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Venerdì 26-Gen-2007
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La “DiscoGay più grande d’Italia” e Gay Pride toscano. Azioni e reazioni d’una comunità in delirio
Di Cinzia Ricci - 13/31 Dicembre 2003
Qualcuno forse sa che a Lucca è in corso da qualche mese un’escalation di eventi che sarebbe da incoscienti minimizzare: minacce, vandalismi e aggressioni a danno dei gay e delle lesbiche locali e dei loro amici, ad esempio, Forza Nuova che qui ha il suo quartier generale e gode della storica protezione delle istituzioni, un’amministrazione che più di destra non si può, eletta da una maggioranza schiacciante che gli ha dato il voto non per reazione ma per convinta adesione ideale, lo strapotere della curia e dei suoi scagnozzi tutti rosario, anatemi, dogmi e vergate… La nascita (ma soprattutto l’attivismo) dell’associazione “L’Altro Volto” ha fatto scoppiare il bubbone, così scopriamo grazie alle inchieste e ai sondaggi (chi casca dalle nuvole o ha le fette di prosciutto sugli occhi o è in malafede) che i lucchesi non sono razzisti, non sono intolleranti, ma i gay no, quelli proprio no, fuori dal patrio suolo, fuori dalle balle che poi come glielo spiegano ai loro pargoletti in camicia nera quando tornano dal catechismo che a Lucca i finocchi parlano, respirano, desiderano - esistono? Già… Qual è la risposta? Ecco qualche nefandissima chicca (si passi l’opinione personale, please), tanto per gradire… Sulla faccenda “GAY PRIDE”... La candidatura di Lucca per ospitare la giornata conclusiva del Gay Pride nazionale è stata bocciata. Il comitato organizzatore ha votato a maggioranza Grosseto per i seguenti motivi:
1) perché è turisticamente più ricettiva (su questo
non c’è alcun dubbio); Naturalmente ci sono state altre ragioni più o meno scontate (e sottaciute) che non hanno favorito la candidatura lucchese, come, ad esempio, che l’Associazione “L’Altro Volto”, essendo relativamente giovane e non affiliata ad organizzazioni nazionali di rilievo, non ha potuto contare su pregressi e consolidati legami politici o amicali. La vicinanza territoriale con Torre del Lago (la mecca del turismo estivo gay toscano) ed altri locali “friendly”, poi, deve averla fatta apparire agli occhi dei più sprovveduti o disinformati, come il paese del bengodi, un luogo tutto sommato vivibile... Questi, più di altri, sono i criteri che a mio parere, alla fine hanno prevalso - un tantino deludenti. “Il silenzio è connivenza” - con questo slogan accompagnammo la manifestazione del 6 settembre scorso organizzata per rispondere agli atti d’intimidazione e violenza che la comunità GLBTT locale ha subito e subisce più che altrove, in Toscana. Fa un certo effetto constatare che a nulla è servito sensibilizzare il movimento GLBTT toscano e nazionale. Il silenzio non è solo intorno ma anche fra noi, ci circonda e ammorba, siede al nostro fianco, si finge amico, nega l’evidenza e la sua gravità. Il Gay Pride del 2000 ha segnato una svolta sul modo di intendere e fare politica del movimento, più attento e propositivo, più visibile, responsabile e più utile, forse, almeno nelle intenzioni. Da allora la scelta fra le candidature per ospitarlo ha privilegiato le realtà maggiormente sofferenti, gravemente caratterizzate da episodi d’intolleranza e discriminazione, bisognose quindi di segnali forti e autorevoli, di appoggio e partecipazione, sostegno da parte della comunità GLBTT nazionale. Un monito alla cittadinanza e agli amministratori locali affinché si schierino contro ogni forma di discriminazione, li spinga ad affermare la cultura del rispetto, pari diritti e opportunità, e insieme un atto di solidarietà e presenza doveroso e rassicurante verso quei cittadini (gay ma non solo) che vivono sulla loro pelle minacce e violenze, pagano il prezzo più alto sull’altare