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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Di Massimo Consoli - Luglio 2005

 

Domenica scorsa ricorreva un anniversario importante: in effetti, il 3 luglio del 1981, il quotidiano "New York Times" informava il mondo intero dell'esistenza di una nuova malattia, che passerà alla storia con il nome di "AIDS".

Ma domenica scorsa, 3 luglio 2005, è successo anche un altro fatto, che ci rende tutti particolarmente tristi: un uomo e' stato ucciso. A Catanzaro, da un prostituto eterosessuale sposato e con un figlio, nonostante il giornale cattolico "Avvenire" abbia cercato di insozzare la nostra comunità scrivendo in un sottotitolo che "Il delitto e' maturato negli ambienti gay"! La vittima si chiamava Michele Presta, ed era un sindacalista molto noto in Calabria dove, appena lo scorso 10 dicembre 2004, aveva affrontato (e vinto con grande successo) la sua ultima battaglia importante a favore dei lavoratori, dopo che il governo Berlusconi aveva tagliato i fondi destinati ai forestali. La sua morte assume caratteri di particolare tragicità. Michele e' stato massacrato con un'ascia che gli ha spaccato la testa. L'assassino, il 31enne Gianfranco Palermo, ha infierito sulla sua vittima, dopo averla derubata di varie migliaia di euro, e dopo averle tolto l'auto (nei giorni precedenti), perchè Michele si era rifiutato di sottostare ad un ricatto. L'assassino minacciava di rendere pubblica l'identità gay del sindacalista se questi non gli avesse dato più soldi. Michele Presta (ricordatevi di questo nome!) ha detto no!, non ci sto! Non subisco alcun ricatto! Ed ha pagato con la vita il suo gesto di coraggio. I suoi colleghi del sindacato CGIL hanno partecipato al funerale, Mercoledì scorso, ed hanno fatto qualcosa di totalmente insolito, nel nostro panorama sociale: hanno espresso il loro rammarico per non aver capito il bisogno di aiuto e di solidarietà di Michele, del loro collega più bravo e più altruista e più impegnato nel risolvere i problemi dei lavoratori. Un operaio ha detto: "Ricorderò sempre Michele come l'uomo che si è battuto per difendere il mio lavoro e quello di altri forestali calabresi". Il segretario generale della CGIL - Pollino Sibari Tirreno, Antonio Granata, ha dichiarato: "Siamo noi ad aver sbagliato. Siamo stati noi, ed è adesso, e qui, davanti a questa salma, che possiamo e dobbiamo dirlo. Siamo noi che avremmo dovuto accorgerci del disagio di MicheleS e invece no, non ci siamo accorti di nulla. Michele è stato con noi per anni, per due decenni e mai, nessuno, ha saputo, o voluto capire la sua natura". E Antonio che, piangendo, si sfoga: "Lui aiutava noi. E noi? Perchè non siamo riusciti ad aiutare lui ?" E Vincenzo: "Cosa ci ha impedito di capirlo? La nostra cultura? Ci siamo forse rifiutati, sia pure inconsciamente, di cogliere alcuni suoi segnali?" Ecco, Michele Presta è un eroe perchè non e' il solito (purtroppo) gay morto ammazzato in circostanze "sgradevoli", ma perchè è un gay che si è rifiutato di accettare la logica del silenzio, del subire passivamente il ricatto, del mettersi da parte per non essere coinvolto. Michele Presta è un segno dei tempi che cambiano, simbolo di una comunità che chiede, vuole, pretende i suoi diritti piu' basilari. Gli stessi diritti dei quali godono tutti gli altri cittadini di questa nostra, triste, repubblica.

Dedico la mia presenza al Pride che si svolgerà oggi, a Roma, alla memoria di Michele Presta, il nostro eroe per il Duemila. Mi dispiace di non essere capace di fare di più per un uomo del quale sarei stato orgoglioso di potermi considerare "AMICO"!

