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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

“Il Mattino di Padova” - 2 Settembre 2001

 

Un sessantacinquenne, sposato, riconosce a un «ragazzo di vita» (che di giorno lavora) una prestazione: l'incontro avviene in auto, in via Belzoni. «O mi dai mezzo milione oppure racconto tutto alla tua famiglia». Il cliente ha tirato fuori soldi una prima volta, ma alla seconda richiesta è andato dai carabinieri.

Un rapido incontro di sesso a pagamento - in auto, in zona Portello - tra un sessantacinquenne, operaio, che abita nella Bassa e un ragazzo di 26 anni, pure lui residente in qualche paese della Bassa. Sulle spalle, entrambi, una vita spezzata a metà, dove quell'omosessualità sacrificata a chissà quale prezzo alla «normalità», la notte riemerge e pareggia i conti di un difficile equilibrio.

E così, il primo, sposato e padre di famiglia, ogni tanto la sera cerca e paga la compagnia di altri uomini; il secondo, una vita da single ancora con i genitori, di giorno è al lavoro come rappresentante e di notte passeggia su e giù per via Belzoni e via Loredan, a vendere prestazioni sessuali.

I due si sono incontrati la sera del 19 agosto, l'accordo era un rapporto orale in cambio di 50 mila lire. Tutto si è svolto come da copione solo che il «ragazzo di vita» si è spinto oltre: ha rubato al cliente il portafoglio con dentro 100 mila lire e documenti e nei giorni successivi ha cominciato a ricattarlo telefonicamente, con richieste di mezzo milione al colpo, altrimenti avrebbe raccontato tutto alla sua famiglia. Il poveraccio caduto in trappola in un primo momento ha ceduto e pagato, ma poi si è deciso a rivolgersi ai carabinieri: raccontare l'accaduto non è stata faccenda delle più semplici, ci sono voluti un bel po' di giri di parole senza contare l'effetto paralisi causato dal terrore che qualcosa arrivasse all'orecchio di sua moglie. Comunque, alla fine, denuncia è stata fatta e il ricattatore è stato identificato e trovato: ora deve rispondere di furto aggravato, estorsione e tentata estorsione.

E' la sera del 19 agosto. L'operaio di 65 anni parte da casa e arriva a Padova in cerca di compagnia maschile. Bazzica le zone dove si concentra tale offerta, quelle attorno al Portello, e in via Belzoni incontra il ragazzo. Non si sa se i due si conoscessero già, se quello fosse uno dei tanti rendez vous oppure se ad avvicinarli sia stato solo il caso. Comunque sia, una breve trattativa porta all'accordo per un rapporto orale: 50 mila il prezzo richiesto e accettato (pagamento anticipato), l'auto del cliente l'alcova, una viuzza nascosta lo scenario. Nell'abitacolo succede quel che deve succedere e anche di più. Ovvero, il ragazzo, pur impegnandosi in quello per cui era stato pagato, allunga pure le mani e sfila il portafoglio dalla tasca del sessantacinquenne. Il quale, comprensibilmente distratto, lì per lì non se ne accorge. Non dura granché l'incontro e, una volta finito tutto, i due si salutano e il giovane se ne va con tutta la rapidità che il caso impone. Non passa un pugno di secondi che il cliente si accorge di essere senza portafoglio: nulla può fare, e se ne torna a casa per niente tranquillo. Ma proprio per niente. E infatti il giorno dopo gli arriva una telefonata: «Vuoi i tuoi documenti? Dammi 500 mila lire», seguono gli accordi per vedersi. Il ricattato cede: durante l'incontro, a Padova, il mezzo milione passa di mano e così pure i documenti, che il ragazzo restituisce al proprietario. Sembra tutto finito ma no, il giorno dopo squilla ancora quel maledetto telefono di casa: «Voglio altre 500 mila lire altrimenti racconto tutto a tua figlia»: a questo punto l'uomo non ci sta più e, dopo un travagliato pomeriggio, si decide a chiedere aiuto ai carabinieri. A loro racconta, tra un imbarazzo e l'altro, tra ritrosie e mezze frasi, quello che è successo: una faticaccia far luce sull'episodio ma alla fine la faccenda risulta sufficientemente chiara. E' il 22 agosto, scatta la denuncia. Pochi giorni dopo il ricattatore viene rintracciato e accusato di furto ed estorsione.

 

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