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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Di Simone Navarra - “Il Nuovo”, 23 Ottobre 2001

 

ROMA - Un uomo è stato ucciso nella sua abitazione, in via dei Pioppi, nel quartiere popolare di Centocelle. Si chiamava Benito Giacalone, 59 anni, abitava da solo. E' stato trovato riverso sul letto, seminudo, con le mani legate alla spalliera da dello scotch da pacchi, la bocca tappata sempre con lo stesso nastro adesivo. Sul corpo non c'erano tracce evidenti di violenza. A dare l'allarme è stato un vicino di casa che ha notato la porta d'ingresso del piccolo appartamento semichiusa. La dinamica dei fatti fa pensare a un omicidio di natura passionale, forse maturato nell'ambiente gay. La vittima era omosessuale e nel passato aveva anche vissuto con un uomo che presentava come parente. Le indagini però del sostituto procuratore Francesco Piolino e di Bruno Failla, a capo della terza sezione della squadra mobile al momento lasciano aperte tutte le ipotesi.

Benito Giacalone si faceva chiamare "Giorgio" e malgrado abitasse nel quartiere da quasi trent'anni non era molto conosciuto, la maggior parte delle persone lo ricordano soprattutto per la sua passione per gli animali e per le piante. In casa a fargli compagnia aveva due tartarughe e sei cani, uno Yorkshire di sua proprietà e "in affidamento" aveva anche una cagna del benzinaio di via dei Pioppi che aveva partorito da poco quattro cuccioli. Una stanza dell'appartamento era poi lasciata agli uccelli che tra le quattro mura erano tenuti completamente liberi. Quanto tenesse anche all'altra passione, quella del pollice verde, è ben visibile anche guardando dall'esterno il terrazzino del terzo piano, tutto ingombro di vasi e foglie da somigliare a una serra. Tanto che la vicina del piano di sotto, proprio per questo motivo, aveva con Giacalone frequenti discussioni.

"Giorgio" era un sarto in pensione, come racconta l'ex amministratore del condominio, Paolo Labate. E' lui quasi a confermare l'omosessualità discreta della vittima, un uomo minuto che come unico vezzo aveva quello di tingersi talvolta i capelli. Il negozio di sartoria, fino a una ventina di anni fa, si trovava in via di Tor de' Schiavi, poco lontano da Centocelle. Poi però quell'attività era stata sostituita da un servizio di toeletta per cani. Interrotta anche quella avevacominciato a lavorare come insegnante di taglio e cucito presso un istituto. Negli ultimi però era andato in pensione e si era ritirato da qualsiasi attività. Negli ultimi tempi però si era avvicinato alla comunità dei neocatecumenali della parrocchia di zona, e il martedì e il venerdì frequentava la parrocchia di San Felice da Cantalice, che è la più grande del quartiere.

Chi lo conosceva bene, come il benzinaio o il fruttivendolo, stenta a credere quanto sia accaduto: "E' impossibile - spiega uno - Una persona così gentile ed educata. Chi poteva volergli del male? Giorgio era sempre dalla parte dei deboli e degli indifesi, raccoglieva le bestie in strada, le curava. Un uomo d'oro. Molto riservato". Gioia, una giovane vicina spiega: "Stamane non lo abbiamo visto. Poi, mi hanno detto quello che è successo. Un dramma. Povero Giorgio, non sapeva fare male a una mosca. Mi dispiace tantissimo. Condividevamo l'amore per gli animali. Ora chi si prenderà cura dei suoi cani e degli uccelli?". "Dava aiuto a troppa gente. E' stato ucciso perché era troppo buono, si fidava di tutti", conclude il benzinaio.

