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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

9 Gennaio 2004

 

GALLARATE (Varese) - Vite e lavori precari di operai e manovali, carriere scolastiche interrotte con largo anticipo sul previsto, domeniche trascorse nei pub lungo la statale del Sempione a guardare le partite di calcio su Sky, a farsi una birra e una capatina al Nautilus, la maxidiscoteca di Cardano dove si ritrova tutta la gioventù della zona. Questi sono i ragazzi che non hanno esitato a rispondere a una convocazione arrivata per le spicce, via sms, per una spedizione punitiva, che hanno tentato di costruirsi un alibi per le ore successive all’aggressione e che almeno per il momento non hanno mostrato pentimenti per il sangue sparso. A scorrere l’elenco dei dieci componenti della gang, trovi Emiljan, l’albanese, accanto ai figli di immigrati calabresi, ma anche cognomi come Moroni o Vergerio, lombardi al cento per cento. Come dire che c’è un’inquietudine che attraversa tutte le estrazioni geografiche e sociali e che si è coagulata attorno a questo nucleo.

Le cronache consegnano un ruolo di protagonista al diciassettenne Andrea: è minorenne ma per lui la scuola è già un lontano ricordo avendo in tasca solo la licenza elementare; operaio metalmeccanico in una ditta di Crenna, rione di Gallarate, è lui l’unico ad avere un precedente di polizia, una borsa rubata in piscina. Ma Andrea è anche quello che avrebbe sferrato la coltellata mortale ad Albino Nisticò. «A noi ha detto che andava al cinema» hanno risposto stupiti i suoi genitori ai carabinieri che sono andati a cercarlo.

Poi ci sono i fratelli Umberto e Domenico Sergi, 19 e 21 anni, manovali occasionali, origini calabresi, residenti a Gallarate: il loro padre, Filippo, è in carcere con l’accusa di estorsione ma loro risultano «puliti». Eppure hanno già la fama dei «duri»: una volta condotti in caserma hanno negato ostinatamente, nonostante cento elementi contrari, di essere andati giovedì sera in piazza a Cardano.

Infine ecco Emiljan Plaku, l’albanese arrivato a Gallarate sette anni fa al seguito del padre. Anche Emiljan lavoricchia nei cantieri della zona ed è il suo orgoglio virile ferito ad aver scatenato l’aggressione. «Questi si divertivano a menare le mani» ha raccontato al magistrato Francesca D., la diciottenne che aveva lasciato Plaku per mettersi con uno dei Nisticò.

E ora gli inquirenti si apprestano a chiedere conto alla banda di una catena di rapine a Gallarate, di cui alla fine dell’estate erano rimasti vittime alcuni omosessuali. Dei giovanissimi fingevano di farsi adescare in un parco frequentato da gay ma poi derubavano i clienti dei soldi. E in più si accanivano su di loro con violenza gratuita e umiliazioni. Accuse precise per ora non ce ne sono, sospetti molti.

 

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