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Lunedì 12-Mar-2018
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L'esperienza in varie mailing list lesbiche, mi ha insegnato che le donne fanno molta fatica a rendersi protagoniste, partecipi anche quando direttamente coinvolte. Per non dispiacere, per disinteresse, pudore, sfiducia o paura, spesso preferiscono limitarsi, rimanere in disparte. Quindi, dando inizio a questa straordinaria avventura, ho creduto che avrei certamente incontrato il favore del pubblico, ma non un riscontro "epistolare"... Ebbene mi sbagliavo. Inizialmente, nel settembre del 2003 quando misi on-line le prime testimonianze, pubblicavo le lettere più significative che mi arrivavano, poi la corrispondenza si fece sempre più fitta, personale ed elogiativa, tanto che diventò imbarazzante chiedere di poterla pubblicare, e lasciai perdere. Ringrazio chi mi ha fatto dono del suo vissuto accettando di dividerlo con voi e grazie anche a chi, seppur non pubblicato, ha perso, perde o perderà un po' del suo tempo per comunicarmi le sue impressioni. Grazie, di cuore. Cinzia Ricci
24 Agosto 2003
Gentilissima
S.ra Ricci
No, Rosa, non ricevo tante lettere, anzi, ad essere sincera la tua è la prima. “Borderline” è on-line solo dal 10 agosto, alla chetichella. Ancora non abbiamo lanciato il sito ufficialmente (comunicati stampa, pubblicità nelle mailing list e quant’altro) perché essendo alquanto artigianale necessita di parecchie verifiche e aggiustamenti – insomma, prima di darne notizia dobbiamo metterne a punto il funzionamento. Tuttavia il discreto numero di accessi in questa prima fase "sperimentale" e, soprattutto, la tua mail, confermano l’assunto e lo rafforzano, più che mai legittimano. Come ho avuto modo di scrivere recentemente, accadono cose strane. Sono soprattutto i miei amici maschi ad essere colpiti da queste storie, ad apprezzarne l’intensità e lo scopo, a chiederne ancora con curiosità, senza malizia. Le donne erano e sono per loro un universo sconosciuto, inquietante e affascinante insieme che sembra non interessarli, riguardarli e dal quale sono esclusi spesso loro malgrado. D’altronde per difendersi, sopravvivergli e sopravvivere le donne si sono create una vita loro, in se stesse e all’interno di piccole comunità perlopiù invisibili e impenetrabili regolate da leggi proprie, propri codici segreti, misteriosi – hanno imparato a nascondersi e negarsi talmente bene che a poco a poco hanno perso la misura. Hanno opposto a muri mura ancora più alte, alla mancanza di parole, al divieto di usarle o crearne di nuove, un silenzio tanto profondo che ha finito per inghiottirle nascondendole a se stesse, isolandole le une dalle altre. Le donne sono divenute esseri insignificanti o pericolosi, portatrici insane e sofferenti, ignare e timorose di vita e significato. Guardiane dei loro segreti hanno adesso, io credo, il dovere di ripensarsi, riscrivere il linguaggio e la storia a partire da loro stesse, hanno il dovere di smettere le maschere, appropriarsi o, meglio, inventare gli strumenti per tracciare una strada diversa che traghetti l’umanità di là dalla barbarie – ma niente di tutto questo sarà possibile se non saranno capaci di abbattere i muri, se non apriranno le porte e le finestre delle loro fortezze per far entrare aria e luce, se non permetteranno agli uomini e alle altre donne di consentirglielo. Raccontare se stesse, trovare la forza, il coraggio, le parole e soprattutto una ragione per farlo, è solo il primo passo – ma il più importante. Non esistono donne o uomini perdenti, persone belle o brutte – questo è solo il modo più semplice per lasciare tutto invariato, per dare l’illusoria certezza di un’appartenenza elitaria, garantire vecchi e nuovi privilegi -, esistono esseri umani comunque straordinari con uno straordinario bagaglio di esperienze che questo pazzo mondo rifiuta convinto com’è che vi siano più meriti e