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Regista (New York 1935)
Robert Rafelson, regista cinematografico nato fra il 1933 e il 1935 (i vari dizionari consultati sono discordanti sull'anno di nascita). Ha viaggiato a lungo in Europa, Messico e Giappone come giornalista e corrispondente radiofonico prima di lavorare come produttore in molte catene televisive statunitensi, partecipando, tra l'altro, alle attività di vari teatri d'avanguardia, tra cui il Living. Nel 1966 crea il programma televisivo dedicato al gruppo rock “The Monkees” di cui curerà la produzione discografica. Nel 1969, insieme a Bert Schneider e Steve Blauner, fonda le BBS Productions che, oltre a quello dei propri film, contribuiranno al finanziamento di “Easy Rider - Libertà e paura” di Dennis Hopper, “Yellow 33” di Jack Nicholson e “L'ultimo spettacolo” di Peter Bogdanovich. A margine degli studios e dell'establishment, Rafelson diventa autore integrale del suo primo film, “Head” (1968, inedito in Italia), originale parodia con i Monkees. I suoi film più noti (in cui ha recuperato con splendidi esiti metaforici uno dei temi tradizionali della poetica moderna americana: la fuga come negazione dell'esistente e il rifiuto delle imposizioni sociali) sono "Cinque pezzi facili" (1970) e "Il re dei giardini di Marvin" (1972), ballate insolite e agrodolci nelle quali i protagonisti si muovono tra la ricerca della felicità e la vertigine del fallimento. Sostituito dopo dieci giorni di riprese del film “Brubaker” (1980) da Stuart Rosenberg, Rafelson otterrà il primo successo di pubblico con “Il postino suona sempre due volte” (1981), quarta versione del romanzo di James Cain, con Jack Nicholson e Jessica Lange, in cui mescola fatalismo e sesso ritrovando gli eccessi del thriller dei tempi migliori. Nel 1987 realizza “La vedova nera” (Black Widow), noir al femminile piuttosto efficace con un'ambigua Theresa Russell. Grazie anche ad un uso non convenzionale del mezzo cinematografico che faceva ricorso a strutture narrative inusuali e ad una recitazione che lasciava ampio spazio all'improvvisazione, Rafelson si affermò come uno dei talenti più interessanti e promettenti del cinema americano degli anni Settanta e Ottanta, ma nel decennio successivo non toccò più le vette espressive dei primi film.
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