della visibilità e dell’impegno attivo, quotidiano. Prima Padova, poi Bari – perché, a parte le risibili motivazioni addotte, adesso non Lucca? Forse che qui gli squadristi di Forza Nuova se picchiano un gay colpevole solo di aver sorretto uno striscione lo fanno senza far male? Se spaccano la vetrina di un libraio reo di aver dato ospitalità per la presentazione di un libro contro l’omofobia, poi gliela ripagano e si scusano? Se accerchiano una coppia di giovani lesbiche, in pieno giorno, in mezzo alla gente, e le minacciano, insultano, è perché sono solo bravi ragazzi un po’ annoiati ai quali si può perdonare l’eccesso di testosterone? Non sono questi motivi più che validi per non porsi nemmeno il problema di una candidatura? Le dichiarazioni seguite ad un progressivo innalzamento della tensione e sfociate in atti di violenza inequivocabili, non andavano in questa direzione? Cos’è cambiato nel frattempo? Perché? Non sarebbe stato meglio, e più coerente, far svolgere il Gay Pride nazionale in un luogo che si misura quotidianamente con le scritte omofobe, le minacce, le aggressioni, amministrazioni ostili che finanziano, appoggiano o tollerano gruppi neo-nazisti i quali, forti di questo e del silenzio/assenso che ammorba la vita civile nel nostro paese, possono sfilare indisturbati in nome e per conto della loro falsa democrazia, organizzare una manifestazione nazionale senza che la comunità GLBTT prenda una posizione netta e inequivocabile, incondizionata, dimostri una presenza che va oltre le parole di circostanza, le convenienze? Domande retoriche, lo so. Sulla faccenda “CASINA ROSSA”... A Lucca si è da poco inaugurata la discoteca Gay più grande d’Itaglia (l’errore ortografico non è una svista) che ha fatto due pubblicità, una per l’estero (fuori provincia) nella quale lo sbandierava fieramente, ed una distribuita in città nella quale lo ometteva cautamente (oh bravi, via…), ma come spesso succede ai segreti di pulcinella, prima sono seguiti sbugiardamenti cosmici così è deflagrato il caso e giù a far dichiarazioni, strumentalizzare a fini politici e commerciali l’inatteso evento: tutti a ricordarsi che solo due mesi fa uno sfigato (di destra!) è stato mandato all’ospedale solo perché sorreggeva lo striscione dei finocchi alla manifestazione del 6 settembre, tutti lì a rivendicare la paternità della beddissima pensata o a sostenerla (persino alcuni rappresentanti delle organizzazioni GLBTT più titolate che gli si torgono le budella perché la concorrenza è sempre sleale se non è roba loro!), in una sarabanda di esternazioni e interviste, fra indigeni che minacciano di cambiar casa se i finocchi varcheranno il confine, giornalisti che non fanno domande per telefono perché hanno intorno minori (sic!), fotografi che si intrufolano di nascosto in discoteca per rubare immagini di quello che probabilmente pensano sia uno scannatoio…
Poi, hanno cominciato a piovere telefonate anonime ai gestori della discoteca, scritte sui muri contro i “froci” rei di mostrarsi senza vergogna e di pretendere una vita “normale” (ancora...), volantini deliranti dei soliti Forzanovisti che possono tappezzarci la città e distribuirli impunemente incentivando l’odio e i preconcetti, esternazioni non meno offensive e pericolose dei politici locali che li avvallano, raccolte di firme per far chiudere il locale, minacce e pestaggi (non denunciati perché chi li ha subiti non può esporsi pubblicamente) da parte dei competitori commerciali in una guerra fratricida combattuta senza esclusione di colpi per impedire al concorrente di portare a casa la pagnotta... Vergogna, vergognatevi tutti! Se qualcuno si sta chiedendo che ruolo ha avuto ed ha in tutto questo “L’Altro Volto”, gli rispondo subito: nessuno e nessuno infatti ci ha interpellati perché, ma occorre ancora dirlo?, a Lucca i gay continuano a non esistere – non devono esistere per gli autoctoni e non contano per gli altri, ma quel che è peggio è il loro (nostro?) atteggiamento: allegra sottovalutazione? Mi pare un eufemismo... M’incazzo, sì, perché, manco fossi l’unica che qua ci vive, fatico (e il più delle volte non riesco) a far capire in che razza di girone dantesco stiamo sguazzando. No, non c’è proprio nulla di cui andar fieri, proprio nulla che possa ragionevolmente accontentarci. Non me ne frega niente che apra la “DiscoGay più grande d’Italia” a tre chilometri dall’arborato cerchio, non me ne frega niente che arrivino da chissà dove, organizzati da chissà chi, pulman carichi di finocchie che poi se ne torneranno al calduccio nelle loro rassicuranti e tolleranti cittadine (ma dove?!), non mi da alcuna soddisfazione pensare che la comunità (???) gay e lesbica locale, incrollabilmente velata, eternamente disimpegnata, disinteressata, potrà magari, per una volta, risparmiarsi la trasferta Lucca/Torre del Lago & C. - mi chiedo dove cazzo è la comunità gay/lesbica locale quando presentiamo i libri, facciamo le rassegne cinematografiche, subiamo le aggressioni, mostriamo la nostra faccia, ci firmiamo nome e cognome, parliamo dal palco e poi ci muoviamo in gruppo per sicurezza, partecipiamo alle riunioni del comitato organizzatore del Gay Pride e scopriamo moderatamente indigniandoci che Lucca è “fortunata” perché ha vicino la Babilonia ArciGay-turistico-commercial-marinaresca toscana e quindi “che ce lo facciamo a fare il Pride lì”… Sì, m’incazzo – ferocemente. È la mia intelligenza che si ribella, che ne esce offesa e sconfitta, più sola e isolata che mai. Da mesi chiediamo un incontro con il Sindaco, ma figuriamoci se lui ha tempo da perdere (sapesse noi, caro Fazzi, che nemmeno siamo pagati per fare di questa città un posto decente dove non solo i suoi figli possano sentirsi al sicuro, cittadini di seria “A”), da mesi mandiamo comunicati stampa alle redazioni dei quotidiani per pubblicizzare le iniziative culturali (mica feste modaiole o scollacciate) e dobbiamo sentirci onorati se ci degnano d’un trafiletto strimizzito in fondo all’ultima pagina, da mesi cerchiamo di organizzare una rassegna di film Gay e Lesbici adeguata (prime visioni in una sala cinematografica all’altezza dell’evento) ma non possiamo farla liberamente perché: 1) occorre appoggiarsi ai circolini che gesticono le sale e le programmazioni d’essai; 2) le pellicole devono passare il loro vaglio censorio perché mica possono fidarsi, chissà che razza di porcherie producono i gay e poi chissà quali oscenità saremmo capaci di proporre al verginale pubblico lucchese (ma fateci il piacere)! Ed ora, combattuti fra il desiderio (dovere) di difendere il primo locale pubblico di Lucca nato per accogliere senza pregiudiziali anche la popolazione eterosessuale (!) e la volontà (diritto) di non farci coinvolgere in una guerra fra gay per il dominio del mercato di settore, assistiamo a quest’impazzimento generale senza poter rispondere come sappiamo (con i contenuti, la qualità, il senso di responsabilità, la disponibilità al dialogo e alla partecipazione, la consapevolezza e la moderazione che ci distinguono) e del quale fanno le spese tutti, gay, friendly o meno che siano. Perché è il pluralismo, la libertà, la convivenza civile, la cultura del rispetto a risentirne, non una parte a vantaggio di un’altra… chi stenta a capirlo, o gioca sporco o ha l’intelligenza di un calamaro. Ognuno faccia i conti con la sua coscienza – se ce l’ha, se ne ha il tempo e la voglia. Io continuo a portarmi cucito sul cuore, con fierezza, il mio triangolo rosa - dall’alto della mia condizione, continuo a guardare l’altro volto dell’indifferenza, a qualsiasi categoria o ideologia appartenga, rifiutando con tutte le mie forze di farne parte. |
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