opportunità nell’apparire piuttosto che nell’essere, che la finzione abbia più valore e importanza della realtà, sia semplicemente più attraente, più corrispondente a desideri e bisogni invariabilmente indotti. Siamo bugiardi e sciocchi – gazze ladre e cicale. Non è forse vero che alla fine, gratta gratta, ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno è la verità per quanto soggettiva e sgradevole possa essere? Che nulla più della verità può parlare di noi, per noi, può consolarci, riscattarci e sopravviverci? Sì, hai ragione. In ognuna di queste storie io ritrovo una parte importante di me – non mi costa alcuna fatica mettermi a disposizione, posso finalmente sedermi ed ascoltare, riposare, gioire o soffrire riconoscendomi e sapendomi raccontata, spiegata, tramandata. Attraverso me transita la vita - fluisce e scolpisce. Sono un’ape operaia senza complessi d’inferiorità o manie di grandezza. Traggo godimento dal sapermi utile. Non dubito che sia un compito facile e tuttavia, è evidente, non mi risparmio – molto di mio c’è in quel che faccio: il modus conta, ho imparato la lezione e cerco di metterla in pratica nella speranza che serva. Dalle tue parole emergono temi ancora non affrontati in “Borderline”: la violenza fisica delle donne sulle donne, ad esempio (un “fenomeno” molto più diffuso di quanto si creda), o il lesbismo inteso dal maschio come una malattia da curare con ogni mezzo, anche il più odioso, coercitivo ed opportunistico, o la bellezza e il successo che non equivalgono affatto ad una mancanza di profondità e contenuto… Ti chiedo, quindi, il permesso di pubblicare la tua mail così com’è, oppure, se ne hai voglia, di approfondirla nei tempi e nei modi che preferisci… Ne sarei davvero onorata e credo faremmo cosa gradita anche a chi, per pigrizia o paura, non trova il tempo o la forza di pensare, pensarsi e raccontarsi. Comunque vada, grazie, grazie davvero – e scrivimi ancora se lo desideri. Cinzia Ricci
"Di cicale e gazze", 31 Agosto 2003 Cara Cinzia Oggi, quando tutti sono andati via, ho avuto tempo di aprire la posta trovando la tua lettera. Davvero non pensavo che mi rispondessi, leggere la tua e-mail mi ha dato una leggera euforia, qualcosa che è allegria e paura al tempo stesso. Come ti dicevo io non ho molte amiche. Se si dovesse giudicare il genere femminile in base alla mia personale esperienza, posso dirti che mai categoria fu più odiata delle donne. Odiate dalle altre donne, in quanto possibili rivali, odiate dalle proprie compagne, in quanto troppo amate dal genere maschile, odiate dai gay, perché fonte di una femminilità che i gay non avranno mai, ne ho conosciuti, sai, del genere che se non porti un boa di struzzo non vali nulla come donna, di quelli che dovevano insegnarti persino la maniera di truccarti e di passare per la strada, odiate infine dagli uomini perché donne e quindi categoria pericolosa, meglio se tenuta tra i fornelli di una cucina. Per tanto ho paura dei contatti umani, li temo, ma non posso farne ancora a meno. E’ triste dire queste cose, ma purtroppo non riesco ad esprimere un’altra verità. Ho imparato che di solito cicale e gazze ladre non sanno ascoltare, di solito persino l’eterosessuale della mia generazione più sensibile ed evoluto nel pensiero ha come modello di riferimento la relazione tra un uomo ed una donna. E su questo modella la sua vita, nonché quella degli altri. E’ con profonda amarezza che ti scrivo queste cose, forse la generazione della mia ragazza, che ha la metà dei miei anni è ormai diversa. Sentendo discutere i giovani della sua età sembra che essi considerino l’omosessualità, l’aborto, il divorzio e l’uguaglianza tra donne e uomini al pari di una delle tante leggi meccaniche che regolano il mondo. Sono più che diritti conquistati in anni di lotta, elementi eterni del mondo, nati insieme alla terra e alla luna. Non so se questo sia un pregio o un difetto, sta di fatto che con loro non ho