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Da
“Lo schermo velato” di Vito
Russo
Buffo, ma istruttivo sulla rozzezza degli stereotipi negli anni Cinquanta, il film uscì nel 1953 e sembra essere poi svanito nel nulla. A metà strada fra il documentario e il dramma, è una produzione indipendente sulla scia di “Reefer Madness”, un isterico film degli anni Trenta sulle malefatte della marijuana. Anche “Children of Loneliness” fu in realtà girato nel 1939, ma gli venne negato il visto fino agli anni Cinquanta, con la motivazione che era immorale. Il film racconta due storie, e per interpretarle compare un analista, uno psichiatra “che aiuta la polizia nei casi di sessualità abnorme”. Nel primo episodio, Eleanor Gordon sta per soccombere al fascino della sua amica Bobby Allen. Eleanor lavora nello stesso ufficio di Bobby ed è particolarmente esposta al lesbismo perché, dice il dottore, è stata “spaventata da un uomo nella sua infanzia” e non può amare in modo normale. In un colloquio nello studio del dottore, l’analista le dice: «Siamo franchi, Eleanor. Quello che questa ragazza ti offre, è un sostituto falso e vuoto della ricca vita emotiva di un amore normale. Se lo accetti, lo sconterai con l’infelicità, la vergogna e la disperazione. Tu dovresti compatire questa ragazza, che indubbiamente appartiene a quel genere sfortunato per cui questa condizione è congenita. È nata in questo modo e non c’è nulla che tu o io possiamo fare per lei. Ma io posso aiutare te». Bobby Allen getta dell’acido contro Eleanor per aver disprezzato le sue profferte amorose. Eleanor glielo ributta indietro e la colpisce sulla faccia. Con il volto semi-sfregiato, Bobby corre in strada ed è uccisa da un camion in corsa. Il dottore presenta Eleanor ad un calciatore e i due si sposano. La seconda parte del film riguarda Paul Van Tyne, un artista il cui lavoro è stato giudicato da un critico “troppo femminile”. Per il timore di non essere più in grado di nascondere la vera natura della sua sessualità, Paul cerca consiglio presso un medico, che gli dice: «non potrà mai amare come un marito, perché mentalmente è una donna». Paul si uccide. Il film venne respinto “in toto” dall’ufficio di censura nel maggio 1939 con il commento: “Come mostra già il titolo, il film è sulle perversioni sessuali”. Nel 1952 la casa di distribuzione, la Jewel Productions, lo ripropose e venne di nuovo respinto. Finalmente il film ottenne il visto dalla commissione di censura nel 1953, ma il rapporto del censore prescriveva diversi tagli, fra cui una scena in un caffè omosessuale della Los Angeles dei primi anni Trenta: Eliminare l’intera scena in cui avviene il seguente dialogo: ELEANOR:
Chi sono queste persone? Eliminare tutte le inquadrature che riprendono atti di perversione sessuale. In particolare: 1.
Inquadratura di due donne che siedono abbracciate su un divanetto. Ragione: immorale e osceno. Inoltre, ci sono alcune scene che contribuiscono al triste effetto del film e suggeriscono atti connessi all’omosessualità. Prenderei in esame quindi i seguenti tagli: 1.
Eliminare la battuta “Dirò a tutti che vestiti porti”,
nel litigio fra Paul e il suo ex-modello. Film come “Children of Loneliness” riflettevano la mentalità dominante. Nel 1950, la rivista “Coronet”, definiva l’omosessualità “una nuova minaccia” ed elencava “lo squilibrio ormonale” fra le sue cause. Nel 1956, “Time” citava (nella rubrica “Medicina”) lo psicanalista Edmund Bergler che aveva detto: «L’omosessuale adulto sguazza nell’autocompatimento e provoca di continuo l’ostilità altrui per avere maggiori opportunità di autocompatirsi. Per difendersi, è impertinente e maligno, e nasconde i suoi sensi di colpa e la sua depressione con il narcisismo e la presunzione. Come gli psicopatici è inaffidabile e odia sempre (inconsciamente) la sua famiglia. Non ci sono omosessuali felici». Nel 1954 “Commonweal” scriveva: “L’omosessuale è uno scherzo di natura come l’albino o il nano”. Paragonato a “Time” o ad altre riviste a larga diffusione, “Children of Loneliness” era un lavoro di serietà accademica sull’argomento. |