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Aggiornato
Venerdì 26-Gen-2007
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Di Paola Naldi - "Il Resto del Carlino", edizione di Bologna, 11 Gennaio 2003
«Sono passati dagli insulti alle mani senza nemmeno darci il tempo di capire ciò che stava succedendo. Sporchi froci, fermatevi. E quando con la coda dell’occhio ci siamo resi conto di essere inseguiti da un gruppetto di “teste rasate”, abbiamo iniziato a correre». Un’aggressione in piena regola quella che giovedì notte, poco dopo le 23, è andata in scena sotto i portici di via Sant’Isaia. Vittime di questa vera e propria “spedizione punitiva” due gay di 25 anni, G. N. e A. B., originari rispettivamente di Siracusa e di Brindisi ma residenti da anni sotto le Due Torri. «Avevamo appena parcheggiato l’auto» - racconta uno dei due giovani nei locali del “Cassero” di via don Minzoni - «Siamo passati davanti a un pub: non so nemmeno come abbiano fatto a vederci, certo è che sono usciti in strada e uno di loro ci ha urlato di fermarci. Abbiamo capito subito che qualcosa non andava e abbiamo accelerato il passo, ma loro ci hanno raggiunti». Un gruppetto di sette, tutti con le teste rasate e con il look tipico degli skinhead: pantaloni negli anfibi e bretelle in evidenza. Una scena da “Arancia meccanica” farcita da insulti e improperi. «Sono volati calci e pugni» - continua G. N. - «Poi mi hanno colpito con quella specie di guinzaglio di cuoio. Cinquanta metri di terrore prima di trovar rifugio nell’Internet Point ancora aperto. Lì ci hanno soccorso e hanno dato l’allarme. I carabinieri sono andati dritti dritti nel pub: il gruppetto era ancora lì. Spero proprio li abbiano identificati tutti. Noi abbiamo concluso la serata all’ospedale: trauma cranico e 4 giorni di prognosi». «Negli ultimi anni - ha commentato il presidente di Arcigay, Sergio Lo Giudice - in città si è registrato un incremento di aggressioni a omosessuali. Un fenomeno inquietante che esige risposte dure». |
I testimoni
"Li
ho visti entrare nel locale doloranti e spaventati a morte"
Parla il gestore dell'Internet Point in cui si sono rifugiati i due ragazzi
Di Paolo Cascella - "La Repubblica", 11 Gennaio 2003
"Sono stato io a chiamare i Carabinieri, quando quei due sono piombati qui. Erano spaventati a morte, uno si teneva una mano sulla testa, dove era stato colpito, qui dietro, alla nuca. No, non perdeva sangue. Ma gli faceva male. Non avevamo ghiaccio, gliel'abbiamo tamponata con un po' di neve fresca presa in strada". Luca lavora all'ML, l'Internet point di via Sant'Isaia dove si sono rifugiati i due ragazzi picchiati. Persone che lui conosce bene. "Sono nostri clienti, vengono qui una due volte alla settimana. Stavano venendo qui anche quando sono stati malmenati. No, non so come si chiamino, ma solo perché non ho memoria per i nomi. Forse anche per questo si sono rifugiati da noi". L'altra sera Luca ha sentito gridare in strada, molto vicino al negozio. Erano circa le 11. "Mi sono affacciato, anzi sono proprio uscito per vedere cosa stava succedendo. A pochi metri c'erano i nostri clienti che correvano, avevano dietro sette, otto persone che li inseguivano e li colpivano. Mi sembra che avessero in mano una catena o qualcosa di simile. Quello in testa al gruppo sembrava un naziskin, capelli quasi a zero, bomber e anfibi. I nostri clienti si sono fiondati nel locale, erano terrorizzati. Uno aveva anche perso il cellulare. Io sono uscito di nuovo. Volevo capire cosa stessero facendo quegli altri. Erano fuori, quando mi hanno visto, si sono allontanati, sono scappati nel pub qui vicino, lo Snap". Luca allora ha chiamato i Carabinieri. "Ma quando sono arrivati, i clienti non volevano neppure salire sulla "gazzella" per andare al pub a identificare gli aggressori. Avevano ancora troppa paura. Dicevano che sono stati assaliti senza nessuna ragione. Si erano accorti di quel gruppetto che li aspettava in strada per picchiarli. Sì