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Scrittrice, sceneggiatrice e regista (Tauperlitz Bei Hof, Baviera, 27 Dicembre 1888 – Berlino, 1° Luglio 1954)
Theodora Gabriele von Harbou, regista, scrittrice ma principalmente una delle più grandi sceneggiatrici della storia del cinema. |
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Dalla
biografia di Thea von Harbou curata da Riccarda Novello in "Metropolis"
1888. Thea Gabriele von Harbou nasce il 27 dicembre a Tauperlitz bei Hot in Baviera, secondogenita di una famiglia di antica nobiltà tedesco-danese, ormai impoverita. Il padre, dopo aver prestato servizio come ufficiale, ricopre l’incarico di ispettore forestale. Nel marzo dell’anno successivo viene battezzata con rito evangelico-luterano. A causa delle crescenti difficoltà finanziarie la famiglia si trasferisce ben presto a Dresda, dove Thea frequenta un collegio locale, il “Luisenstift”. 1902. A soli tredici anni termina il corso di studi previsto grazie a notevoli doti intellettuali, e la sua istruzione viene completata sotto la guida della madre e della nonna, il cui padre era stato istitutore del principe di Sachsen Weimar. La fanciulla «timida fino alla scortesia e misantropa», come lei stessa si sarebbe poi definita, nutre un forte amore per gli animali (la morte del suo cagnolino le avrebbe dato l’ispirazione per il primo racconto che, spedito a un giornale e inaspettatamente pubblicato, fruttò un onorario di venticinque marchi). All’atteggiamento decisamente negativo nei confronti della scuola si accompagna la lettura appassionata dei libri di Karl May e un interesse molto vivo per la tecnica: la giovane Thea è semplicemente affascinata dai treni e trova che le macchine «nella loro compiuta funzionalità posseggano anche una loro compiuta bellezza». Nella prima giovinezza rimane estremamente colpita da un viaggio in Africa, nei possedimenti coloniali tedeschi. L’ambientazione coloniale ritornerà in seguito nei suoi lavori letterari, come parte di una concezione alldeutsch, pangermanista: tutta l’opera di Thea von Harbou sarà infatti intrisa di un forte sentimento nazional-tedesco, di un nazionalismo acceso, accentuato dai sogni colonialistici ed espansionistici. Del resto questo atteggiamento costante della scrittrice nasce dalle sue stesse origini, dall’appartenenza al ceto nobiliare, a una famiglia di fedeli ufficiali dell’esercito prussiano (il padre aveva partecipato come tenente alla guerra del 1870-1871, il fratello Horst entrò ben presto nel corpo dei cadetti di Dresda). 1906. Debutta come attrice al “Dresder Schauspieltheater”, sotto la guida di attori famosi come Ferdinand Gregory e Louise Dumont. Le disagiate condizioni economiche in cui versa da tempo la famiglia inducono Thea ad abbracciare la professione di attrice. Questa sua decisione di calcare le scene provoca una rottura profonda con i nobili parenti, che tentano persino di impedirle l’uso del cognome. D’altro canto Thea viene costantemente seguita nella sua carriera di attrice dalla madre e dalla nonna, che vegliano attentamente sul suo decoro e sul suo buon nome. A Dresda recita esclusivamente in ruoli secondari. 1908. Viene chiamata dal teatro di corte di Weimar per intercessione di uno zio. Interpreta con entusiasmo i ruoli classici dell’ingenua. Partecipa anche ad alcune recite organizzate dal teatro di Weimar a Wiesbaden e Kassel, dove ha modo di conoscere attori famosi come Paul Wegener e Josef Kainz. 1910. L’editore Cotta pubblica il suo primo romanzo “Die nach uns kommen”, un’opera ancora vicina ai romanzi regionali di Gustav Fressen. Nemmeno le opere successive, la raccolta di novelle “Der Krieg una die Frauen” e la raccolta di fiabe “Von Engein una Teufelchen” (1913) le consentono però di raggiungere l’agognata indipendenza economica, benché ottengano un immediato e vasto successo. L’imperatore in persona scriverà alla giovane autrice: «Lei è una profetessa». 