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Aggiornato Lunedì 12-Mar-2018

 

 

A Giovanni sarebbe piaciuto raccontare che sua madre era una ballerina, ma solo ballerina non fu e la danza, se così possiamo chiamarla, era piuttosto l’aspetto decorativo che rendeva assai meno infamante un mestiere inconfessabile allora come adesso, sinonimo di appellativi iniqui ancor prima che offensivi. Insomma, sua madre aveva esercitato il mestiere di antréneuse – con passione e successo.

Ella fu, innanzitutto, una donna irrazionale e vacua. Divoratrice insaziabile di romanzi rosa, fu capace di credere ciecamente ad ogni singola parola letta. Da attrice consumata indossò i panni delle sue improbabili eroine e in una specie di delirio allucinatorio che la rese chimera affascinante ed evanescente, si affermò quale apprezzata, molto ben pagata e corteggiatissima antréneuse e ballerina di fila nei migliori night dell’Italia centro-settentrionale.

Di suo padre, invece, non gli sarebbe piaciuto dire che faceva solo il meccanico (senza offesa per chi onora questo straordinario mestiere), ma solo meccanico egli non fu ed anzi, la meccanica, così possiamo certamente chiamarla, altro non era che una copertura, il compendio indispensabile ad un’occupazione di gran lunga più redditizia, eccitante e pericolosa: il contrabbando.

Erano entrambi molto giovani, belli, ammirati e temuti quando s’incontrarono per la prima volta in un night ai confini con la Svizzera...

 

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(RACCONTO INCOMPIUTO)

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