da ricordare ogni momento chi sono e con chi sto. D’altronde non mi sfugge che il fenomeno delle donne che picchiano altre donne è molto più diffuso di quanto si creda: è triste comunque che io sia rientrata in questa percentuale. Mi ci è voluto una buona dose di coraggio e un notevole senso della dignità per comprendere che se mi picchiava mia madre, se mi picchiava la mia compagna questa non era certo una forma d’amore. D’altronde che avrei raccontato alla polizia quando mi avrebbero chiesto chi mi picchiava? Così non sono andata dalla polizia, ho avuto la fortuna di aver incontrato un uomo con una fortissima indole morale, è stato il mio ex-marito che mi ha aiutata. Non ti nego che io stessa ignoravo a che livelli di scadimento mi ero ricondotta, e non m'illudo che la stessa, identica fortuna possa facilmente capitare ad altre. Perché se ci tolgono la lingua, la parola, il modo più profondo di essere ed esprimerci, come dici tu, non ci tolgono solo il linguaggio, insieme alla parola ci tolgono anche ogni forma di moralità. Non hai idea di quanti emarginati frequentassero la casa della mia ex, non hai idea quanti ci chiedessero l’appartamento per un incontro furtivo con le loro amanti, o quanti ci abbiano chiesto di nascondere refurtiva e droga nella nostra casa. D’altronde che male c’era? Non eravamo anche noi illegali, amorali, immorali? Pertanto, tu dici bene quando affermi che le donne abbiamo costruito muri per difenderci, che perdiamo nel nostro isolamento ogni forma di misura. E non posso che darti ragione quando dici che dovremmo gridare, inventare il nostro linguaggio. Per questo voglio dirti che io non ho affatto problemi se pubblichi la mia lettera, ti chiedo però di non rendere pubblico il mio indirizzo e-mail, per ovvie ragioni che potrai comprendere... Rosa
4 Settembre 2003 Ciao Cinzia, sono in crisi sin dall'inizio perchè odio scrivere lettere e non so come rivolgermi a te (lei, tu, voi - mah!), alla fine ho deciso di buttare giù i miei pensieri senza preoccuparmi troppo della forma. Una decina di giorni fa ho scoperto il tuo sito per caso e me lo sono letta praticamente tutto in una volta. Farti i complimenti mi sembra una cosa ovvia e persino banale però non riesco a trovare le parole per esprimere la mia ammirazione per il tuo lavoro. Sono anni che giro in parecchi siti web dedicati al mondo gay e quasi sempre ho cercato le storie di vita della gente per poter confrontarmi e soprattutto (lo confesso) per condividere virtualmente" un pezzetto di vita che non mi appartiene. Io non ho grosse esperienze di vita lesbica da raccontare anzi direi che dal punto di vista sentimentale la mia vita si è "cristallizzata" ad una fase preadolescenziale per ragioni un po' lunghe da spiegare. In un certo senso sono anch'io "borderline": ho 29 anni mi considero lesbica da sempre anche se non ho mai baciato una donna... solo amori platonici! Anzi per dirla tutta non ho mai avuto nessuna storia neanche con i ragazzi... sono in un eterno conflitto fra l'apparenza (di "normale" ragazza single che ama la sua libertà) e la realtà (di lesbica che non riesce ad affrontare le conseguenze di un possibile coming-out), così (per comodità) ho congelato la mia vita affettiva... Ma perchè ti sto raccontando tutto questo? Non so neppure io con certezza, certo è che vivo in un mondo tutto mio e spesso poter leggere le storie di vita di altre lesbiche per me è quasi indispensabile per tenere in vita quella parte di me che sto soffocando da troppi anni. Spesso leggo articoli in cui non mi riconosco affatto, finalmente ho trovato delle storie in cui mi rispecchio. Sono esperienze molto lontane da quelle che ho fatto io ma mi ritrovo in molti degli stati d'animo da te così ben descritti: paura, angoscia, rimpianto, gelosia, amore e speranza per il futuro. Insomma dopo tanti giri di parole non mi resta che ringraziarti di cuore per il lavoro che stai facendo. Ti saluto, Emanuela.
