A
Giovanni sarebbe piaciuto raccontare che sua madre era una ballerina,
ma solo ballerina non fu e la danza, se così possiamo chiamarla,
era piuttosto l’aspetto decorativo che rendeva assai meno
infamante un mestiere inconfessabile allora come adesso, sinonimo
di appellativi iniqui ancor prima che offensivi. Insomma, sua madre
aveva esercitato il mestiere di antréneuse – con passione
e successo.
Ella
fu, innanzitutto, una donna irrazionale e vacua. Divoratrice insaziabile
di romanzi rosa, fu capace di credere ciecamente ad ogni singola
parola letta. Da attrice consumata indossò i panni delle
sue improbabili eroine e in una specie di delirio allucinatorio
che la rese chimera affascinante ed evanescente, si affermò
quale apprezzata, molto ben pagata e corteggiatissima antréneuse
e ballerina di fila nei migliori night dell’Italia centro-settentrionale.
Di
suo padre, invece, non gli sarebbe piaciuto dire che faceva solo
il meccanico (senza offesa per chi onora questo straordinario mestiere),
ma solo meccanico egli non fu ed anzi, la meccanica, così
possiamo certamente chiamarla, altro non era che una copertura,
il compendio indispensabile ad un’occupazione di gran lunga
più redditizia, eccitante e pericolosa: il contrabbando.
Erano
entrambi molto giovani, belli, ammirati e temuti quando s’incontrarono
per la prima volta in un night ai confini con la Svizzera...
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