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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Arrestato in flagranza un 24enne di Trento. I carabinieri di Aldeno lo hanno catturato in piazza duomo dopo la denuncia della vittima. Un trentenne roveretano è stato minacciato per mesi. L’amico gli diceva: «Se non paghi rivelo le tue abitudini sessuali».

Di Pietro Gottardi – “Alto Adige”, 27 dicembre 2001

 

«So che sei gay e ne ho le prove: paga o altrimenti vado a spifferare tutto a chi ti conosce e ti rovino». Per mesi un distinto impiegato roveretano di 30 anni ha vissuto sotto ricatto. Il silenzio sulle sue preferenze sessuali evidentemente segrete o a conoscenza di pochissime persone, gli è costato una fortuna. Si parla di 170 di milioni di lire. Somme pagate in contanti per tappare la bocca a quel giovane che sapeva delle sue inclinazioni e che periodicamente si faceva vivo per monetizzare il suo silenzio. Lo sporco ricatto sessuale è andato avanti per mesi, finché nei giorni scorsi l’impiegato, preso il coraggio a due mani e preso per il collo non avendo più soldi, ha deciso di invertire i ruoli. Di fronte all’ennesima richiesta milionaria di denaro, l’uomo ha realizzato che qualcosa da raccontare lo aveva anche lui. Ma non a familiari e amici, come minacciava il suo aguzzino morale, ma ai carabinieri. I militari hanno raccolto la denuncia dell’uomo e sabato sera in piazza duomo a Trento, hanno arrestato il ricattatore nel momento in cui intascava dalla sua vittima la busta contenente dieci milioni di lire in contanti.

A finire in carcere con l’accusa di estorsione, è stato un ventiquatrenne di Trento di cui non sono state fornite le generalità per tutelare la privacy della persona offesa. A porre fine alla sua sadica e vile condotta sono stati i carabinieri di Aldeno. E' stato proprio alla caserma che si trova a cavallo fra Trento e Rovereto che il ricattato, vinte le ultime comprensibili remore, si è rivolto per vuotare il sacco. Molto timidamente e con vergogna ha confidato al maresciallo comandante di stazione di aver da raccontare qualcosa di personale che lo stava tormentando da mesi. Vedendo che poteva fidarsi della persona in divisa che aveva davanti, il ricattato ha iniziato a descrivere la spirale estorsiva da cui era avvinto. Ne è uscito il ritratto di una persona sensibile, soggiogata da un’altra senza particolari scrupoli che per mesi l’aveva tenuta in pugno minacciando di divulgare un segreto relativo alla sua sfera sessuale. «Se non mi dai quello che voglio potrei raccontare ai tuoi amici che ti piacciono gli uomini. E sai che posso provarlo...». Ai carabinieri la vittima del ricatto ha riferito di aver sborsato 170 milioni di lire affinché quelle prove definite genericamente «materiale sessuale compromettente» non uscissero dalla bocca o dalla casa dell’estorsore. Anche per risparmiare ulteriore imbarazzo al pover’uomo, i militari non hanno voluto approfondire più di tanto in cosa consistesse questo materiale scottante. Per la perseguibilità del reato di estorsione ce n’era comunque abbastanza. Le indagini sono partite immediatamente e nel giro di 4 giorni hanno portato tutti gli elementi che servivano a sostegno del racconto della vittima. Un lavoro fulmineo, coronato da successo sabato sera grazie alla collaborazione del ricattato. Quest’ultimo ha accettato di presentarsi all’appuntamento con il depositario del suo pesantissimo segreto per versare l’ennesima rata del ricatto. Alle 19.30 in piazza duomo a Trento, però, fra la gente che passeggiava c’erano anche carabinieri in borghese. Non appena la busta contenente una decina di milioni in contanti è passata dalle mani della vittima del ricatto a quelle del suo carnefice, i militari sono entrati in azione, bloccando l’estorsore e traendolo in arresto.

 

E la vittima roveretana, impiegato comunale, era solita fare regali costosi

“Alto Adige” – 27 Dicembre 2001

 

ROVERETO. Un rapporto di amicizia degenerato fino a divenire un ricatto. Questa l'idea che gli investigatori si sono fatti sulla vicenda di N.L., il ventiquattrenne trentino - che di professione, si è appreso, fa il pizzaiolo - arrestato sabato dai carabinieri di Aldeno con l'accusa di estorsione ai danni di un dipendente comunale lagarino. Che all'inizio ci fosse stato un rapporto sentimentale sembra assodato, anche se non è noto quanto fossero ricambiate le attenzioni del trentottenne. Sembra che questo fosse solito fare dei regali di valore al suo compagno ed è probabile che parte della somma ricevuta (il totale sarebbe di 170 milioni) non fosse stata estorta con le minacce. Ma poi la storia, stando alla versione dei carabinieri, aveva preso una brutta piega: il giovane si era detto pronto a divulgare foto e lettere sessualmente compromettenti in cui era coinvolto il roveretano e quest'ultimo si era sentito stretto alle corde. In cambio del suo silenzio il pizzaiolo voleva soldi, tanti soldi (l'ultima richiesta era stata di dieci milioni, pagabili in rate da due). Era sicuro di poterli ottenere e non si aspettava la denuncia: quando i carabinieri l'hanno arrestato, in una piazza Duomo piena di gente, è stato colto da un momento di panico ed è scoppiato in un pianto a dirotto. Il giovane è stato poi accompagnato alla caserma dei carabinieri di Aldeno, dove si è limitato a fornire le sue generalità senza dire una parola sulla vicenda. Il dipendente pubblico ha manifestato grande gratitudine ai militari, le uniche persone cui ha potuto raccontare la sua angoscia dopo anni (tanto durava la relazione). E quando è uscito dalla caserma è apparso essersi tolto un gran peso.

 

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