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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Condannato il gigolò dei gay - Sei anni e otto mesi al marocchino che rapinava gli amanti

Di S.T. – “La Tribuna di Treviso”, 28 Marzo 2003

 

Con quell'aria un po' così, lineamenti delicati e occhi color della notte, faceva strage di cuori tra gli omosessuali trevigiani. Sesso a ore, ma non solo: anche relazioni affettive durature. Soltanto che, stando alle accuse, il marocchino Rachid Nadi, 29 anni, la residenza a Nizza Monferrato e il luogo degli «affari» a Treviso, aveva il vizietto di rapinare i suoi più fedeli amanti. Per questo, ieri mattina, il collegio presieduto da Francesco Pedoja (Angelo Mascolo e Bruno Casciarri a latere) ha condannato il giovane a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

Tre le rapine contestate a quello che il pm Giuseppe Salvo ha definito «uno sventurato gigolò»: quella ai danni del ristoratore di Ponzano F.Z. di 51 anni; del sarto trevigiano S.B. di 67 anni; di un riparatore di pianoforti di Treviso, G.M. di 88 anni.

Il primo colpo, in ordine di tempo, risale al 29 luglio dello scorso anno quando Rachid colpisce con un punteruolo il ristoratore derubandolo di 1 milione 700 mila lire. Il 3 gennaio scorso, invece, il giovane punta un coltello a serramanico allo stomaco di S.B. facendosi consegnare 400 mila lire. Il terzo colpo risale al 25 febbraio scorso quando il giovane, insieme con un complice, avrebbe picchiato in testa con un bastone l'anziano G.M., sottraendogli 400 mila lire.

Episodi che il giovane, sentito ieri mattina, ha negato con decisione: «Sono stato operato al cervello e ho problemi al cuore. Sono invalido: quando non riuscivo a trovare un lavoro battevo in via Pinelli». E' li che sarebbe stato avvicinato dal ristoratore: «Veniva con la sua Opel, mi chiese perché facevo la vita e mi offrì di lavorare nel suo ristorante. Io accettai, dovevo però andare a letto con lui una, due volte la settimana». Nessuna rapina a F.Z. e neppure al sarto S.B.: «Lui mi passava dei soldi quando ne avevo bisogno: mi pagò anche un biglietto di andata e ritorno al mio Paese. Perché avrei dovuto aggredirlo?». Quanto a G.M., il giovane ha spiegato di essere andato qualche volta nel suo laboratorio per chiedere un lavoro di falegname, assicurando di non essere mai entrato nel negozio. Una ricostruzione che non ha convinto l'accusa: il pm aveva chiesto una condanna severissima a 10 anni e 11 mesi sottolineando «l'abitualità nel delitto di questo sventurato gigolò che individuava le propre vittime tra i più deboli e che le selezionava con modalità odiose, consapevole del fatto che erano ricattabili». Il difensore, l'avvocato Rosa Parenti, aveva invece sollecitato l'assoluzione sottolinenado come nel corso del dibattimento non fossero emerse testimonianze schiaccianti contro il giovane marocchino.

Il tribunale ha deciso la condanna, riconoscendo la continuazione nelle tre rapine.

 

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