Una delle due sorelle arriva in lacrime e non dice nulla. Ha gli occhi pieni di lacrime, il volto rosso, l'aria di chi non sa spiegare quel che è accaduto. Più tardi agli investigatori dirà solo che domenica scorsa Benito era andato a pranzo e che era stato tutto tranquillo. Per gli inquirenti il lavoro non sarà facile. Le strade percorribili sono molte. Nulla a quanto sembra è stato rubato e non ci sono segni evidenti di colluttazione e la casa sembra in ordine. Ma in fondo a tutto c'è il modo con cui è stato trovato. Lo scotch da pacchi che aveva sulla bocca lasciava scoperto il naso e permetteva quindi di respirare. Però, lui per qualche motivo, ha smesso di farlo.

 

Caccia a due biondini, forse stranieri

“Il Mattino”, 25 ottobre 2001

 

Pochi i punti certi sull'omicidio di Benito Giacalone, 59 anni, ex maestro di sartoria, trovato cadavere martedì pomeriggio, legato al letto nella sua abitazione a Centocelle. Gli investigatori cercano di mettere a fuoco le sue frequentazioni. Benito Giacalone viveva la sua omosessualità in modo molto discreto. Contattava giovani stranieri dell'Est. Per ora gli investigatori seguono la pista dell'omicidio a scopo di rapina. La tragica fine del sarto e amante degli animali assomiglierebbe ad altri avvenuti nella capitale che hanno colpito omosessuali. S'ipotizza, quindi, che a legare e a imbavagliare l’uomo possano essere state persone conosciute occasionalmente e portate dal sarto nella sua abitazione, in via dei Pioppi 62. Si parla con insistenza di due giovani "biondi".

 

“Il Gazzettino”, 1° Marzo 2003

 

Roma - Un gioco erotico finito male, con la morte imprevista di Benito Giacalone, 59 anni, sarto omosessuale, trovato senza vita nella sua camera da letto il 23 ottobre di due anni fa.

Dopo mesi di indagini la squadra mobile romana ha arrestato i due presunti responsabili dell'omicidio avvenuto in via dei Pioppi, a Centocelle. Si tratta di due immigrati romeni, Vasile Buza, 32 anni, e il nipote Gherghe Razvan Tamboi, 23 anni, entrambi manovali, accusati di omicidio volontario.

I romeni sono stati rintracciati in un appartamento di Ladispoli grazie alla ricevuta di un bonifico internazionale di 400 mila lire effettuato da un ufficio cambi della Capitale verso una famiglia residente a Virgnoni, un piccolo centro in Romania, pochi giorni dopo l'omicidio Giacalone. Nell'appartamento del sarto, trovato completamente a soqquadro, la polizia trovò infatti un biglietto dove la vittima aveva annotato il nome Vasile e la scritta Virgnoni-Romania. Grazie alla collaborazione delle autorità romene, la squadra mobile è riuscita a identificare Vasile Buza che, messo alle strette, ha ammesso di aver conosciuto il sarto insieme al nipote. L'incontro sarebbe avvenuto in un parco pubblico in viale Palmiro Togliatti, dove Giacalone era solito portare a spasso il cane. Fra il sarto e i due romeni era subito nata una simpatia e l'omosessuale aveva deciso di aiutare la coppia in cerca di lavoro. Durante l'ultimo incontro, avvenuto diciotto ore prima del ritrovamento del corpo di Giacalone, è però successo qualcosa di terribile.

La vittima è stata legata mani e piedi al letto forse nel corso di un tentativo di aggressione o di un gioco erotico. Quindi i due romeni gli avevano tappato la bocca con un pezzo di nastro adesivo che ha però finito per soffocarlo, come ha dimostrato l'autopsia.«Non volevamo ucciderlo - si sono giustificati i romeni - ma solo renderlo inoffensivo. Tanto che abbiamo lasciato aperta la porta di casa perché qualcuno prima o poi si accorgesse di lui».

In effetti, 18 ore dopo il decesso del sarto una vicina di casa entrò nell'appartamento scoprendo il cadavere. Nell'abitazione del sarto, in pessime condizioni igieniche, la polizia trovò un centinaio di pappagalli, alcuni in gabbia, altri in libertà, tanto che alcuni investigatori furono poi costretti a ricorrere al cure mediche per evitare il rischio di infezioni.

 

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