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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Fonte: Gay.it - 9 Settembre 2004

 

LIVORNO - Sullo sfondo dell'omicidio di Francesco Lo Presti, avvenuto il 1° marzo scorso nella colonia agricola penale di Gorgona, vi sarebbe una relazione omosessuale tra la vittima e il suo assassino, Pietro Pischedda. Questi ha ammesso le proprie responsabilità e, nei suoi confronti, il Gip Maria Grazia Sammarco ha accolto oggi la richiesta di custodia cautelare avanzata dal sostituto procuratore livornese Antonio Giaconi.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il detenuto sardo aggredì il siciliano per sfuggire a quella relazione. Secondo quanto raccontato da Pischedda al magistrato, Lo Presti avrebbe voluto prestazioni sessuali sempre più estreme e per questo l’assassino, prima tentò di soffocare la vittima con un cordino e poi la colpì con un martello da carpentiere e con un coltello da cucina all'altezza della gola. Fu lo stesso Pischedda a denunciare il ritrovamento del cadavere, ma ben presto l'uomo è crollato sotto gli interrogatori degli investigatori indicando il luogo dove aveva occultato le armi usate per uccidere Lo Presti.

Per sottrarsi alle sue responsabilità il detenuto sardo, ora trasferito nel carcere di Volterra, aveva inizialmente simulato uno stato di incapacità di intendere e di volere, poi smascherato da una perizia psichiatrica.

«E' stato decisivo - ha spiegato Giaconi - l'intervento del capo degli agenti di polizia penitenziaria, Baingio Fancellu. Pischedda vedeva in lui una figura paterna ed è stato determinante per farlo aprire».

 

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