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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Riconosciuta al romeno l’attenuante della provocazione

Di F. B. - “La Stampa”, 23 Ottobre 2004

 

ASTI - Colpevole, ma con l’attenuante della provocazione e di aver in qualche modo reagito a pesanti avances sessuali. Il giudice Aldo Tirone ha condannato ieri a 6 anni e 4 mesi il romeno Adrian Budris, 35 anni, per aver ucciso con una trentina di coltellate lo stilista trevigiano Ezio Ascari, 68 anni. Il delitto, a sfondo omossesuale, nell’appartamento della ditta astigiana di confezioni in pelle «John Peter» (zona industriale di corso Alessandria), dove la vittima lavorava da tre anni. Era accaduto nel giugno 2003. L’assassino, reo confesso, poche ore dopo il delitto si era costituito ai carabinieri della Stazione di Tirano (Sondrio). Aveva raccontato di aver preso l’auto della vittima, una Peugeot 307 grigio metallizzata e di aver raggiunto Milano: poi di essere salito su un treno diretto in Valtellina. Un racconto ripetuto anche ieri, davanti al giudice, con l’assistenza del legale, Maurizio Lattanzio, che alla fine ha riconosciuto al giudice di «aver deciso davvero secondo coscienza, tenendo conto della realtà dei fatti e delle circostanze in cui è maturato il delitto, comminando al mio assistito una pena adeguata». (Il pm, Enrico Corucci ha invece chiesto 10 anni). L’extracomunitario aveva conosciuto Ascari poco prima del delitto in un bar vicino alla stazione ferroviaria. Budris, che in Romania faceva l’imprenditore, aveva poi avuto delle difficoltà economiche e si era deciso a venire in Italia alla ricerca di lavoro. Dopo Milano, era arrivato a Torino e poi a San Damiano, da alcuni connazionali, prima di approdare ad Asti. Qui sarebbe stato «abbordato» da Ascari e invitato nel suo alloggio. Secondo quanto è emerso anche nel dibattimento (rito abbreviato, a porte chiuse) Budris avrebbe reagito alle pesanti avances dello stilista, colpendolo poi con una serie di coltellate. Poi, come inebetito, era fuggito dall’appartamento, incominciando il suo tour con l’auto della vittima che lo aveva portato fino al confini con la Svizzera. Determinante, anche ai fini dell’attribuzione della pena, il fatto che sia stato lui a costituirsi: era privo di permesso di soggiorno e sarebbe stato difficile risalire all’assassino in mancanza di elementi certi di identificazione. Ieri in tribunale non c’erano familiari della vittima che lascia moglie e due figli e che hanno sempre respinto con sdegno le insinuazioni sulla vita privata del congiunto.

 

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