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Venerdì 26-Gen-2007
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(Robe di QUESTO mondo...)
“La Repubblica” 3 Settembre 2005
Non c’è una ragione al mondo per cui Ivan Scalfarotto possa risultare interessante. E’ un tizio di quarant’anni sbucato dal nulla che improvvisamente si è messo a dire cose tipo «mi piacerebbe che quelli della mia generazione partecipassero alla vita del paese ma qui anche per condurre Quark è meglio essere figlio di un conduttore di Quark, perciò i ragazzi devono arrangiarsi e pensare a sopravvivere». Sai che novità. Come se noi non sapessimo com’è uscire dall’università e non avere uno studio dove fare pratica gratis, vivere di co. co. co e arrivare a quarantadue anni senza aver fatto il primo mutuo e, tecnicamente più difficile, il primo figlio. E poi chi lo porta questo Scalfarotto? Nessuno. Non un partito, non una lobby. Non un ministro che lo raccomandi come si fa per le attrici ai festival. Non un padre né un futuro suocero di peso: in queste condizioni non si scalano banche, non ci si candida alle primarie. Andiamo, Scalfarotto: torni a Londra. Ci lasci tranquilli. Non costringa i Ds a chiuderla fuori dai recinti delle Feste dell’Unità, gli ex leader dei girotondi a ignorarla come se fosse un fantasma e i gay a cacciarla dai loro villaggi. Qui la questione sta così, lei è stato ultimamente all’estero e forse non si è accorto: i partiti hanno molti problemi interni e non pochi di coalizione, bisogna che ciascuno stia molto attento a cosa succede dentro e non si lasci distrarre dai rumori di fuori. I girotondi non ci sono più perché Moretti si è rimesso a fare film, Cofferati è andato a fare il sindaco a Bologna e Pancho Pardi che si era candidato con Occhetto e Di Pietro alle europee non è stato eletto, perciò è tornato a insegnare. Avrà notato anche che Flores D’Arcais e altri firmatari di un appello perché emergesse un candidato «dalla società civile» hanno concluso in una lettera all’Unità di aver ricevuto solo 130 adesioni e perciò quel candidato non c’è: nessuno dei 130 deve aver indicato lei, Scalfarotto, perciò lei non esiste. I gay militanti fanno di mestiere la difesa dei diritti dei gay, ragione per cui capisce da solo che uno serenamente omosessuale che liquida la questione dicendo «i diritti sono uguali per tutti, è ovvio» e poi passa a parlare di politica economica e di piani per la ricerca scientifica li mette in difficoltà. Diciamo che li disturba, ecco. Gli toglie visibilità. Costringe una come Imma Battaglia, figura per noi storica delle lotte per l’emancipazione delle lesbiche, ad aggredire i ragazzi che hanno messo un banchetto per lei fuori dal Gay Village (avevano il permesso del Comune, certo, ma che ingenuità: quello è per evitare che arrivi la polizia). La costringe il giorno dopo a dire che li ha cacciati per via del fatto che non avevano chiesto a lei, a Imma, il permesso di mettere il banco. «Apprezziamo il fatto che ci sia un altro candidato omosessuale», ha detto comunque la nostra paladina dei diritti degli esclusi. Per il nome del primo si informi, se non è al corrente. Il secondo è lei, se si riconosce nella categoria: può essere un «candidato gay», non un gay candidato. Qualifichi la sua appartenenza o si accomodi. I ds, poi, santa pazienza: come fanno a farle raccogliere firme alle feste dell’Unità quando non le raccolgono per sé? Ha fatto caso che non c’è un candidato Ds alle primarie? Il loro candidato è Prodi quindi non hanno bisogno d’altro, è già abbastanza complicato così. Il coordinatore Vannino Chiti è stato costretto a dirlo: Scalfarotto non è nostro. Vede. Avrebbe dovuto mettersi d’accordo prima: andare da loro e dire “guardate che io non voglio portare via voti a nessuno, voglio portarne di nuovi”. Sì, lo ha detto nelle interviste, è vero, ma magari non le hanno lette. Non si è spiegato bene: non hanno capito che vuol portare a Prodi i suoi voti. Forse pensano che lei punti a fare il primo ministro, ecco, dev’essere così: temono la concorrenza. L’ha forse chiamata in questo mese qualcuno dei leader della coalizione per conoscerla per vedere chi è? Non sanno chi la porti, che tessera abbia. Come fanno a fidarsi? Peccato che non abbia avuto occasione di parlarne con Prodi: di sicuro avrebbe capito il problema, gli è familiare. Peccato che lei sia di sinistra, Scalfarotto. Uno che fa il «capetto che licenzia nelle multinazionali», che è partito da Pescara ed è diventato più bravo dei londinesi a Londra. Cosa ci fa a sinistra a parlare di diritti civili, di stato laico, di talenti. Se avesse chiesto a Berlusconi lui non le avrebbe domandato nemmeno quanti anni ha, garantito: avrebbe guardato il curriculum, avrebbe fiutato l’affare e l’avrebbe convocata in villa. Al lavoro, subito. |
1° Settembre 2005
Ho appreso la notizia della violenta aggressione verbale ad opera di Imma Battaglia, fuori dal Gay Village di Roma, nei confronti delle persone che erano lì per raccogliere le firme a sostegno della candidatura di Ivan Scalfarotto alle primarie. E’ incredibile che persone come Imma Battaglia, che hanno speso anni di lotte per il riconoscimento dei diritti dei gay e delle lesbiche, contro le discriminazioni, per la tolleranza, reagiscano in modo violento e intollerante non appena un outsider, come viene definito Scalfarotto dalla politica ufficiale e dai media, decide di irrompere sulla scena politica italiana candidandosi alle primarie e parlando soprattutto dei diritti e delle libertà delle persone, della laicità dello Stato, del riconoscimento delle coppie omosessuali. Mi chiedo se la Battaglia avrebbe reagito allo stesso modo se fossero stati Pecoraro Scanio o Di Pietro, per citarne soltanto due, a raccogliere le firme per la loro candidatura. E allora mi viene il sospetto che per Imma Battaglia e forse non solo per lei, in questo Paese ci sono recinti politici riservati, spesso impenetrabili, troppo spesso autoreferenziali, per entrare nei quali serve l’autorizzazione da chi da dentro decide chi è ammesso e chi no. Un gay dichiarato, come Scalfarotto, che parla dei diritti e delle libertà di tutti e per giunta si candida alle primarie forse che è troppo anomalo anche per Imma Battaglia? Scalfarotto sta conducendo la sua campagna con stile e con garbo e io penso che i DS avrebbero dato un segno di forza, a garanzia della trasparenza e democraticità delle primarie, permettendogli la raccolta delle firme alle Feste dell’Unità per consentirgli tecnicamente di candidarsi, così come penso ci guadagni il movimento omosessuale a dare sempre di sé l’idea di un luogo politico aperto, laico e accogliente. Per fortuna Imma Battaglia non rappresenta la pluralità del movimento gay e lesbico italiano. |
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