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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Risolto il caso dell’assassinio dell’ex portuale di San Teodoro: in carcere una coppia di ventisettenni

30 Dicembre 2004

 

Dopo aver rubato dalla abitazione anche 100 euro hanno venduto il telefonino in Piemonte. Roncallo, che era solito frequentare giovani omosessuali, era stato legato mani e piedi e percosso a morte. Conosceva i suoi assassini e li aveva fatti entrare in casa, forse perché voleva avere un po’ di compagnia.

Lo hanno ucciso per un cellulare e una manciata di soldi, neppure 100 euro. Gli assassini di Luigi Roncallo, l’ex portuale di 73 anni ammazzato nella sua abitazione di via Bologna, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo operativo del comando provinciale di Genova. Sono due rumeni clandestini, Vasile Roman e Sebastian Parnea Bogdan, entrambi di 27 anni. Durante l’omicidio e nel corso della fuga, hanno commesso degli errori e gli inquirenti nel giro di una settimana, lavorando giorno e notte, sono riusciti a incastrarli. Il pomeriggio dell’antivigilia di Natale, dopo aver ammazzato a calci e pugni il pensionato, hanno utilizzato il cellulare lasciandosi alle spalle delle tracce. I carabinieri le hanno seguite, scoprendo che si erano nascosti a Torino. Poi, i due uomini hanno venduto il telefono a una loro connazionale, che lo ha utilizzato per chiamare ed è stata localizzata. Interrogata dai carabinieri, la donna avrebbe rivelato i loro nomi e dove si nascondevano permettendo così agli inquirenti di trovarli. Il cellulare sequestrato e il carica batteria, inoltre, sono stati riconosciuti dal fratello di Roncallo, che glielo aveva regalato pochi mesi fa. Ma c’è di più. Dopo aver fermato i sospettati, i carabinieri hanno comparato un’impronta di scarpa da tennis con la suola delle calzature di Vasile ed è emerso che erano uguali. Le tracce ematiche trovate in casa, i frammenti di pelle prelevati da sotto le unghie dell’assassino, i sottili fili di stoffa trovati nella camera da letto della vittima analizzati dal medico legale Marco Salvi, sono state prove inequivocabili che gli assassini erano i due rumeni.

Ieri pomeriggio al termine di un lungo interrogatorio nella caserma di San Giuliano, i due rumeni hanno confessato l’omicidio davanti al sostituto procuratore Francesco Pinto, il colonnello Salvatore Graci e il maggiore Gavino Sechi, rispettivamente comandanti del Nucleo operativo e della sezione Omicidi. Ora si trovano nel carcere di Marassi con l’accusa di omicidio aggravato in concorso finalizzato alla rapina con l’aggravante delle sevizie. Il cadavere, privo di vestiti e avvolto in un lenzuolo, era stato trovato vicino al lato letto, alle 11 di mattina della vigilia di Natale dal fratello della vittima e dalla collaboratrice domestica. Era in posizione prona, disteso su uno dei quattro materassi. Le mani erano legate con un filo beige di plastica e del nastro da pacchi, i piedi con un cavo nero che gli assassini avevano preso in salotto. Aprendo il cassetto di un piccolo mobile, gli assassini avevano fatto cadere una pianta e rimettendola a posto l’avevano toccata, lasciando impresse le loro impronte digitali. L’omicidio, come aveva poi stabilito l’esame autoptico, era stato commesso nel tardo pomeriggio o al massimo nelle prime ore della sera del 23 dicembre. I risultati delle analisi sul cadavere, non avevano fatto altro che confermare una prima ipotesi dei carabinieri, che avevano trovato le tapparelle alzate. Roncallo era stato pestato a morte, di sicuro con calci e pugni, forse con qualche oggetto contundente. Gli assassini si erano accaniti a tal punto che la dentiera del pensionato si era staccata ed era volata al di là del letto. Subito avevano cercato di legarlo con un paio di calze annodate, ma non riuscendoci avevano utilizzato i due fili.

 

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