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In
un convento italiano nell’Italia centrale agli inizi dell’Ottocento,
malgrado la continua e asfittica sorveglianza dell’ipocrita badessa
(Giacobbe), le monache scoprono ogni sorta di piacere erotico: lesbismo,
sesso sfrenato con nobili e contadini, autoerotismo con e senza strumenti,
deliri mistici per eccesso di repressione e senso di colpa. Fra queste
suor Lucrezia (Branice) che ha un amante (Ross). La badessa lo scopre
e la punisce allontanandolo dal convento, ma lei si vendica facendola
avvelenare da una consorella. Ucciderà allo stesso modo, temendo
di venir scoperta, la sua complice e la nipote della badessa. Per timore
di uno scandalo tutto sarà messo a tacere.
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«(...)
“Interno di un convento” cade piatto, le scene erotiche, spinte
ad oscenità impensabili, rimangono puri esercizi erotici da voyeurs
e non contribuiscono certo a darci un quadro di costume o - come vorrebbe
l’epigrafe finale - addirittura di denuncia. La mano di Borowczyk
si nota, paradossalmente, proprio nelle sequenze in cui sono assenti gli
esercizi sessuali, come quella della morte e del funerale della badessa.
In passato il regista si era lamentato dei nostri distributori, che in
“Storia di un peccato” avevano aggiunto delle scene perché
il film non sembrava loro abbastanza spinto. Non vorremmo che anche questa
volta fosse successo qualcosa del genere, e ne nascesse un’ennesima,
stucchevole polemica. C’è però da notare che alcuni
autori (Borowczyk come Jancson), quando girano all’estero si fanno
apprezzare per estro e misura, e come arrivano in Italia cadono subito
in un cinema che ha come principale traguardo il botteghino». (Alfio
Cantinelli, da “Il Giornale”)
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Vagamente ispirato a “Passeggiate romane” (1829) di Stendhal.
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• Sequestrato almeno due volte e naturalmente vietato ai minori di diciotto anni. • La canzone “La rosa è il più del fiore” della tradizione toscana, è cantata da Licia Branice. • Conosciuto all’estero anche con il titolo “Within A Cloister”. |