pensato anche un articolo che ha divulgato l'esistenza di una pista tedesca: la procura di Monaco ha incriminato due proprietari di case d'appuntamento che avevano loschi traffici anche in Florida. Non è chiaro come i due sarebbero coinvolti nella morte dello stilista, ma gli atti della procura tedesca sono stati trasmessi agli inquirenti statunitensi. (…) Donatella Versace ha dichiarato al "Corriere della Sera" che le autorità ecclesiastiche del Duomo di Milano hanno impedito che si nominasse, durante la funzione, il compagno dello stilista. E anche Elton John si è lamentato: "Fu una messa ingessata, il prete volle controllare anche i testi dei salmi che avremmo voluto cantare io e Sting. Fu un'esperienza orribile". Ma sulla morte di Versace vi sono state anche molte altre dichiarazioni e osservazioni, tra le quali la protesta di don Mazzi per la profanazione mondana del Duomo di Milano durante i funerali, il quale ha aggiunto però, quasi a scusarsi, che la Chiesa ai "poveretti omosessuali qualsiasi" non spalanca normalmente le sue porte. Ben più impietoso, Vittorio Messori ha sostenuto che la Chiesa dovrebbe proporre esempi evangelici positivi, molto lontani dal mondo della moda e dalla vita di Versace. Ma, come dice anche Maria Novella Oppo, proprio questo potrebbe essere un merito postumo di Gianni Versace: avere aperto le grandi braccia del Duomo a un gay pubblicamente riconosciuto come tale. |
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