Contattaci! |
Aggiornato
Sabato 13-Ott-2007
|
Firenze, Pisa e d'estate tutti a Torre del Lago. Se la località versiliana sta assumendo sempre più le caratteristiche di una capitale del divertimento, il capoluogo della provincia offre un'unica possibilità per i gay in cerca di luoghi di socializzazione: la migrazione serale in centri urbani più allettanti. La ricca Lucca si è da sempre rivelata avara di spazi per la comunità gay e lesbica. O meglio sarebbe più corretto dire per le persone omosessuali, perché in una città che ha un tasso di visibilità tendente allo zero, parlare di comunità sarebbe come voler definire Torre del Lago una "metropoli del mediterraneo". Ma dallo scorso autunno vi è una novità assoluta. Accanto al "SacroVolto", venerato dai molti devoti della "città delle cento chiese", se ne è costituito un "altro", quello dell'associazione "Lucca gay e lesbica/L'Altro Volto" (altrovolto@gay.it tel. 349.8100203). Ce ne parlano Massimiliano, Cinzia e Giacomo, tre giovani appartenenti al gruppo dei fondatori della prima associazione omosessuale lucchese che si ricordi dai tempi del Fuori. "Siamo
una quindicina - spiega Giacomo - dai 18 ai 40 anni. Non è un caso
che il nostro slogan pubblicitario sia "ci sono gay anche a Lucca".
E nemmeno pochi, si potrebbe aggiungere, anche se non sono visibili. Malgrado
ci siano locali con proprietari gay friendly come il Moplen e il Betty
Blue, non esistono veri e propri luoghi di ritrovo, a parte i soliti battuage.
La comunità gay è invisibile o meglio in quanto tale non
c'è proprio. La chiusura totale è una caratteristica di
questa città". "L'idea - afferma Massimiliano - è
stata quella di costituire un'associazione diversa dalle altre presenti
in Toscana. Parliamoci chiaro: essere gay a Pisa, Firenze o Livorno è
molto più facile. Quali altre realtà si trovano a fare i
conti con organizzazioni come Forza Nuova? Noi fin dall'inizio abbiamo
voluto considerare le peculiarità di Lucca". Per i tre giovani
chiarire gli obiettivi della nuova associazione e cercare di spiegare
la profonda diversità lucchese rispetto al contesto regionale non
sono cose da poter separare.
"Stare per conto proprio - interviene Cinzia - è una caratteristica di tutti i lucchesi. Ed è forse anche un po' per questo che abbiamo scelto di non affiliarci ad Arcigay. Vogliamo dialogare con tutte le realtà gay e lesbiche come anche con l'esperienza del Social Forum. Il nostro punto di riferimento sono più in generale tutte le forze progressiste. Anche al nostro interno non ci sono solo persone omosessuali. Diverse ragazze eterosessuali ci hanno aiutato ad organizzare iniziative come la festa in occasione del 25 aprile al circolo culturale Mattaccio, perché la discriminante della nostra associazione è di essere antifascista, antirazzista e contro la guerra. Chi è vittima della violenza dovrebbe essere il primo a farsi promotore di una cultura non violenta". "Un problema grosso è la presenza di Forza Nuova - precisa Cinzia - che in città si fa sentire spesso. Sanno come muoversi, non sono sprovveduti, hanno una doppia faccia. Nelle interviste pubbliche non dicono di essere fascisti, ma su omosessualità, aborto e famiglia hanno le posizioni tipiche delle forze di estrema destra. Ovviamente slogan di nazista memoria come il "gay raus" scritto a fine giugno sulla vetrina della Libreria Baroni che ospitava due presentazioni di libri organizzati da noi per la celebrazione del Gay Pride, non sono da loro ufficialmente rivendicati. Ma è chiara la provenienza".
"In quel caso - interviene Massimiliano - l'Amministrazione comunale di centrodestra espresse solidarietà solo ai proprietari della libreria. A noi, che eravamo il bersaglio delle scritte, niente. Già in precedenza erano apparse scritte con nome e cognome di un negoziante seguito dalla solita intimidazione Gay Raus. Si espongono ufficialmente quando sanno di poter contare sulla copertura politica. Come il 25 aprile di due anni fa che ebbero in concessione dal Comune una piazza e un edificio pubblico per commemorare un gerarca fascista ed esposero tranquillamente una bandiera con la croce celtica. Furono denunciati per apologia di reato ma il tutto si risolse con un nulla di fatto. Anch'io, a seguito della diffusione di un volantino con contenuto razzista ed omofobo, ho esposto denuncia. Ma, visto i precedenti, non nutro molte speranze". Nell'ex isola bianca della rossa Toscana che ultimamente, con la maggioranza relativa ad Alleanza Nazionale, sembra essersi tinta di ben altri colori, i "valori della tolleranza" appaiono protesi verso lidi che con i gay non familiarizzano affatto. "La presenza neofascista - interviene Cinzia - in diversi casi rischia di condizionare la vita delle persone omosessuali. Una volta due ragazze lesbiche furono accerchiate, minacciate e insultate da ragazzi di Forza Nuova. In una società civile è intollerabile che possano verificarsi episodi di questo genere. E che più in generale la cultura gay non trovi alcun riconoscimento". "Avevamo chiesto lo scorso 25 aprile - riprende Massimiliano - di poter partecipare in quanto circolo alle celebrazioni ufficiali. Ma il giorno prima in via ufficiosa ci è stato comunicato che ciò non era possibile. In Italia non sarebbe stato la prima volta che un'associazione gay veniva ammessa ufficialmente alle celebrazioni. Era già avvenuto a Verona, a Siena, a Sant'Anna di Stazzema." "Sappiamo che il percorso è lungo e difficile - sottolinea Cinzia - ma faremo di tutto per organizzare momenti pubblici di visibilità. Abbiamo in cantiere un altro ciclo d'incontri con i ragazzi delle superiori che hanno lo scopo di affrontare il tema dell'omosessualità dal punto di vista del percorso personale. Per noi il problema della visibilità e della creazione di luoghi di aggregazioni gay è fondamentale. C'è stato un bar gestito da due lesbiche, ma è durato poco. Le vecchie generazioni hanno l'abitudine di trovarsi nelle case a giocare a carte". "Molti altri vanno a Torre del Lago - aggiunge Giacomo - che rappresenta per i gay lucchesi la libertà di frequentare locali. Tuttavia il problema non si risolve solo migrando in altri posti, ma riuscendo a non reprimersi ad essere sempre se stessi anche nella città in cui si abita, si vive. E' una scelta personale che mi sento di consigliare, ma non è facile senza una comunità di riferimento. Perché anche la felicità è un diritto da rivendicare collettivamente e non solo un percorso individuale". |