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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

“Il Nuovo”, 16 Luglio 2001

 

Francesco Alessandro Bertorini

ROMA - Gli agenti del 113 sono stati avvertiti, attorno all'una, da alcuni giovani che passeggiando avevano notato il cadavere. C'era un corpo, abbandonato, nascosto dietro un cespuglio, vicino piazza di Porta Capena. La vittima è Francesco Alessandro Bertorini, 26 anni, di origine sarda. Era senza vestiti dalla vita in giù, e aveva la testa fracassata. Secondo un primo esame la causa della morte sarebbero proprio i colpi al capo, portati con una spranga. Ma al momento sono possibili solo delle ipotesi. Anche se durante il sopralluogo degli investigatori non è stata trovata sul posto nessuna arma del delitto le prime ipotesi investigative, fanno propendere per un omicidio che sarebbe avvenuto proprio nel luogo dove è stato trovato il cadavere. Ma ci sono molte cose non chiarite.

Il giovane viene descritto da chi lo conosceva come un ragazzo fragile, orfano di padre. La madre, in questo periodo, era in vacanza in Sardegna. Il ragazzo era il compagno di un attore di una compagnia di musical, attualmente impegnato nella messa in scena di "Emozioni", per la regia di Sergio Japino. Nello stesso spettacolo recita anche Vladimir Luxuria. Proprio ieri la vittima aveva assistito alle prove della rappresentazione, senza però prendere parte alla festa successiva. "Ho da fare", si era giustificato con chi lo aveva invitato. Il suo compagno è stato ascoltato nella notte dalla polizia.

Il fatto che Bertorini, a quanto sembra, non sia stato derubato né del portafoglio e nemmeno della catenina d'oro fa supporre che siano altri i motivi dell'omicidio. Vicino al cadavere sarebbe stato ritrovato anche il telefono cellulare della vittima. Gli agenti della quinta sezione della squadra mobile sono orientati a pensare che il delitto sia avvenuto nell'ambito del mondo omosessuale, ma anche su questo le certezze sono poche.

 

Arrestato l'assassino del giovane Francesco Bertorini ucciso il 16 luglio scorso a Porta Capena

“larepubblica.it”, 11 Agosto 2001

 

ROMA - E' Attilio Sestu, 41 anni, l'assassino di Francesco Bertorini, l'omosessuale di 25 anni ucciso la notte del 16 luglio scorso a Porta Capena, nella capitale. Lo hanno individuato e arrestato gli investigatori della squadra mobile. L'autore del delitto, che ha confessato di aver colpito la sua vittima dopo un incontro sessuale, aveva già compiuto un omicidio: avvenne nel 1984, a Castelgandolfo, contro una prostituta, morta a causa delle bastonate che lui le aveva inferto. Per questo l'uomo era stato condannato a 19 anni, e scarcerato lo scorso anno con obbligo di dimora (obbligo terminato nel giugno 2001).

Francesco Alessandro Bertorini fu trovato morto all'una di notte del 16 luglio, con la testa fracassata ed il corpo seminudo in un cespuglio vicino Porta Capena. A trovare il cadavere furono alcuni giovani che chiamarono il 113. Gli investigatori accertarono che il giovane era stato ucciso con un colpo di spranga, sferrato dopo un rapporto sessuale consumato al riparo di un cespuglio.

La vittima, descritta da chi lo conosceva come una persona fragile, era il compagno di un attore della compagnia di musical che sta mettendo in scena "Emozioni" a Roma, per la regia di Sergio Japino.

 

Il criminologo Francesco Bruno: «Colpisce per mascherare la propria impotenza».

Di Antonella Stocco - "Il Messaggero", 12 Agosto 2001

 

Ma chi è davvero Attilio Sestu? Uno sbandato, un piccolo ladro rimasto impigliato per due volte nel delitto, in una vita maledetta dal destino? O forse un killer seriale, un doppio assassino che non può non uccidere quando si specchia nella sua doppia sessualità, nella sua incerta identità di maschio in bilico tra le notti a Monte Caprino, gli incontri con le prostitute, una relazione appena accennata con una ragazza che gli voleva bene. In mezzo alla vita, 15 anni di carcere, l’inutilità del carcere certificata da due delitti. Uno prima, uno dopo. Una donna e un omosessuale: "Barbara", che Sestu ha assassinato nel lontano ’84, a colpi di pietra. "Barbara" gettata nel lago di Albano. E Francesco esile come una ragazza, Francesco che voleva fare l’amore tra i cespugli a Porta Capena ma Sestu non ci è riuscito ed ha ucciso ancora. Lo ha strangolato, per non sentire le sue parole. Gli ha fracassato la testa con un ramo per ridurlo al silenzio. «Perché una persona ne uccide un’altra....non so. Ma l’ho fatto, l’ho colpito e devo pagare, come ho pagato per la prima volta» sono state le sue parole durante la confessione.