1913. Tra il 1911 e il 1912 lavora a Chemnitz, presso il locale “Vereinigtes Stadttheater”, quindi nell’autunno 1913 si trasferisce all’ “Aachener Stadttheater”, per rimanervi fino allo scoppio della guerra, nell’autunno 1914. Ad Aachen recita in drammi classici accanto all’attore Rudolf Klein-Rogge, che cura anche la regia delle rappresentazioni (ad esempio “Maria Stuart” di Schiller, la prima parte del “Faust” di Goethe, “Die Hermannschlacht” di Kleist, “Hedda Gabler” di Ibsen). 1914. Il 29 settembre Thea sposa Rudolf Klein-Rogge a Colonia. In seguito alla chiusura del teatro di Aachen, è indotta a dedicarsi completamente alla sua attività preferita, la letteratura. Così pubblica i racconti “Deutsche Frauen. Bilder stillen Heldentums” per mostrare tutta la grandezza della donna e delle qualità femminili, nell’ambito di una letteratura volta a rafforzare il morale della popolazione sul fronte interno. 1915. Rudolf Klein-Rogge viene assunto dal teatro di Norimberga, e la coppia si trasferisce in questa città. Thea pubblica il romanzo “Der unersterbitche Acker”, per esemplificare «la bella, seria e tranquilla fiducia con cui il popolo tedesco è entrato in guerra». 1917. Firma un contratto con l’editore berlinese Ullstein, per il quale inizia a scrivere romanzi di intrattenimento, che vengono regolarmente anticipati a puntate sulla «Berliner Illustrierte Zeitung». In questi romanzi che riscuotono un notevole successo di pubblico, la descrizione patetica degli stati d’animo si accompagna al gusto per gli intrecci avventurosi e le ambientazioni esotiche, come in “Der belagerte Tempel” oppure in “Das indische Grabmal”. Secondo la testimonianza di Lotte Eisner, Thea diviene ben presto molto popolare in Germania per il suo stile scorrevole al pari di una Vicki Baum, anche se le sue opere restano pur sempre distinte dal piano della letteratura "alta". Un ingaggio offerto a Klein-Rogge dal “Lessing-Theater” di Berlino offre alla coppia la possibilità di trasferirsi nella capitale. Klein-Rogge gira il suo primo film, “Das Licht am Fenster”, mentre Thea comincia a stringere i primi contatti con il mondo del cinema. Conosce il produttore e regista Joe May, per la cui società di produzione cinematografica, la May-Film-Gesellschaft, scrive la sua prima sceneggiatura per il film “Die Legende von der heiligen Simplicia”, tratto dal suo libro omonimo “Legenden”. Il film, diretto da Joe May, esce l’anno successivo ed è già rappresentativo dei cosiddetti Balladen-filme, film-ballata in cui predominava il carattere irreale e fiabesco di un mondo immaginario presentato come tipicamente tedesco. Thea si appropria con grande naturalezza delle tecniche necessarie per la nuova professione, ed elabora ben presto un modello di lavoro che seguirà immancabilmente negli anni successivi: le sue sceneggiature sono estremamente accurate, forniscono precise indicazioni anche per i più piccoli dettagli e per ogni movimento della cinepresa. I critici le riconosceranno poi, accanto alla capacità di pensare per immagini, anche una percezione sicura del gusto del pubblico, una sensibilità quasi sismografìca nell’avvertire gli stati d’animo del popolo tedesco per rielaborarli con grande intensità nelle sue opere. 1919/1920. Incontra Fritz Lang. I due lavorano insieme alle sceneggiature di vari registi finché anche Lang si lega alla società di May e passa dietro la macchina da presa. Dal 1920 fino al 1933 Thea scrive le sceneggiature di tutti i suoi film collaborando attivamente alla loro realizzazione. Fra i primi segnaliamo “Die Spinnen” (I ragni, 1919-1920), un serial spionistico-criminale nel quale è rintracciabile l’influenza di Louis Feuillade. 