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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

"Il Messaggero", 14 Novembre 2001

 

Vasto (Chieti) - Un anno e quattro mesi di reclusione per violenza sessuale (pena sospesa) è la condanna inflitta dal Tribunale di Vasto ad una giovane donna di Monteodorisio (Chieti) per una relazione omosessuale durata sei anni con una sua vicina di casa, oggi diciannovenne. L’accusa aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione.

La donna, G.P., 28 anni, era accusata anche di sequestro di persona, un’accusa dalla quale è stata prosciolta quando i suoi legali hanno dimostrato che il tempo in cui la ragazza rimaneva in sua compagnia, nella casa dove la donna abitava e dove la invitava ad entrare quando non erano presenti i genitori, era limitato ai momenti di intimità. In origine, a G.P. era stato contestato anche il reato di riduzione in schiavitù dal quale era stata però prosciolta nell’udienza preliminare.

La vittima della vicenda è una sua vicina di casa, V.F., che all’inizio della relazione aveva 13 anni. Solo dopo molto tempo i genitori della minore avevano notato che la figlia si comportava in modo non consueto e, dopo avere parlato con lei, avevano denunciato la relazione ai carabinieri.

 

Da “Notizie Omosessuali Italiane” - 3 Ottobre 2001

 

Un caso nei pressi di Vasto: anni fa, una ragazza di 13 anni avrebbe avuto una relazione con una vicina 22enne, ma ora la accusa di averla sequestrata e violentata.

La storia, una presunta relazione lesbica che coinvolge una minorenne, è di quelle che sconvolge il quieto vivere della piccola cittadina dell'entroterra abruzzese in cui si è svolta. A farla venire alla luce, il processo intentato dai genitori della ragazza che al tempo della relazione, era minorenne. Ma vediamo i fatti.

L'amore lesbico è iniziato nel 1992 tra Sara e Viviana (i nomi sono di fantasia) all'epoca 13 anni la prima e 22 la seconda, ed è terminato nel 1997. Cinque anni che, sembrerebbe, sono stati carichi di amore, ma anche di situazioni particolari. Quando il rapporto finisce Sara entra in depressione, piange in continuazione, e così i genitori si decidono a portarla da uno psicologo, al quale la ragazza rivela tutto. Scatta la denuncia, un'inchiesta viene avviata e si arriva persino alla contestazione del reato di riduzione in schiavitù, per il quale poi il Gup proscioglierà Viviana, incriminandola di violenza carnale e sequestro di persona.

Secondo quanto rivela Sara, Viviana l'avrebbe «violentata, costretta a subire rapporti intimi e perfino chiusa a chiave». Dal canto suo, l'accusata si difende dicendo che «era solo un'amicizia», salvo poi presentare in aula alcune lettere d'amore scrittele da Sara.

Il processo, dopo le testimonianze, prosegue a porte chiuse, ed è stato aggiornato al 13 novembre quando ci dovrebbe essere la sentenza.

 

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