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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

...Romito si sarebbe avventurato in una zona frequentata anche da gay, con l'intenzione di dare solo un'occhiata in giro. Ecco perchè non avrebbe nemmeno chiuso l'auto. Ma durante la passeggiata l'uomo si sarebbe imbattuto in qualcosa o qualcuno che non avrebbe dovuto vedere. E a quel punto c'è stato chi ha deciso di tappargli la bocca per sempre...

Di Lucio Piva – “Corriere del Veneto”, 17 Maggio 2005

 

Alessandro Romito

L'ULTIMA CENA

Alessandro Romito, segretario comunale di 52 anni, secondo gli inquirenti avrebbe lasciato la propria abitazione di via Mosca, a Padova, alle 18.30 di sabato, per andare a cena con alcuni amici. Sarebbe rimasto con loro fino alle 23 e poi si sarebbe allontanato da solo, con il pretesto di un appuntamento. Pochi minuti dopo potrebbe aver incontrato un conoscente per la strada.

L'INCONTRO FATALE

La vittima avrebbe fatto salire il conoscente sulla sua Golf, per poi raggiungere l'argine del Piovego. I due avrebbero deciso di scendere a fare due passi e a quel punto l'amico potrebbe aver accoltellato a sangue freddo Romito, morto per una pugnalata al torace.

Oppure il segretario potrebbe aver raggiunto da solo il lungargine, noto come ritrovo di coppie clandestine.

ZONA PERICOLOSA

Romito si sarebbe avventurato in una zona frequentata anche da gay, con l'intenzione di dare solo un'occhiata in giro. Ecco perchè non avrebbe nemmeno chiuso l'auto. Ma durante la passeggiata l'uomo si sarebbe imbattuto in qualcosa o qualcuno che non avrebbe dovuto vedere. E a quel punto c'è stato chi ha deciso di tappargli la bocca per sempre.

DOPPIA IPOTESI

Il movente del delitto non esclude però né la pista delle amicizie particolari dell'uomo, né quella del lavoro. Romito in più occasioni aveva inviato esposti anche contro colleghi, denunciando presunti illeciti. Una presenza scomoda, di cui qualcuno forse voleva liberarsi. E' l'ipotesi suggerita dalla sorella della vittima. Per verificarla la polizia ha sequestrato i pc del funzionario.

 

Accoltellato sull'argine, due piste per un delitto

Il segretario comunale ucciso a Noventa Padovana: movente legato alla professione della vittima o ai suoi legami affettivi

 

PADOVA - Un mazzo di fiori colorati appoggiato ad una porta sigillata. Le lacrime di commozione hanno prevalso sulle parole e sui commenti, ieri mattina, nel municipio di Camponogara, ancora sotto choc per l'assassinio del proprio segretario generale. L'ultimo ad entrare nell'ufficio di Alessandro Romito, 52 anni, ucciso da una coltellata mortale sabato notte sul lungargine del Piovego, a Noventa Padovana, è stato Desiderio Fogarin, il sindaco.

Non ha mai trovato, fra tavoli e scaffali stipati all'inverosimile di carte, nell'ufficio della vittima, né la foto di una persona cara, né un oggetto familiare. Quella stanza era il ritratto fedele di chi, fino a venerdì scorso, l'aveva occupata.

«Romito - dice il sindaco - è stato il migliore segretario che ho avuto. Tanto preciso e infaticabile nel lavoro quanto riservato nelle sue amicizie e affetti».

PC SEQUESTRATI

Proprio da quel terreno bandito alle conoscenze di parenti e collaboratori, parte il difficile lavoro della Squadra mobile di Padova, chiamata a dare un volto e un nome al killer del funzionario. La messe di informazioni da scavare in profondità è costituita dai chili di atti e corrispondenza varia sequestrata ieri dagli investigatori nei due Comuni di Camponogara e Campagnalupia, che Romito dirigeva. Oltre a mettere i sigilli agli uffici, la polizia ha sequestrato i due computer di lavoro usati dal dirigente, oltre al pc installato nella sua casa di via Mosca, all'Arcella, quartiere della città del Santo. Se il telefonino e le diverse agende potranno dire qualcosa sulle frequentazioni del segretario, i responsabili delle indagini sono convinti di trovare particolari interessanti anche nelle numerose e mail spedite e arrivate all'indirizzo di Romito. Vogliono scoprire se fra le abitudini del segretario, che contribuiva alla realizzazione del giornale informatico dei segretari comunali, ci fosse anche quella di navigare nel mondo delle chat e delle conoscenze on line.

UNA PRESENZA SCOMODA

L'ambito privato e quello lavorativo costituiscono del resto i binari paralleli sui quali si muove l'inchiesta coordinata dal pm Bruno Cherchi. Per molti colleghi dell'Agenzia dei segretari, non era un mistero che Alessandro Romito fosse una presenza scomoda. In più occasioni aveva denunciato presunti avanzamenti di carriera gestiti in modo, a suo parere, non limpido. Era solito scagliarsi contro una parte dell'organismo che, a suo dire, gestiva in modo poco trasparente le assegnazioni di sedi. I colleghi con i quali andava d'accordo erano gli stessi amici che frequentava fuori dal lavoro. Tutti sono già stati interrogati dagli investigatori, confermando che il carattere e il metodo di Romito lo avevano portato a crearsi numerose inimicizie.