 

Comunicato Stampa Arcigay - Bologna 6 Luglio 2005

 

La stampa italiana usa due pesi e due misure. "Ucciso dai gay" (Tiscali.it), "storiaccia brutta e squallida tra persone dello stesso sesso" (notiziari Rai), sono solo alcune delle espressioni ricorrenti sui mezzi di informazione a proposito del drammatico omicidio, a Catanzaro, del sindacalista Michele Presta della Cgil.

"Ma quando mai si è letto 'uccisa dagli eterosessuali' a proposito delle tante vittime, donne, mogli, fidanzate, prostitute, figlie e figli vittime della sopraffazione, della violenza e della furia omicida di tanti mariti, fidanzati, padri, che non hanno bisogno certo di altri appellativi, tanto meno relativi alla loro sessualità, se non quello di assassini" osserva il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice.

"E quando mai - continua Lo Giudice - a proposito degli omicidi di donne da parte di uomini eterosessuali si è letto o sentito parlare di una 'storiaccia squallida tra persone di sesso diverso', come ha fatto invece la Rai a proposito degli omosessuali, nei notiziari di stamattina, trattando il caso del sindacalista?

"E' evidente che si usano, talvolta inconsapevolmente, talaltra per sprezzante e crudele rivalsa, linguaggi diversi: insultanti verso le persone omosessuali, nel caso del sindacalista, neutri, e quasi pudichi, nel caso di tragedie, rivestite di altrettanto squallore, emarginazione, disperazione, nel caso delle persone eterosessuali.

"Quale giornalista ha mai scritto, nel caso delle notizie di stupri e omicidi di donne, di tragedie maturate 'negli ambienti eterosessuali'?

"E' chiaro ... i cronisti sono quasi sempre eterosessuali e italiani. I 'gay', gli stranieri sono sempre 'gli altri', i marziani, 'loro', i 'loro ambienti', come se vivessimo in ambienti separati. E l'aspetto che si mette in evidenza e che colpisce i cronisti eterosessuali, è l'omosessualità degli assassini, chissà poi perché non quella della vittima, più che la violenza in sé, il degrado, la morte, che non hanno orientamento sessuale.

"E così gli assassini sono, al più, 'gay', 'marocchini', 'rumeni', e mai 'eterosessuali' o 'italiani'. Dobbiamo aspettare che ci siano più giornalisti gay e immigrati, per non essere più esposti ad un linguaggio distorcente e razzista, che propaganda il punto di vista soggettivo della maggioranza, o forse potremmo accontentarci di giornalisti più consapevoli, corretti e professionali?".

 

Secondo la difesa il giovane era incapace di intendere e volere

AGI - 3 Luglio 2006

 

Catanzaro. Il trentaquattrenne Gianfranco Palermo, in carcere per l'omicidio del sindacalista della Cgil Michele Presta, sarà giudicato con il rito abbreviato, che gli consentirà di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

Il segretario regionale della Flai-Cgil fu ucciso esattamente un anno fa, il 3 luglio, nella foresteria catanzarese della Cgil di viale de Filippis. Nell'udienza di questa mattina, la difesa di Palermo ha presentato anche una perizia di parte, con la quale si è voluto insistere sul fatto che il giovane, legato da una relazione omosessuale alla vittima, non era capace di intendere e di volere nel momento in cui colpiva e uccideva Presta, né lo sarebbe oggi per sostenere il processo che lo vede imputato per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Il trentaquattrenne lametino, difeso dagli avvocati Nicola Cantafora e Massimo Scuteri, ha già ammesso le sue responsabilità. Palermo aveva vissuto con il noto sindacalista della Cgil una relazione omosessuale in cambio di soldi, fino alla notte in cui avvenne il delitto.

Il processo (oggi era presente anche Palermo) è stato rinviato a dopodomani, quando sarà nominato un perito d'ufficio che dovrà chiarire le condizioni psichiche del trentaquattrenne lametino, così come richiesto dal pm Salvatore Curcio.

 

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