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Domenica 19-Mar-2006

 

GIOVANNA D'ARCO


(Domremy, 1412 – Rouen, 1431)

 

Jeanne d’Arc o Darc, santa, detta la Pulzella d’Orléans.

Nata da famiglia di contadini (è destituita di fondamento l’ipotesi che la Pulzella fosse una bastarda del casato d’Orléans), cresciuta senza educazione, non seppe mai né leggere né scrivere. La madre Isabella Romée le insegnò solo le orazioni. Secondo la tradizione a 13 anni Giovanna udì per la prima volta voci misteriose che la invitavano a correre in aiuto del Re di Francia e le presentavano come un volere divino la cacciata degli inglesi. Armagnacchi e Borgognoni si contendevano in quel periodo il trono del Paese. Questi ultimi avevano invocato l’aiuto degli Inglesi che ad Azincourt con Enrico V sconfissero i Francesi e ancora una volta rivendicarono pretese al trono. Nel lunghissimo conflitto che ne seguì, gli Inglesi occuparono Parigi e assediarono Orléans. Qui s’inserisce la storia di Giovanna che, dopo aver resistito per tre anni alle “voci” dell’arcangelo Michele, di Santa Caterina e di Santa Margherita, nella fede che la Francia attendesse da lei la salvezza, fuggì da casa e si recò (maggio 1428) a Vancouleurs, piazzaforte degli Armagnacchi, dove sperava di incontrare Carlo VII. Ricevuta dal capitano Baudricourt venne fatta esorcizzare, ma la sua fede convinse altri gentiluomini e nel gennaio 1429 Giovanna fu mandata a Chinon, dove Carlo VII viveva con la sua corte e dove egli si nascose tra i cortigiani per non farsi riconoscere. Giovanna lo individuò immediatamente, s’inginocchiò davanti a lui e lo convinse del suo buon diritto a cingere la corona di Francia, fugando i dubbi sulle sue origini regali, causati dalla vita non certo esemplare della madre Isabella di Baviera. Sottoposta ad un giudizio di dottori della Chiesa a Poitiers, Giovanna superò la prova. Dettò una lettera per gli Inglesi, offrendo loro la pace e invitandoli a lasciare la Francia; corse quindi in aiuto di Orléans in testa alle truppe e liberò la città l’8 maggio 1429. Il 18 giugno gli Inglesi furono nuovamente sconfitti a Patay. Giovanna non impugnò mai la spada, ma solo uno stendardo bianco ornato dei gigli di Francia e d’immagini sacre. L’entusiasmo del popolo toccò anche Carlo VII, che il 17 luglio venne consacrato sovrano in Reims, dopo che altre roccaforti si erano arrese alle sue truppe. L’irresolutezza del sovrano non consentì tuttavia a Giovanna di continuare vantaggiosamente la lotta. Lasciata pressocché sola e dopo l’insuccesso all’attacco di Parigi (8 settembre 1429), in cui venne ferita a una coscia, nella primavera successiva (23/24 maggio) assediata in Compiègne con una compagnia di 200 italiani comandati da un certo Baretta, Giovanna tentò una sortita e, per proteggere i suoi, si lasciò catturare dai Borgognoni. Venduta a Giovanni di Lussemburgo e infine da questi il 24 ottobre agli Inglesi (per 10.000 scudi d'oro), tentò due volte la fuga, ferendosi gravemente. Tutta la Francia invocava Carlo perché corresse in aiuto della Pulzella e, mentre il Re taceva, l’Università di Parigi la reclamò per processarla come eretica. Gli Inglesi preferirono farla processare a Rouen, dove si sentivano più sicuri. Al tribunale ecclesiastico presiedette il vescovo di Beauvois, Pierre Cauchon, nemico dichiarato della Pulzella. Sedici interrogatori (dal 21 febbraio al 9 maggio) non scossero la fede di Giovanna che, ingannata, firmò l’abiura. Condannata dapprima alla prigione perpetua e a pane e acqua, venne nuovamente giudicata per eresia grazie a un altro inganno ordito da Cauchon. Il 30 maggio 1431 fu bruciata sul rogo nella piazza del mercato vecchio di Rouen. Morì invocando Gesù. Lo stesso Cauchon non seppe trattenere la commozione. Gli Inglesi fecero buttare le ceneri di Giovanna nella Senna, per impedire che un culto delle sue spoglie ne favorisse la mitizzazione. L’apparire di false Giovanna fece nascere leggende sulla sua sopravvivenza. Carlo VII nel 1450 compì il suo unico atto di riconoscenza: conquistata Rouen, fece condurre un’inchiesta che si concluse con la riabilitazione della Pulzella (7 luglio 1456) dopo l’autorizzazione di papa Callisto III.

Nel 1895 Leone XIII la dichiara venerabile; Pio X, nel 1909, beata. Benedetto XV, nel 1920, la proclama santa.