1920. Passano entrambi alla casa cinematografica Decla-Bioscop, guidata dal produttore Erich Pommer e costituitasi nel marzo 1920 dalla fusione tra la Decla-Film-Gesellschaft e la Deutsche Bioscop A.G. Nel 1921-’22 questa società venne incorporata nella UFA. 1922. Dopo il divorzio da Klein-Rogge, Thea sposa a Berlino Fritz Lang, il quale trova in lei una preziosa collaboratrice e compagna. Insieme formano una delle coppie più belle e ammirate nella Berlino di quegli anni. Anche questo matrimonio rimane però senza figli, e Thea riversa su parenti e amici la sua grande generosità e bontà d’animo, attestata da numerose testimonianze, che la ricordano come una persona estremamente disponibile, amabile e altruista. Collabora in modo decisivo alla sceneggiatura dei film di Lang: “Kämpfende Herzen”, “Der Müde Tod”, “Das indische Grabmal”, “Dr. Mabuse”, “Die Nibelungen”. Tra il 1922 e il 1924 collabora inoltre con Friedrich Wilhelm Murnau alla realizzazione di film come “Der brennende Acker”, “Phantom”, “Die Austreibung”, “Die Finanze des Großherzogs”. Tra il 1922 e il 1925 lavora anche con altri registi, come Fritz Wendhausen, Johannes Guter, Carl Theodor Dreyer e Arthur von Gerlach. 1927. Esce il film “Metropolis”. Pare che la stesura del libro sia proceduta in parallelo alla sceneggiatura, come per altre opere dell’autrice, uscite contemporaneamente ai film diretti da Lang. Anche per questo film Thea prepara una sceneggiatura estremamente minuziosa. L’autrice è solita scrivere molto velocemente le sue sceneggiature. Dopo aver annotato le parole chiave in un blocco di appunti, Thea elabora la sequenza cronologica delle scene, scrivendo un primo “trattamento” che non supera le sette-dieci pagine, ma che comprende già l’inizio e la fine della storia. Poi detta abitualmente i suoi appunti alla segretaria di turno, ed è solita lavorare a maglia per aiutare la concentrazione, un’abitudine che conserverà per tutta la vita. 1928. Il matrimonio con Fritz Lang comincia a entrare in crisi, in seguito alla relazione del regista con l’attrice Gerda Maurus, mentre Thea si impegna sempre più nel “Verband Deutscher Filmautoren”. La collaborazione professionale con Lang però continua, nonostante la crisi coniugale: tra i due autori, che del resto manterranno il loro domicilio comune fino al 1933, si protrae così ancora per qualche anno un sodalizio artistico ormai perfettamente collaudato, definito dalla stessa Thea come «ideale Kolletktivarbeit», un ideale lavoro di collaborazione. Esce il film “Spione” (L’inafferrabile), prodotto in proprio da Lang per la sua Lang-Film-Gesellschaft, mentre Thea pubblica nello stesso anno il libro omonimo, la cui stesura coincide con il periodo di lavorazione del film. 1929. Esce il film “Die Frau im Mond”, (Una donna sulla luna), tratto dal romanzo omonimo di Thea. In un’intervista dello stesso anno Fritz Lang ricorda che la moglie ha accarezzato a lungo il progetto di questo film e si è documentata ampiamente consultando i più importanti testi di astronomia e di tecnica spaziale, anche se i suoi interessi più autentici sono in generale la passione per l’occultismo, la pittura e la collezione di sculture dei mari del sud. 1931. Esce il film “M-Eine Stadt sucht einen Mörder” (M-Il mostro di Düsseldorf), la prima pellicola sonora di Lang, girata per la Nero-Film A.G., dopo il definitivo distacco dalla UFA. 1933. In maggio ha luogo a Vienna la prima cinematografica del film “Das Testament des Dr. Mabuse” (Il testamento del dottor Mabuse), che in patria è stato vietato dal nuovo regime nazionalsocialista. In seguito all’invito di Goebbels, che lo vorrebbe a capo della nuova industria cinematografica tedesca, Lang preferisce emigrare. Thea, che dal 1932 è iscritta al Partito nazionalsocialista, non avrà più alcun contatto con lui. Da qualche tempo inoltre ha cominciato a frequentare un seguace di Gandhi, l’indiano Ayi Tendulkar, collaboratore della rivista «Weltbühne», al quale resterà legata fino al 1939. 