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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Di G.Colt. - “Il Gazzettino”, 12 Marzo 2004

 

I PRECEDENTI

L'ascia è stata usata come arma del delitto già tre volte nella nostra provincia: per assassinare due omosessuali e un clandestino romeno. Gelosia al Collegio Morgagni, agguato al Parco Iris, regolamento dei conti in un rustico a S. Giorgio delle Pertiche. Nel linguaggio comune sono sovente utilizzati come sinonimi, anche se le caratteristiche "tecniche" divergono parecchio: accetta, ascia, scure, mannaia. Accezione, quest'ultima, che richiama alla memoria il boia d'altri tempi, il materiale esecutore della condanna a morte. Ha un che di "rito sacrificale" l'uso dell'ascia per commettere un delitto. Un rituale che nella storia degli omicidi padovani ha fatto sovente capolino. Episodi uniti dall'analogia del movente: il regolamento dei conti. È un'arma bianca micidiale, il cui utilizzo non è affatto casuale, come potrebbe esserlo un coltello a serramanico. Non appartiene alla normale utensileria casereccia, non è uno strumento da difesa, ma d'attacco. E non è così agevole andarsene a spasso con un'ascia infilata nella cintola dei pantaloni: presuppone necessariamente premeditazione omicidiaria.

IL DELITTO AL COLLEGIO MORGAGNI

La loro amicizia era già finita a Natale. Walter Zatta, ventiquattrenne studente di lettere, voleva interrompere il rapporto a tutti i costi. Voleva anche abbandonare Padova e tornarsene a Trento. Gli esami universitari li aveva sostenuti quasi tutti. Ma Franco Zannoni non voleva perdere il giovane amico. Trentasette anni, restauratore originario di Sernaglia della Battaglia (Treviso), da alcuni anni residente a Tombolo, era esasperato dall'idea di essere abbandonato. La sera di domenica 19 marzo 1989 Franco Zannoni l'aveva passata alla discoteca "Alcatraz" di Fontaniva. La musica, la confusione, non erano riuscite a togliergli quel tarlo che lo rodeva da giorni. Alle due di notte aveva deciso di raggiungere l'amico al Collegio Morgagni. Aveva le chiavi. Gliele aveva date Walter. Lo studente se lo è visto entrare in camera. Questa volta non ha ceduto alle implorazioni dell'uomo. Zannoni è uscito. Ha raggiunto la sua 131. Ha estratto l'ascia. È ritornato alla stanza 139. Due colpi secchi: gli ha fracassato la testa. Reo confesso, giudicato con rito abbreviato, Zannoni è tornato in carcere nel marzo 1993 per scontare una condanna definitiva a 10 anni 8 mesi di reclusione.

L'OMICIDIO AL PARCO IRIS

Undici colpi d'ascia inferti con una violenza bestiale. Forse tutti mortali. L'assassino aveva agito con una rabbia incredibile. Voleva massacrarlo a tutti i costi. Quattro i colpi alla schiena, tre inferti tra le scapole, l'altro quasi sulla nuca. Fabrizio Marin, trentottenne, omosessuale, conosciuto nell'ambiente con il soprannome di "Wanda", era stato colto di sorpresa e non aveva neppure avuto il tempo di reagire. La furia omicida era continuata anche dopo che l'ex cameriere disoccupato di Ponte di Brenta era crollato a terra sul fianco destro, tirandosi dietro lo scooter con il motore ancora acceso. Altri sette colpi nella zona occipitale sinistra gli avevano sfondato il cranio. Era la sera del 23 luglio 1998. Teatro dell'agguato la pista ciclabile che da via Forcellini porta al Parco Iris. Poco prima di essere ammazzato aveva cenato con alcuni amici alla pizzeria "Al Doge" di Ponte di Brenta. Era come sempre allegro, nessuna preoccupazione sul suo volto. L'arma del delitto non è stata trovata. E neppure il suo assassino.

SAN GIORGIO DELLE PERTICHE

Il cadavere era stato scoperto dal nipote, operaio alle officine Fiat di Roma, la sera del 24 novembre 1998 in una lercia stanzetta al primo piano di una pericolante cascina abbandonata di via Marin. La testa fracassata da colpi d'ascia. Sotto il maglione di lana e i jeans un corpo in avanzato stato di decomposizione. Popa Petronel, romeno, aveva ventidue anni. Approdato clandestinamente in Italia nel 1997, si era stabilito a Campodarsego, dove aveva lavorato saltuariamente come bracciante agricolo. Era stato visto l'ultima volta in occasione dell'alluvione che all'inizio dell'ottobre '98 aveva colpito il Camposampierese. Il delitto è ancora insoluto e presenta molte analogie con l'omicidio della scorsa notte.

 

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