Film
tratto da un racconto di E. A. Poe, scritto da Gianni Grimaldi e
Bruno Corbucci (nascosti sotto gli pseudonimi di Jean Grimaud e
Gordon Wiles Jr.) e pensato per la regia di Sergio Corbucci che
invece vi lavorò una sola settimana passando poi il testimone
a Margheriti, sino a quel momento direttore degli effetti speciali.
Molto amato in America e in Francia è, secondo gli estimatori
del genere, uno dei migliori gotici italiani dell’epoca, dove
l’eleganza classica della messa in scena (con la prodigiosa
fotografia contrastata di Riccardo Pallottini e abbondanza di pianisequenza)
fonde il romanticismo macabro con temi sottilmente morbosi, creando
un clima sinuoso e suggestivo, senza il lieto fine d’obbligo.
Insomma, è piaciuto e piace a molti ma non a Margheriti che
ha dichiarato in un’intervista
di trovarlo alquanto datato.
L’erotismo
è abbastanza audace per l’epoca, con esplicite avances
della Robsham alla Steele che procurarono qualche problema al film,
ma la versione francese è molto più ardita. A rivederlo
oggi strappa più di un sorriso.
Remake
dello stesso regista nel 1971, “Nella stretta
morsa del ragno”, con Anthony
Franciosa, Michèle Mercier e Klaus Kinski nei panni di Edgar
Allan Poe.
Uno
“Strashissimo” per amatori.
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