 

Giovanna d’Arco nella letteratura

 

Il personaggio, che ha goduto di una costante fortuna letteraria, fu assunto a protagonista di un poemetto celebrativo, “Le dittié de Jeanne d’Arc” di Christine de Pisan, nel 1429, quando la Pulzella era ancora in vita. Intorno alla metà dello stesso secolo fu esaltata sulle scene di un anonimo “Mystère du siège d’Orléans”, primo di una serie di lavori drammatici che appare lunghissima se si considerano anche i copioni in cui l’eroina è vista di riflesso, come nell’“Enrico VI” shakespeariano (1589-91) dov’è illustrata, secondo l’opinione degli avversari, come una strega e una prostituta. Carattere celebrativo ebbero anche altre opere successive, il poema epico “La Pucelle ou La France délivrée” (1656) di J. Chapelain e “La doncella de Orléans” di Antonio de Zamora (rifacimento di un dramma perduto di Lope de Vega), finché Voltaire, con il poema eroicomico “La pucelle d’Orléans” (1755), poi tradotto in italiano dal Monti (ca. 1800), distrusse il mito con spietata irriverenza e R. Southey, con il poema “Joan of Arc” (1796), celebrò le gesta della santa secondo uno spirito laico e in sintonia coi sentimenti rivoluzionari. Con la tragedia “Die Jungfrau von Orléans” (1801), F. Schiller rinobilitò la figura della vergine, il cui sacrificio si consuma con l’eroica morte sul campo. Nell’Ottocento, dopo vari e modesti lavori, la figura, già recuperata dal “Michelet” (1853), fu eletta in tutta la sua generosa attività a simbolo del misticismo cattolico da Ch. Péguy nei drammi “Jeanne d’Arc” (1897) e “Le mystère de la charité de Jeanne d’Arc” (1910) e nel poema “La tapisserie de Sainte-Geneviève et de Jeanne d’Arc” (1913), mentre quasi contemporaneamente A. France firmava una biografia critica ricca di informazioni e di ricostruzioni obiettive (“Vie de Jeanne d’Arc”, 1908). Dal canto suo G. B. Shaw ne ha fatto, con la notissima “Saint Joan” (1923), una protomartire del protestantesimo. Paul Claudel con la sua “Jeanne d’Arc au bûcher” (1935), musicata da A. Honegger, si è ispirato ai misteri medievali. Da ricordare infine i fortunati copioni di M. Anderson (“Joan of Lorraine”, 1946), T. Maulnier (“Jeanne et ses juges”, 1949) e J. Anouilh (“L’alouette”, 1953).

 

Giovanna d’Arco nella musica

 

Dalla fine del Settecento anche numerosi e noti musicisti (R. Kreutzer, G. Pacini, F. Listz, F. Malipiero, Ch. Gounod, G. Verdi, G. Mathias, P. I. Cajkovskij, ecc., oltre al già citato Honegger) s’ispirarono a Giovanna per le loro composizioni nei diversi generi.

 

Giovanna d’Arco nel cinema

 

01) “Jeanne d’Arc” di G. Méliès, 1900
02) “Giovanna d’Arco” di M. Caserini, 1908
03) “Joan the Woman” di C. B. De Mille, 1917
04) “La passione di Giovanna d’Arco” di Carl Theodor Dreyer, 1928
05) “Giovanna d’Arco” di G. Ucicky, 1935
06) “Giovanna d’Arco” di V. Fleming, 1948
07) “Giovanna d’Arco al rogo” di Roberto Rossellini dall’oratorio di Honegger, 1954
08) “Jeanne” di J. Delannoy, secondo episodio del film “Destini di donne”, 1954
09) “Santa Giovanna” di O. Preminger dalla commedia di Shaw, 1957
10) “Il processo di Giovanna d’Arco” di Robert Bresson, 1963
11) “Giovanna la Pulzella: le battaglie e le prigioni” di Jacques Rivette, 1994
12) “Giovanna d’Arco di Luc Besson” di Luc Besson, 1999

 

Fonti bibliografiche

 

• J. Guitton, “Problema e mistero di Giovanna d’Arco”, Roma, 1962
• Bossuat, “Jeanne d’Arc”, Parigi, 1968
• G. e A. Duby, “Les procès de Jeanne d’Arc”, Parigi, 1973
• G. Bogliolo, “Giovanna d’Arco”, Milano, 1986

 

Curiosità

 

Per approfondire ulteriormente e forse comprendere quanto ancora la leggenda condizioni una ricostruzione storica attendibile della vita di Giovanna, consigliamo la lettura del bellissimo libro “Il processo di Gilles De Rais” (Ugo Guanda Editore), nel quale George Bataille, attraverso le carte processuali, ricostruisce e analizza non solo la vita di De Rais ma anche le vicende politiche dell’epoca. Gilles De Rais fu compagno d’armi di Giovanna d’Arco (nel libro più volte citata) e come lei, ma per ragioni molto diverse, finì sul rogo.

 

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