La prima volta Attilio Sestu aveva 24 anni e forse non era solo quando ha ucciso "Barbara" sull’orlo del lago. Prima ancora, è sempre il suo racconto in questura, frequentava Monte Caprino «quando ero ragazzo, però non ero omosessuale». In quegli anni a Monte Caprino su consumò uno dei tanti delitti con vittime gay rimasti irrisolti. E quella vittima, Salvatore Pappalardo, un operaio di 36 anni massacrato a bastonate sembra da più assassini alla fine di aprile dell’82, è diventato un simbolo della ferocia mai punita, il primo segnale di un vortice di violenza e morte culminato in decine di delitti contro gay in tutta Italia attraverso gli anni ’90. Sestu era in carcere, prima a Velletri, poi a Frosinone, condannato a 19 anni per l’omicidio di "Barbara".

Fuori, intanto, un pluriomicida che gli assomiglia uccideva un omosessuale, sposato e padre di famiglia; conduceva una vita quieta e normale per dieci anni e poi uccideva ancora, questa volta tre prostitute, prima di essere preso. E’ Andrea Matteucci, soprannominato "il mostro di Aosta", una mente parallela a quella di Attilio Sestu. Un altro "killer di passaggio".

«Il killer di passaggio attraversa indifferentemente ruoli e situazioni diverse. E l’impulso di uccidere è fluttuante tra diversi obiettivi, così come in questi casi è indeterminata l’identità sessuale dell’assassino che non riesce ad avere rapporti con gli uomini e nemmeno con le donne; odia tutti e uccide per mascherare di potenza la sua impotenza» spiega il criminologo Francesco Bruno che, analizzando la mappa dei delitti contro gay in Italia negli ultimi vent’anni, aveva già ipotizzato la stessa mano in più serie di omicidi. «Attilio Sestu, e gli investigatori sono stati molto bravi nell’individuarlo e arrestarlo, ha il profilo del killer seriale vero e proprio, avvolto in un bozzolo di motivazioni varie ma analoghe - prosegue il professor Bruno -. Così come un killer di mafia o di un nucleo eversivo è prima di tutto un assassino seriale nel profondo di se stesso; a sua volta immerso in motivazioni criminali o politiche. Sestu ha scontato quindici anni di carcere che sono scivolati sulla sua mente senza cambiarlo e senza guarirlo.

Quindici anni inutili, quando avrebbe dovuto essere curato quantomeno in un ospedale psichiatrico giudiziario. Oggi ha quarant’anni ma il tempo per lui si è fermato nell’attimo del delitto sul lago». Ecco l’inutilità della pena, Sestu che torna in carcere sempre per un delitto a sfondo sessuale; Sestu che dice à giusto così e forse nemmeno questa volta sarà curato.

Ma un segnale positivo è stato dato, e il presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini si complimenta con la polizia che «con i risultati raggiunti ha interrotto la catena di delitti dei gay di cui Roma soffre più di altre città». E Massimo Consoli, "padre" del movimento omosessuale italiano, rammenta come già nel ’93 la collaborazione tra questura e attivisti gay incrinò l’omertà che negli anni si era addensata intorno a una serie di omicidi. «Il fatto che questa volta l’assassino non sia un extracomunitario conferma i mie dati: gli omicidi diminuiscono mentre aumentano le rapine - spiega Consoli -. Vuol dire che i ragazzi di vita stranieri e clandestini calcolano bene la differenza tra la condanna per un delitto e quella per rapina. Se prima rapinavano e poi uccidevano per paura di essere riconosciuti e denunciati, ora corrono il rischio pur di non ritrovarsi ricercati per omicidio. Anche perché sanno che le rapine non le denuncia quasi nessuno». E il circolo Mario Mieli invita «a non abbassare la guardia. Ci sono ancora tantissimi casi di omicidi irrisolti, oltre alle violenze e alle aggressioni; la comunità gay, lesbica, bisessuale e transgender deve rifiutare l’omertà, essere sempre vigile ed evitare i comportamenti a rischio». Il "Mario Mieli" annota che non si è certo attenuato il sentimento di dolore e rabbia per l’assassinio di Francesco Bertorini e auspica che venga presto approvata in Parlamento, sull’esempio della normativa statunitense sui crimini dell’odio, una legge contro le discriminazioni anche per orientamento sessuale e identità di genere.

 

 

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