Ne è convinta anche la sorella Maria Luisa, accorsa ieri mattina sul lungargine Piovego per deporre una piantina di azalea sul luogo dove il fratello è stato ucciso. « Non so perché sia venuto qui, di notte - ha riferito - ma non mi meraviglierebbe pensare che sia stato ucciso per motivi di lavoro ».

LE ULTIME ORE DI VITA

La soluzione del giallo del segretario assassinato sta tutto nella serata di sabato. Era partito da casa alle 18.30 per andare ad una cena con amici, in centro. Poi si è allontanato alle 23. Da solo. Qui le ipotesi divergono. Secondo la prima, il segretario avrebbe incontrato e fatto salire in auto l'assassino.

Avrebbe discusso con lui all'interno della sua Golf, accostando poi la macchina vicino al ponte dove i due sarebbero scesi.

Romito non avrebbe chiuso l'auto a chiave, ma si sarebbe incamminato per qualche decina di metri lungo l'argine, insieme al passeggero, che lo avrebbe pugnalato a sangue freddo. Nella seconda ipotesi, il funzionario si sarebbe avvicinato volutamente al lungargine, ben sapendo che si tratta di un luogo noto per il sesso a pagamento. Forse cercava qualcuno con cui aveva già fissato un appuntamento.

Oppure ha deciso di avventurarsi solo per qualche metro, per soddisfare una sua curiosità. Si sarebbe imbattuto in qualcuno che non avrebbe dovuto vedere e che ha voluto tappargli la bocca per sempre.

IL SOPRALUOGO

Un ulteriore sopralluogo sul luogo del delitto verrà compiuto stamattina dal pm Cherchi e dal capo della Squadra mobile, Marco Calì. In serata arriveranno anche un primo responso dall'autopsia sul cadavere, eseguita dal medico legale Massimo Montisci, e il responso dell'esame sulle impronte digitali, rilevate sulla Golf di Romito dalla polizia scientifica.

 

Di Alessandro Zan, presidente di Arcigay Veneto - “Il Mattino di Padova”, 18 Maggio 2005

 

I problemi nascono anche dai nomi che si attribuiscono alle cose. Omosessualità, termine di evidente natura scientifica, viene utilizzato correntemente per indicare le persone gay e lesbiche. Ma riduce una persona solo alla sua vita sessuale. Ed è forse questo l’errore commesso nel collegare la drammatica vicenda di Alessandro Romito, alla vita e alla storia della comunità omosessuale.

Qualcuno recentemente ha coniato il termine, forse un po’ più corretto, di «omoaffettività», perché si evidenzi l’aspetto affettivo, quello delle centinaia di migliaia di coppie omosessuali in Italia che si amano e vivono insieme, assistendosi e aiutandosi reciprocamente. Proprio ieri, 17 maggio, ricorreva la giornata mondiale contro l’omofobia, termine con cui si indica la paura ossessiva verso l’omosessualità e in generale verso le diversità. Questa sì, una malattia. Un atteggiamento che ancora oggi porta purtroppo nel nostro Paese a gesti di violenza e aggressione nei confronti di molti gay e di molte lesbiche. Qualche settimana fa due ragazzi che si tenevano mano per mano in via del Corso, nel centro di Roma, sono stati aggrediti e picchiati da una squadra di violenti. Spesso a causare questo tipo di atti e di violenze è la condanna sociale dell’omosessualità, una condanna che esiste ancora, anche quando non si presenta in forme di violenza.

Il tema portante di tutto il ragionamento è quindi il pregiudizio, costruito e alimentato nei secoli contro le persone considerare «diverse», per giustificare un modello unico e dominante nella società. Le battaglie, condotte con fatica e pagando molte volte prezzi altissimi, per la visibilità e l’accettazione sono servite a sconfiggere e a sciogliere le bende del pregiudizio. Un pregiudizio che, proprio perché secolare, è difficile da sconfiggere. Spesso, alla base di tutto, sta la non conoscenza della comunità omosessuale, una realtà che fatti come quello del delitto di Noventa contribuiscono ad annebbiare.

Oggi però la realtà è diversa rispetto a molti anni fa. Oggi milioni di persone nel nostro Paese non si nascondo, non vivono una doppia vita, non vivono il sesso in maniera «compulsiva» (termine che ricado dalla lettura di questo giornale, edizione di ieri). Milioni di persone nel nostro Paese vivono naturalmente da gay e lesbiche: felici, sereni e orgogliosi. Ma, anche in una società moderna e libera, se viene messa in atto una campagna d’odio nei confronti della minoranza omosessuale, il pregiudizio riemerge. Proprio perché è un aspetto latente della nostra società.

Lo scenario in cui è maturato il delitto di Alessandro Romito, quel mondo difficile e pericoloso del sesso sugli argini e della prostituzione, è il «nostro» mondo. E’ il mondo di tutti: eterosessuali e omosessuali. Ancora una volta usare il termine «mondo gay» non aiuta: neanche se gli omosessuali fossero abitanti di un altro pianeta. Le stesse scene, le stesse modalità, gli stessi pericoli riguardano analoghi luoghi d’incontro e di ricerca di sesso eterosessuale. I luoghi del degrado nascono da una società ormai sempre più spersonalizzata, attenta più alle relazioni «sessuali» che a quelle «personali», quella società che crea ghetti, barriere e sensi di colpa. Una società che si va atomizzando, lasciando ogni persona sola nelle sue difficoltà. Il rispetto per tutti e il riconoscimento di legami, unioni e sentimenti, come chiede a gran voce la comunità omosessuale, sono certamente degli antidoti a tutto ciò.

 

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