1934. Cura personalmente la regia di due film, “Elisabeth und der Narr”, da una sceneggiatura di Walter Reimann, e Hanneles Himmelfahrt. In seguito però abbandona il progetto di girare un altro film e si dedica esclusivamente al lavoro di sceneggiatrice, collaborando attivamente al cinema del Terzo Reich, di cui diventerà una specie di istituzione, «die hohe Frau des deutschen Films». 1937. Collabora alla sceneggiatura del film “Der Herrscher”, girato dal regista di regime Veit Harlan. Con Harlan collabora in seguito ai film “Jugend” e “Verwehte Spuren”. 1951. Dopo la caduta della dittatura nazista, Thea (internata per alcune settimane dagli inglesi) riprende a scrivere sceneggiature per il nuovo cinema repubblicano, dove la sua indiscussa professionalità è ancora molto richiesta. Seguita anche a riscuotere successo con un film come “Doktor Holl”, girato da Rolf Hansen, mentre come scrittrice la sua popolarità è ormai in forte declino. 1953. Esce il film “Dein Herz ist meine Heimat”, che si riallaccia alla tradizione dei film girati negli anni del nazismo. Mentre Fritz Lang, pur non rinnegando il passato, comprenderà in seguito la grave responsabilità di aver girato film fortemente nazionalisti (deutschnationat), Thea von Harbou rimane fino all’ultimo salda nelle sue convinzioni. Negli ambienti berlinesi è stata definita una “Cosima von Babelsberg”, per l’influenza esercitata su Lang, ma lo stesso regista dal suo esilio americano ha respinto le critiche unilaterali, per cui Thea sarebbe l’ispiratrice, l’unica responsabile dell’atteggiamento politico nazionalista dei film girati insieme al regista austriaco. 1954. In occasione del Festival cinematografico di Berlino, Thea pronuncia un discorso dopo la proiezione del film “Der Müde Tod”. All’uscita dal cinema, l’autrice scivola incidentalmente e cade a terra, riportando gravi lesioni. Per le conseguenze di questa caduta muore alcuni giorni dopo in ospedale, il 1° luglio.
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“Metropolis” nasce da un romanzo scritto dalla von Harbou stessa e pubblicato nel 1926 con notevoli differenze sia in volume che a puntate, da cui la sceneggiatura ricca di precise indicazioni cinematografiche sulla scelta dei piani sequenza, sulla posizione della macchina da presa, persino sul montaggio, oltre a dettagliate analisi relative all’ambientazione, alle situazioni e ai personaggi – in pratica un rigoroso prospetto registico. In questo senso ogni “invenzione” di “Metropolis” trova la sua effettiva anticipazione sul piano narrativo e tecnico sia nella sceneggiatura che nel romanzo. Ma c’è di più. I testi della von Harbou prevedono già anche quegli elementi che comunemente si attribuiscono ai tratti più originali dell’ispirazione di Lang. Insomma, al termine della lettura delle tre versioni letterarie che sono alla base del film, si scopre che il contributo di Lang, rispetto almeno ad esso, è veramente modesto. Qualcuno sostiene che, data la lunga esperienza di collaborazione e la stretta comunanza fra i due, sia del tutto normale che la von Harbou ne trasferisca i frutti nel suo lavoro – il che di fatto esclude che ella possa avere idee proprie, ispiratrici del lavoro del marito, non il contrario. Una baggianata, ovviamente, visto che Thea aveva conoscenze tecniche cinematografiche approfondite, oltre ad un talento letterario e immaginifico autonomo ben strutturato, di stampo espressionista con forti connotazioni legate all’avanguardia più visionaria, aggressiva, e già prima del progetto di trasporre il romanzo vi aveva incluso indicazioni cinematografiche tanto precise (dal romanzo in volume, alla versione a puntate, sino alla sceneggiatura vera e propria), ma tant’è… Donne: da sempre ombre nell'ombra di uomini che poco o tanto che siano, senza sarebbero meno, o niente. C. Ricci
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FILMOGRAFIA ESSENZIALE
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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