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Arnold (Fierstein), omosessuale, ebreo e drag queen di successo che si esibisce a New York, racconta tre fasi fondamentali della sua vita caratterizzate dalle tre canzoni alle quali allude il titolo originale del film: nel 1971 la fallimentare relazione con l'insegnante bisessuale Ed (Kerwin) che per nascondere la propria omosessualità a se stesso e agli altri gli preferisce una donna, Laurel (Young), sposandola; nel 1973 l’amore col giovane fotomodello Alan (Broderick) che, dopo sei anni di felice convivenza, una crisi provocata da un imbarazzante week-end trascorso con Ed e Laurel e a pochi giorni dall’adozione di David (Castrodad), un gay sedicenne che il giudice affida loro nella speranza che impari a vivere serenamente la propria omosessualità, muore assassinato da una banda di omofobi nel quartiere nel quale si stanno trasferendo; e nel 1980, quando riannoda i fili della sua esistenza attraverso il confronto/scontro con la madre tradizionalista (Bancroft) rimasta vedova che non accetta la sua omosessualità, le responsabilità dell’affidamento ed una nuova convivenza con Ed che nel frattempo si è separato dalla moglie e desidera lasciarsi alle spalle le paure e le indecisioni del passato.
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Tratto dalla pièce teatrale di Harvey Fierstein (con la quale vinse 2 premi Tony nel 1983, adattata e ridotta per il cinema da lui stesso), è senza dubbio una delle poche comedie "commerciali" nelle quali l’omosessualità è trattata con intelligenza, buongusto e sincerità. In perfetto equilibrio fra tenerezza ed humour, sorretto da un impianto narrativo vivace, ricco d’invenzioni registiche, ritmo, monologhi e dialoghi brillanti, acuti, profondi senza mai cadere nel patetico, ed una solida quanto misurata interpretazione corale (che ha la sua massima espressione soprattutto in Harvey e nei suoi duetti con la Bancroft), è un film dolce/amaro che rivendica con forza e garbo il diritto degli omosessuali a poter vivere un’esistenza piena, onesta e serena. Irresistibili i monologhi di Arnold mentre si trucca davanti allo specchio o le sequenze nelle quali viene trascinato da un collega in un tour notturno a caccia di compagnia e per sbaglio entrano in un club di butch separatiste che li sbattono fuori malamente, quindi, nel locale successivo, fra molti imbarazzi e timidezze, incontra Ed che qualche scena dopo lo invita nella sua casa di campagna, un rudere improponibile al quale Arnold proprio non riesce ad adattarsi. Agghiacciante il drammatico crescendo che conduce Alan alla morte. Divertenti i numeri musicali nei quali spicca ancora lui, affascinante en-travesti nonostante l’aspetto non proprio femmineo e la voce baritonale. Davvero un bel film che lascia il segno e si rivede sempre con piacere. C. Ricci
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• Premio Tony Awards (al soggetto): Best Play (1983). |