Immagini degli orfani del campo di Kozara (sottocampo n. 4 di Jasenovac). Costituito il 10 aprile 1941 lo Stato Indipendente Croato, il regime ustascia di Ante Pavelic, il Poglavnik (duce), accolto e sostenuto con entusiasmo dall'Arcivescovo Alojzije Viktor Stepinac (beatificato il 3 Ottobre del 1998 da Giovanni Paolo II!!!), ebbe immediatamente inizio una mostruosa crociata volta al totale sterminio dei serbi ortodossi, degli ebrei, degli zingari, dei musulmani, degli oppositori politici e supposti tali. Parteciparono fattivamente ai massacri centinaia di preti e frati, in particolare i monaci francescani. Secondo la politica ustascia, i serbi dovevano essere tutti convertiti al cattolicesimo. Il Ministro Mile Budak affermò a proposito dei serbi: "Un terzo lo convertiremo, un terzo lo uccideremo, un terzo verrà rimandato in Serbia" - e ancora - "La base del movimento Ustascia è la religione. Per le minoranze come i serbi, gli ebrei e gli zingari abbiamo tre milioni di pallottole. La nuova Croazia arriverà entro 10 anni ad essere cattolica al 100%". Protetti dal regime fascista e dallo Stato Pontificio, Pavelic e i suoi Ustascia avevano atteso in Italia il momento buono per imporsi. Fu l’Italia che li insediò al potere quando 24 divisioni tedesche, 23 italiane e 6 brigate ungheresi invasero il 6 Aprile i loro territori. La gente comune li chiamava “gli italiani”, perché è dal nostro paese che erano calati come avvoltoi sulla Croazia. E' quindi in ossequio al programma di sterminio croato che sorge il campo di concentramento di Jasenovac, il più grande costruito nei Balcani. Edificato nell'Agosto del 1941, occupava 210 km quadrati di terreno alluvionale ed aveva numerosi sottocampi. I primi, Krapje e Brocice, furono chiusi nel Novembre dello stesso anno, gli altri, Versajev, Opekarna, Mlaka, Ciglana (Jasenovac III), Kozara (Jasenovac IV) e Stara Gradiska (Jasenovac V), continuarono a seminare morte e terrore sino all'Aprile del 1945. Le condizioni alimentari e lavorative erano così terribili che morivano più di un centinaio di persone al giorno a causa della fame, degli stenti e delle malattie. Gli altri finivano sgozzati, impiccati, affogati, bruciati vivi, decapitati, infilzati, asfissiati, fatti letteralmente a pezzi (Ante Pavelic teneva sulla scrivania un canestro contenente gli occhi cavati alle vittime ancora in vita), oppure uccisi con una speciale mazza di legno, a martellate sulla testa. Nei sottocampi di Versajev e Brocice, gli Ustascia rinchiudevano gli internati in gabbie fatte di filo di ferro, alte 70 cm, larghe e lunghe 60 cm. Le gabbie si trovavano all'aperto e quindi poggiavano sul terreno fangoso. Il sottocampo di Krapje che si trovava a 12 km della città di Jasenovac, era allagato per la maggior parte dell'anno. Il sottocampo di Opekarna, il più vecchio tra i campi di Jasenovac, occupava un'area industriale di 125 ettari. Si trattava di un campo di sterminio vero e proprio provvisto di forno crematorio. Il sottocampo di Usnjarna era occupato da lavoratori specializzati tra cui molti artigiani del cuoio. Il sottocampo di Mlaka era un campo di lavoro per donne. Molte vittime degli ustascia però non passarono mai per il campo di Jasenovac, perché vennero deportate a Gradina dove furono massacrate direttamente. A Jasenovac furono uccisi nei modi più brutali 19.432 bambini (11.888 serbi, 5.469 rom, 1.911 ebrei e 164 di altre etnie) di età inferiore ai quattordici anni, neonati compresi. Complessivamente le stime delle vittime variano da 600.000 a 1.000.000 (Andrjia Artukovic, Ministro degli Interni dello Stato Croato Indipendente e capo di tutti i campi di sterminio, affermò al suo processo che nel solo campo di Jasenovac i trucidati furono settecentomila). Questo numero va inserito nel contesto più generale degli spaventosi massacri avvenuti nello Stato Indipendente di Croazia fra il 1941 e il 1945: a causa del nazionalismo nazifascista, della pulizia etnica e razziale, dell'antisemitismo, dell'anticomunismo e del fanatismo cattolico, quasi 1.500.000 civili, tra cui 74.762 bambini, vennero brutalmente trucidati. |
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