credo che siano omosessuali, ma è solo una sensazione". Pochi metri più in là, allo Snap, sempre sotto i portici di via Sant'Isaia, la seconda scena dell'aggressione. Dice Stefano, il gestore: "Noi non ci siamo accorti di niente, perchè qui non era successo niente. Abbiamo visto soltanto un gruppo di ragazzi uscire e poco dopo rientrare. Avevano bevuto? Può darsi. Probabilmente c'è stato un litigio fuori per qualche ragione. Comunque a distanza di qualche minuto sono arrivati i Carabinieri. Hanno identificato molti clienti, non so se tra loro ci siano quelli che hanno picchiato quei due, perché mi sembra che le vittime non siano stati in grado di riconoscerli. Forse per troppa paura. Quando hanno finito i Cc li hanno riportati all'Internet point". Però Stefano dice che si è fatto un'idea di chi possa aver partecipato all'agguato. "Un gruppetto di giovanissimi, ma non sono naziskin. Direi anzi che le loro simpatie vanno piuttosto a sinistra. Sì, sono skin heads. D'altra parte questo non è un locale frequentato in particolare dall'estrema destra. Le dico anche un'altra cosa, se quelle due persone sono state davvero aggredite, e hanno bisogno della nostra collaborazione, noi siamo disponibili ad aiutarli. Scriva pure che siamo pronti". |
"La Repubblica", 17 Gennaio 2003
Sono state denunciate in stato di libertà quattro delle sette "teste rasate" che una settimana fa hanno aggredito a Bologna due giovani gay, uno originario di Siracusa, l’altro di Brindisi. Si tratta di un bolognese, due pugliesi e un lombardo, dai 24 ai 39 anni, che giovedì sera in via Sant’Isaia hanno prima insultato, poi picchiato e derubato i due omosessuali. Mentre proseguono le indagini per identificare gli altri tre della banda, per i loro compagni è scattata l’accusa di rapina aggravata in concorso, lesioni e ingiurie. L’aggressione era avvenuta alle 11 di sera. I due amici camminavano per il centro quando da un pub sono usciti i sette ragazzi. I due giovani hanno tentato di fuggire ma sono stati raggiunti. Il ragazzo siciliano è stato colpito alla nuca con un guinzaglio. È stato poi dimesso dall’ospedale con una prognosi di quattro giorni per trauma cranico di terzo grado. |
Da "Pride" di Febbraio 2003
Due ragazzi gay di 25 anni sono stati aggrediti da un gruppo di teste rasate fuori da un pub del centro di Bologna la sera del 9 gennaio scorso. Stavano camminando per la strada quando sono stati insultati e attaccati da sette naziskin, alcuni dei quali sono stati identificati e denunciati per ingiurie, lesioni e concorso in rapina aggravata. Uno dei due malcapitati ha ricevuto un colpo in testa con un grosso guinzaglio di cuoio (quattro giorni di prognosi per trauma cranico) e l’altro è stato preso a calci e pugni e alla fine derubato del telefono cellulare. Poi gli aggrediti sono riusciti a scappare e a chiamare i carabinieri, che hanno immediatamente rintracciato alcuni degli aggressori, tornati al pub a bere con gli amici come se nulla fosse successo. Picchiare froci non è evidentemente un episodio così straordinario da giustificare sconvolgimenti nelle abitudini sociali. Il fatto raro è casomai che i due aggrediti abbiano voluto sporgere denuncia e che l’Arcigay abbia dato il massimo risalto all’accaduto, ricordando che a Bologna, nonostante la fama di città gay friendly, le violenze contro gli omosessuali non sono un fenomeno così raro. Il sociologo Marzio Barbagli, in una dichiarazione all’"Unità", ha tuttavia invitato a non drammatizzare: «Sebbene l’aggressione sia sicuramente preoccupante e da condannare», ha spiegato, «mi pare di poter dire che si tratta di un episodio isolato ad opera di frange estreme e quindi non particolarmente allarmante. Bologna è ancora la città con una presenza più significativa degli omosessuali, la “San Francisco italiana”, e se è vero che il senso civico in città è calato, non credo che il tessuto sociale si sia logorato». |
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