Carissima Emanuela, sono io che ti ringrazio! Sapessi quanto bene fa sapere di essere lette - con attenzione, partecipazione, non superficialmente come purtroppo molti/molte fanno, senza capire quello che esprimono le parole, il loro significato al di là delle apparenze, della forma. Mi piace pensare di riuscire, a volte, a far immaginare le persone e le situazioni delle quali ho la fortuna di poter parlare. Immagini - come in un film - che prendono corpo e descrivono le emozioni, i pensieri più profondi, la vita. E' bello sapere che di tanto in tanto qualcuno cammina idealmente al tuo fianco, segue le tue orme nella sabbia sino a coprirle con le sue. Sono piccole-grandi alchimie che danno un senso all'esistenza, la colorano. Sì, grazie - di cuore. Ti chiedo anche se posso pubblicare la tua lettera – penso che ogni esperienza, anche quella espressa più sinteticamente, è una chiave di lettura preziosissima che merita considerazione e attenzione – serve e aiuta. Grazie ancora, Emanuela, e nella speranza di rileggerti presto ti saluto caramente. Cinzia
6 Settembre 2003
Cara Cinzia, certo che puoi pubblicare la mia lettera, è una cosa che mi fa piacere. In realtà, ripensando a quello che ho scritto, non credo che si capisca molto della mia esperienza: ho detto tutto senza dire niente... ma chissà magari prima o poi mi decido a descrivere in modo più dettagliato il mio mondo di lesbica non dichiarata (di quelle che vanno al Gay Pride restando comunque ai margini della manifestazione!). Per quanto riguarda "Borderline", usa pure il mio nome vero... stranamente su queste cose non ho alcun tipo di problema... sono una contraddizione vivente! :-) Spero di "ritrovarti nel web". Emanuela
19 Settembre 2003 Cara
Cinzia, Sai, io non sono uno che frequenta assiduamente chat rooms o locali esclusivamente per gay e ammetto che magari quello che dico possa essere una visione parziale, ma, per quello che ho potuto ascoltare anche solo in chat, molti hanno smesso di credere che l'amore fra gay possa esistere. Ormai ci usiamo come oggetti sessuali per poi lasciarci e passare al prossimo. Nemmeno fossimo dal macellaio. E anche la semplice conversazione diventa noiosa se non si conclude con una scopata. Intendiamoci, non è che io sia uno che dice che il sesso fa male o cose simili; sono ben contento che sia una parte della mia vita e non la cambierei con altre, ma è pur sempre una parte e non voglio essere definito solo da quella. E' brutto parlare con qualcuno che dopo due minuti ti chiede se sei attivo o passivo, come se quell'aggettivo ti descrivesse più di quanto lo possano fare tre anni vissuti insieme. E tutte le volte che in chat compare il tema mr. right sembra di stare a parlare di cenerentola o biancaneve, ma niente che abbia a che vedere con la vita reale. E' come se ci fossimo arresi all'immagine di "sessualmente deviati" che ci hanno appioppato senza più la voglia di vedere se davvero è solo quello che cerchiamo.
Ecco perché ti scrivo. Tu mi testimoni, col tuo lavoro, che ci
sono persone che per quel sentimento ancora combattono, che ci credono,
che lo vivono (chi in armonia, chi in sofferenza). Mi dici che per quanto
sfigata possa essere la mia vita, in fondo, le cose importanti ci sono.
Mi dici che ne vale la pena.
Caro Cristiano, grazie a te per aver avuto la pazienza di leggere Borderline. Io e le “mie” donne te ne siamo grate. Intervistandole ho capito che la paura, spesso, è più forte di qualsiasi cosa e talvolta i pericoli reali sono minori di quanto si possa pensare. Alcune di queste donne hanno cominciato il cammino verso l’autoaccettazione e la visibilità, mi raccontano piene di stupore e smarrimento, che le cose sono meno drammatiche di quanto avessero temuto. Sono felice di aver dato loro l’opportunità che evidentemente stavano aspettando. Borderline non nasce per un pubblico specifico, anzi, ad essere sincera le lesbiche sono forse quelle alle quali è meno indirizzato. Il pubblico che mi piace raggiungere e che vorrei stimolare ad una più attenta e profonda riflessione, è quello eterosessuale, specialmente maschile e meglio se un tantino omofobo. Ovviamente non per solleticare la morbosità (con storie come queste non c’è speranza) ma, attraverso il riconoscimento dell’essere umano (al di là delle appartenenze di genere e delle preferenze sessuali), del suo valore e della sua ricchezza interiore, per contribuire ad abbattere il muro di diffidenza, aprire uno spiraglio attraverso il quale gli uomini e le donne più sensibili possano finalmente trovare un punto d’incontro, imparare a ri/conoscersi e rispettarsi. L’ignoranza va combattuta non meno dei luoghi comuni, dei preconcetti, delle cattive abitudini “relazionali” alle quali ci educano e ci educhiamo. Come ho già avuto modo di scrivere, sono soprattutto i miei amici ad apprezzare questo lavoro, ecco perché non mi stupisci. Conosco bene il dramma che molti gay subiscono: discriminati due volte – dalla società (che non è affatto più rispettosa come vorrebbero farci credere, non in Italia, almeno) e dai gay stessi che per primi si relegano ai margini, disconoscono il proprio valore e significato, lo rifuggono riducendosi a carne da macello, merce fine a stessa. Un atteggiamento che nasce dalla paura dei sentimenti, delle relazioni, degli altri - un paura che ottenebra, paralizza, rende stupidi, aggressivi e vani. E cos’è che genera la paura? L’ignoranza, la scarsa o inesistente stima e conoscenza di sé… Grazie ancora per avermi scritto e… torna a trovarmi su Borderline. L’inchiesta continua.
