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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

"ANSA", 7 Gennaio 1998

 

Risalirebbe a circa 24 ore dal ritrovamento del corpo la morte di Enrico Sini Luzi, 67 anni, gentiluomo di Sua Santità, avvenuta nella sua abitazione in Viale Angelico, nel quartiere Prati, lo scorso lunedì notte. E' quanto risulta dai primi esami autoptici cominciati oggi. Sini Luzi, che è stato colpito al cranio con un pesante candelabro in ottone, sarebbe stato ucciso tra la mezzanotte di domenica e le 5 del lunedì mattina. La salma non è stata ancora messa a disposizione dei familiari per i funerali. Gli investigatori dei carabinieri, coordinati dal colonnello Paolo La Forgia, hanno intensificato gli accertamenti per chiarire la matrice del delitto. Allo stato attuale delle indagini, i carabinieri continuano a prendere in considerazione la pista omosessuale anche se non escludono altre ipotesi, compreso l'omicidio a scopo di rapina. Gli inquirenti hanno anche controllato, senza risultati, i cassonetti dell'immondizia nelle adiacenze dell'edificio dove abitava il gentiluomo vaticano, allo scopo di ritrovare il portafogli e i documenti dell' uomo portati via dall'omicida.

Tra gli ambienti in cui si indaga, è stata anche controllata la zona di Valle Giulia, non lontana da Viale Angelico, frequentata abitualmente nelle ore serali da chi predilige partner omosessuali, senza però trovare riscontri. Gli investigatori tendono poi ad escludere la possibilità che ad uccidere Sini Luzi sia stato un serial killer perchè, hanno spiegato, per avallare questa possibilità bisogna avere punti di contatto e analogie ben più evidenti di quelle registrate negli ultimi casi di omicidi di omosessuali compiuti nella capitale.

 

Dall’ottimo “Omocidi” di Andrea Pini (Stampa Alternativa, 2002)

 

Enrico Sini Luzi, 67 anni, è stato trovato morto nella sua casa con il cranio sfondato da molti colpi sferrati con un candelabro di ottone. Quando sono entrati i Vigili del fuoco, chiamati da un amico, hanno trovato il corpo a terra, mutande e maglietta, una sciarpa stretta al collo, il volto contro un cuscino, segni di un cerotto strappato sui polsi. Le luci accese, TV accesa con video porno inserito, appartamento a soqquadro, mancavano soldi nel portafogli, il cellulare e alcune medaglie d'argento. Chi l'aveva ucciso era entrato senza forzare la porta d'ingresso.

Luzi non era sposato e viveva da solo con il cane Anubia (da Anubi, il dio egizio, accompagnatore dei morti nell'aldilà, informa un quotidiano), in un appartamento nel centrale quartiere Prati, definito da Ambra Somaschini, su "La Repubblica", di stile dannunziano: mobili e quadri antichi, tappeti orientali, dormeuses trapuntate.

Di famiglia nobile impegnata in politica, benestante, con proprietà terriere a Vetralla (VT), Luzi era un pensionato di lusso, con la mansione di Addetto al Cerimoniale del Papa. Frequentava gli ambienti vaticani abitualmente e aveva il suo incarico da 10 anni: incontrava le delegazioni prima che fossero ricevute dal Papa, Portava l'ambito titolo di Gentiluomo di Sua Santità, un tempo riservato ai nobili addetti all'appartamento papale, chiamati Camerieri Segreti fino alla riforma di Paolo VI (1968). I Gentiluomini, sempre nobili, con compiti di pura rappresentanza, scortano personalità ricevute in udienza, affiancano il Papa nei riti. Una foto ritrae la vittima accanto al Papa che riceve Gorbaciov.

"In zona la sua omosessualità era risaputa" afferma un articolo, che continua riportando le parole di Pasquale, un vicino: "Portava a casa molta gente e molti giovani, non faceva mistero della sua omosessualità".

Ma la famiglia dichiara da subito che il Gentiluomo non poteva essere gay. Il fratello Lillo, settantaduenne, intervistato dice: "L'unica cosa di cui sono certo è che la pista gay non c'entra nulla. Lui non era persona con certe abitudini. Simili comportamenti non si conciliano con la moralità e l'educazione cattolica che ha sempre osservato", Invece secondo le testimonianze degli amici Enrico aveva una doppia vita “con amicizie particolari” (sic), frequentava locali per gay, accoglieva ragazzi che conosceva da poco, come afferma Paola Vuolo sul "Messaggero" dell'8 gennaio. Ma anche il "Giornale" del 25 novembre conferma le indiscrezioni scrivendo: "Sini Luzi e Badea si erano conosciuti alla stazione Termini e si frequentavano di nascosto nell'appartamento del nobiluomo pontificio, a viale Angelico". Da notare invece il comportamento tenuto dagli organi di informazione più vicini o interni al Vaticano: l’“Avvenire” il 7 gennaio pubblica un minuscolo trafiletto a pagina 8, riportando solo le iniziali della vittima (ma nella stessa pagina, un trafiletto sopra, due morti per omicidio a Caserta vengono riportati con nome e cognome), nessuna menzione dell'omosessualità né degli incarichi di Luzi in Vaticano. L’ “Osservatore romano” non dà la notizia, e neppure Radio Vaticana.

 

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