Da
“Storia del cinema - L’Europa”
Adattamento
di un’opera del teatro d’avanguardia dell’epoca,
questo film ha come protagonista la moglie di un commerciante d’abbigliamento
di provincia del tutto incapace di comprendere le sofferenze della
donna. La situazione disperata della protagonista è resa
con una serie di allucinazioni e inquadrature in soggettiva, realizzate
con lenti deformanti, doppie esposizioni, scene al rallentatore,
movimenti della cinepresa a mano e angolazioni di ripresa insolite,
il tutto portato al culmine quando il commerciante è sul
punto di recitare il suo solito finto suicidio, ma con la pistola
che la moglie ha caricato con pallottole vere. Lo sparo non lo colpisce,
ma l’incomprensione del marito persiste e la prigionia della
donna continua in un lieto fine palesemente falso.
In
ultima analisi, l’introduzione di sperimentazioni formali
in un contesto melodrammatico ha come risultato quello di rivelare
la rottura tra il desiderio femminile e le convenzioni della famiglia
borghese.
(Richard
Abel) |