24 Settembre 2003 Cinzia un bacio in fronte per aver dato le parole al mio rovello. Non se né può più di riviste e raccolte di interviste di donne combattive e combattenti forti di una relazione amorosa stabile, di un matrimonio in olanda, di una famiglia comprensiva, di padri che regalano case, di ex mariti accondiscendenti, di ottimo lavoro, di amici allegri e curiosi, di più di una laurea per dote, di preti che sposano...Ohhhhhhh! E basta mo! Vi dirò due righe su una ragazza qualunque un artista sfigata e, tanto per non fare catalogazioni, bisex, forse lesbica repressa, sulla trentina, d'aspetto passabile, di cultura settoriale, non laureata, senza occupazione, a carico di una madre "oddio cosa ho fatto di male per avere una figlia così", e di un padre pittore paesaggista "mia figlia è un astratto", che vive in un paese del profondo sud abitato da gente omofobica e pseudocattolica "poverina è sempre una figlia di Dio". Una così non va manco al gay pride "ma chi ce vole annà!" altro che associazioni e locali alternativi. Una così si nasconde per comprare quella famosa rivista a 4 euro che attrae per l´argomento con le bellone sexi arrapanti in copertina e scusate la finezza. Il mercato si è rivoltato come il mio stomaco, hanno capito che le lesbiche non sono solo dall´aspetto androgino, maschile, dai modi rudi da camionista, hanno capito che ormai è una moda tra le casalinghe tradire i mariti traditori con le loro stesse armi, le donne! Ed hanno ragione, la chat è piena di curiosi, prima di tutto, e poi curiose, i sentimenti hanno lasciato il posto al sesso, le sfigate sono travestite da donne in carriera mangiatrici di uomini e donne, e le parole "gay", "lesbica", "bisex" e "trans" si sono ridotte ad un unico significato genitale. Ma anche la sofferenza fa spettacolo e sono poche le giornaliste ed i giornalisti sentimentalmente coinvolti nel loro lavoro. Considero che siete e sei, Cinzia, la risposta alle tante d´Eusanio della tv e della stampa, sine iniuria verbo. Finalmente c´è un sito che lascia posto alle ragioni del cuore. Grazie e complimenti. Dipintosbiadito
24 Settembre 2003 Mi ha colpito Emanuela... Io non posso dare consigli perchè ho accettato la mia omosessualità meno di due anni fa... non sono ancora arrivata al coming out con la famiglia, ma con gli amici sì... beh mi viene solo da dire che il pensiero di essere omosessuale è per alcuni terrificante... anche per me lo era, poi ho scoperto una realtà quasi idilliaca... amiche, non tante ma stupende, un'amore nato un anno fa che ha tanta voglia di vivere e forza per superare il tempo, serenità interiore, sicurezza, equilibrio... Ovviamente anche io ho pianto tanto... ho avuto paura, tanta paura... Anche da bambina ho avuto tanta paura, ma ora non ne ho più: continuo a lottare contro i pregiudizi delle persone che amo, alle quali ho affidato la mia verità con la speranza di vederle felici perchè sono io felice... mi sono sbagliata, o meglio, ho preteso troppo e troppo in fretta... il tempo darà a loro tutte le risposte che ora non vogliono sentire da me. Emanuela, spero presto di sapere che la presenza di tante donne forti ti ha aiutata a decidere della tua vita, per la tua vita... amati tanto... con affetto Elisa
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